Punti di partenza
L’ascolto del discorso di Trump per l’insediamento, il 20
gennaio, mi ha portato a meditare su che cosa può significare vivere in uno
stato pre-fascista. Dopo aver riflettuto sui passaggi fondamentali e sulle
conversazioni con amici, sono giunto alla conclusione che tutti gli elementi
erano a posto, anche se messi davanti a noi con l’imprecisione di un demagogo.
Non dubito, tuttavia, che ci sono molti ideologi che
attendono dietro le quinte, forse ora
sistemati comodamente nell’Ala Ovest, pronti a occuparsi dei brutti momenti concettuali e a fornire una
copertura ideologica, e ad
aggiungere la parvenza della coerenza.
Considerando le offese quotidiane che arrivano
quotidianamente dalla Casa Bianca fin dalla scossa dell’insediamento, gli anni futuri saranno un bel problema per
tutti noi, con molte crudeltà che vengono preparate per coloro che sono più
vulnerabili.
Naturalmente, la Dimostrazione delle Donne del 21 gennaio è
stata temporaneamente salvifica e, se questa energia può essere duratura, è potenzialmente trasformativa. E’ strano da immaginare, ma ci
potrebbe essere proprio una tacita ed effettiva collaborazione tra lo stato
profondo della sicurezza nazionale e il populismo progressista che convergono
intorno a motivi divergenti per opporsi fortemente alla tecnica dì ‘colpisci e
terrorizza’ usata dalla presidenza Trump. Forse Trump può inventare ‘fatti
alternativi’ per ripristinare la sua narcisistica autostima, ma quando si
arriva a parlare di un programma, finora è stato tristemente fedele alla sua
parola! Questo soltanto dovrebbe incoraggiare un’opposizione unificata, vivace
e determinata. Se lo ha potuto fare il Tea Party, perché non possiamo farlo
noi?
Il momento pre-fascista
Per prima cosa, è necessario esporre il caso per cui si
osserva il Discoro di insediamento di Trump come una dichiarazione
pre-fascista:
1) Porre il potere e la legittimità nelle persone, ma
soltanto in coloro il cui appoggio è stato determinante nell’elezione del nuovo
presidente; la maggioranza popolare che era contraria si presume sia stata
irrilevante, o peggio ancora.
2) Denigrare la classe politica di entrambi i partiti in
quanto corrotta e responsabile del declino del paese e delle avversità inflitte
ai suoi seguaci;
3) Contare su un’incondizionata fiducia di massa nel grande
leader che promette una rottura con il passato e che da solo sarà in grado di
superare il vecchio ordine stabilito, e di produrre i cambiamenti necessari in
patria e all’estero.
4) Rendere credibile la visione del cambiamento, nominando
principalmente uomini bianchi, la maggior parte con credenziali della destra
alternativa, miliardari o beatamente ignoranti circa i ruoli loro assegnati e
circa un curriculum passato di opposizione a una missione burocratica che hanno
promesso di compiere (sia ambiente, o energia o istruzione o economia).
5) L’approvazione di un nazionalismo elitista che eleva
‘America per prima’ allo status di Primo Principio, erige un muro contro i vicini ispanici,
adotta una posizione crudele e punitiva verso i Musulmani e gli immigrati senza
documenti, mostra ostilità per i diritti delle donne, il matrimonio dei gay, e
la dignità dei trans, minaccia anche le minoranze non-bianche, i residenti dei
quartieri poveri, e le voci indipendenti nei media e altrove.
6) Elogia i militari e la polizia come la spina dorsale del
carattere nazionale, allenta la protezione per la violenza civile o militare,
il che aiuta a comprendere la scelta di una serie di generali che servono in
ruoli civili delicati, il rinnovamento
di Guantanamo e l’indebolimento delle politiche anti-tortura.
7) L’inquietante assenza di un movimento di opposizione
anti-fascista sufficientemente mobilitato, di una leadership e di un programma.
Il Partito Democratico non ha colto l’attimo con vigore e creatività; la leadership
progressista populista deve ancora emergere e ispirare fiducia e speranza;
finora ci sono scintille, ma non un fuoco.
Fortunatamente, ci sono alcune altre tendenze più
incoraggianti che potrebbero preparare
sfide anti-fasciste dall’interno e dal basso:
1) Trump ha perduto il voto
popolare , gettando un’ombra sul suo mandato rivendicato di essere il
veicolo del ‘popolo’; inoltre, il suoi indice di gradimento continua a
diminuire ed è ora al di sotto del 40%, secondo sondaggi attendibili;
2) I segnali di intensa insoddisfazione stanno provocando
attività di protesta che sono massicce e che sembrano profondamente radicate in
convinzioni e impegni di cittadini comuni, specialmente di donne e di giovani;
3) La società americana non è in crisi e gli appelli degli
estremisti di destra sono costretti a dipendere da una descrizione molto
esagerata e ingannevole di emergenza nell’economia americana, dai mali della
globalizzazione economica e da ingiuste relazioni commerciali che è sottinteso
siano in gran parte ‘false’;
4) Ci sono delle
spaccature all’interno del Partito Repubblicano e delle fondazioni di ricerca
governative, specialmente riguardo ala politica economica e internazionale e
alla sicurezza, che potrebbero provocare
un’intensificazione di tensioni interne e contestazioni nei riguardi
della leadership di Trump;
5) C’è una crescente insoddisfazione all’interno
dell’intelligence bipartisan e delle burocrazie della sicurezza nazionale su
fatto che Trump e il trumpismo possano essere domate prima che sfasci l’ordine internazionale post -1945 che
dipende dalla presenza militare globale dell’America, da una rete di alleanze e
da una inclinazione verso una seconda
guerra fredda incentrata sull’ostilità verso la Russia; se non viene domata,
presto emergeranno scenari di impeachment basati non su preoccupazioni reali,
ma costruite attorno a conflitti economici di interessi, compensi e transazioni
illegali.
Certamente, nella mia esistenza, con la probabile eccezione
della Grande Depressione, l’America non è stata messa alla prova come adesso. Forse non fin dalla Guerra Civile
americana tanto è stato in gioco e messo in pericolo.
Il tradizionale affidamento fatto sui partiti politici e le
elezioni, non sarà utile fino a quando il clima politico sarà radicalmente
alterato da forze dal basso e senza o dall’alto e dall’interno. E’ strano, ma
le due principali forze di opposizione alla realtà pre-fascista che minacciano
il futuro del paese e del mondo sono: il populismo progressista, come è
evidente nel diffuso movimento di protesta della base che ha preso forma immediatamente dopo
l’ascesa di Trump alla presidenza, e lo stato profondo (cioè uno stato nello
stato) come manifestato dalla defezione
anti-Trump dell’intelligence e degli specialisti della sicurezza nazionale sia
dei ranghi Repubblicani che di quelli Democratici , durante e dopo la recente
campagna presidenziale.
Infine la descrizione dell’attuale realtà politica come
‘pre-fascista’, invece che ‘fascista’, è fondamentale per questo tentativo di
rappresentare accuratamente il momento storico associato all’assunzione formale
di Donald Trump come 45° presidente degli Stati Uniti.
Parlare degli Stati Uniti come se fossero uno stato
fascista, vuol dire falsificare la natura del fascismo, e screditare il discorso
critico, facendolo sembrare isterico. Non c’è dubbio che ci sono già tutti i
tasselli al loro posto che potrebbero facilitare un’orrenda transizione dal
pre-fascismo al fascismo, e questo potrebbe avvenire con la velocità della
luce. E’ anche tristemente vero che l’elezione di Donald Trump rende il
fascismo una spada di Damocle appesa con un filo logoro sul corpo
elettorale americano.
Tuttavia, non dovremmo trascurare le realtà molto diverse
che riguardano il pre-fascismo.
Negli Stati Uniti resta possibile organizzarsi, protestare e
opporsi senza seri timori di rappresaglie o di detenzioni. I media possono
rivelare, mettere in ridicolo e criticare senza chiusure o azioni punitive,
affrontando soltanto i tweet rabbiosi e offensivi di Trump, anche se una tale
reazione non dovrebbe essere minimizzata, dato che potrebbe avere un dannoso
impatto intimidatorio sul modo in cui la notizia viene riportata.
Siamo in una situazione in cui l’essenziale sfida politica è
quella di radunare le energie e la creatività per costruire intorno alla democrazia costituzionale nella
sua forma attuale negli Stati Uniti, e sperare che un umore politico più
sensato, più umano, porti rapidamente a ripudiare quelle politiche e quegli atteggiamenti
che derivano da questo insieme pre-fascista di circostanze.
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