«Siamo
stati capaci di chiudere la rotta balcanica – ha detto il Presidente della
Commissione Europea, Tusk –
possiamo ora chiudere la rotta libica». Parole pesanti come pietre pronunciate
in occasione del Memorandum firmato a Roma il 2 febbraio dal nostro presidente
del Consiglio Gentiloni con
il leader libico Fayez al Serraj, per bloccare le partenze dei migranti
attraverso il canale di Sicilia. E’ la vittoria del cosiddetto Migration Compact (Patto per l’Immigrazione) portato avanti
con tenacia dal governo Renzi e
sostenuto dall’allora ministro degli Esteri ,Gentiloni.
«Lo stesso impegno profuso dall’Europa per la riduzione dei
flussi migratori sulla rotta balcanica – aveva affermato lo scorso anno Gentiloni davanti alla Commissione Trilaterale –
va ora usato sulla rotta del Mediterraneo Centrale per chi arriva dalla Libia».
Gentiloni,
ora che è presidente del Consiglio, lo sta realizzando. Trovo incredibile che
si venga a osannare l’accordo UE con la Turchia per
il blocco dei migranti. Ci è costato sei miliardi di euro, regalati a un
despota come Erdogan ed
è stato pagato duramente da siriani, iracheni,
afghani in fuga da situazioni di guerra. «I 28 paesi della UE
hanno scritto con la Turchia –
ha affermato Christopher Hein del
Consiglio Italiano per i Rifugiati – una delle pagine più vergognose della
storia comunitaria. E’ un mercanteggiamento sulla pelle dei poveri».
Visto il successo (!!) di quel Patto, il governo italiano lo
vuole replicare con i Paesi africani per bloccare la rotta libica, da dove sono
arrivati in Italia lo scorso anno 160.000 migranti. Ecco perché il governo
italiano, a nome della UE, ha fatto di tutto per arrivare a un accordo con la Libia,
un Paese oggi frantumato in tanti pezzi, dopo quella guerra assurda che abbiamo
fatto contro Gheddafi (2011).
Il governo italiano e la UE hanno riconosciuto Fayez al Serraj come il legale rappresentante del
Paese, una decisione molto contestata dall’altro uomo forte libico, il generale Haftar.
Per rafforzare questa decisione l’Italia ha aperto la propria ambasciata a Tripoli.
Il Piano della Commissione Europea prevede di creare in Libia una “linea di protezione” (una specie
di blocco navale) il più vicino possibile alle zone d’imbarco per scoraggiare
le partenze dei profughi. Il vertice dei capi di Stato della UE a Malta (3 febbraio) ha approvato questo
accordo fra l’Italia e la Libia. Ma questo è solo un primo e fragile tassello del Migration Compact , definito «necessario, anzi urgente!»
da G.
Ajassa su «la
Repubblica».
La UE vuole arrivare ad accordi con i vari Stati da cui
partono i migranti. Per ora la UE ha scelto cinque Paesi-chiave: Niger, Mali, Senegal,
Etiopia e Nigeria, promettendo tanti soldi per lo sviluppo. Lo
scorso novembre una delegazione, guidata dall’allora ministro degli Esteri Gentiloni,
ha visitato Niger, Mali e Senegal.
Si è soprattutto focalizzata l’attenzione su un Paese-chiave per le migrazioni:
il Niger.
E’ significativo che la prossima primavera l’Italia aprirà un’ambasciata nella
capitale del Niger, Niamey. «I ‘buoni’ sono la Ue, l’Italia, il
Migration Compact, che si spacciano per i salvatori umanitari – scrive il
missionario Mauro Armanino che
opera a Niamey – i ‘brutti’ sono migranti irregolari…
Noi preferiamo stare con i ‘brutti’, coloro che ritengono che migrare è un
diritto!».
Che ipocrita
quest’Europa che offre soldi all’Africa per “svilupparsi” per impedire i flussi
migratori, mentre la strozza economicamente! La UE sta forzando ora i Paesi
africani a firmare gli Accordi di Partenariato Economico (EPA) che li obbliga a togliere i dazi
doganali, permettendo così alla UE di svendere sui mercati sub-sahariani i suoi
prodotti agricoli, affamando così l’Africa. Senza parlare del land-grabbing,
perpetrato anche da tante nazioni europee nonché dalla macchina infernale del
debito con cui strangoliamo questi popoli. Per cui la fuga di milioni di esseri
umani. Ad accoglierli ora ci sarà il blocco nei vari Paesi e poi quello navale.
E se riusciranno ad arrivare in Europa, troveranno muri, filo spinato, campi
profughi e lager. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, vuole infatti rilanciare i famigerati Centri di Identificazione
e di Espulsione (CIE) in
tutte le regioni d’Italia, che sono veri e propri lager.
«Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi
profughi – ha detto papa Francesco ai rappresentanti dei Movimenti
popolari lo scorso novembre – è in grado di riconoscere immediatamente, nella
sua interezza, la ‘bancarotta
dell’umanità’! Cosa succede al mondo di oggi se, quando avviene
la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per
salvarle, ma quando avviene questa ‘bancarotta dell’umanità’, non c’è quasi una
millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto! E così il
Mediterraneo è diventato un cimitero e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri
vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente».
Davanti a queste
parole così chiare e dure, mi sconcerta il silenzio della Conferenza Episcopale
Italiana. Ma altrettanto mi sorprende il silenzio degli
istituti missionari: finora non c’è stata una presa di posizione unitaria e
dura su quanto sta avvenendo, che ci toccano direttamente come missionari.
Non possiamo più tacere: è in ballo la vita, la vita di milioni
di migranti, che per noi sono, con le parole di papa Francesco, «la carne di
Cristo».
Napoli, 4 febbraio
Alex Zanotelli
fonte: Il dialogo
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