domenica 26 marzo 2017

L’esercito più morale? - Uri Avnery


Pochi giorni fa mi è capitato di vedere un eccellente film inglese: “Testament of Youth (Testamento di gioventù)  basato sulle memorie di Vera Brittain.
Vera racconta la sua storia, la storia di una ragazza inglese cresciuta in una famiglia borghese senza preoccupazioni e dolori, quando la I Guerra Mondiale mise fine a quel paradiso. Suo fratello, i suoi amici e il suo fidanzato, furono uccisi uno a uno nei terribili scenari fangosi della Francia. Si arruolò come infermiera e si occupò di centinaia di feriti e di  morti. La tenera ragazza di campagna si trasformò in ua donna temprata.
La scena che mi ha colpito di più è quella in cui Vera viene destinata a una baracca piena di tedeschi feriti. Un ufficiale tedesco, non tanto giovane, sta morendo. Nel suo delirio vede la sua amata, prende le mani di Vera, e sussurra: “Sei tu, Clara?” e Vera risponde in tedesco: “Ich bin hier” – Sono qui. Con un sorriso di felicità sulle labbra, il tedesco muore.
All’indomani della guerra, una folla di inglesi chiede una pace vendicativa. Vera prende la parola e racconta la sua esperienza. La folla rimane in silenzio.
Il film mi ha riportato alla mente l’evento di Elor Azaria, il soldato che uccise un    assalitore arabo gravemente ferito che giaceva a terra indifeso. Elor è stato duramente condannato dal tribunale militare, ma è stato punito con un periodo di prigionia ridicolmente leggero: un anno e mezzo. Il suo legale in cerca di pubblicità, è ricorso in appello.
Uccidere una persona ferita o un nemico catturato è un crimine di guerra. Perché?
Per molte persone, questo è un mistero. La guerra è il regno dell’uccisione e della distruzione. I soldati vengono decorati perché hanno ucciso. E quindi, perché improvvisamente diventa un crimine uccidere un nemico ferito? Come è possibile parlare di una legge della guerra quando la guerra stessa rompe tutte le leggi? Un esercito che addestra i suoi soldati a uccidere, come può chiedere loro di mostrare indulgenza?
Dagli inizi del genere umano, la guerra è stata una condizione umana. E’ iniziata dalla tribù primitiva che difendeva le sue risorse limitate dai vicini predatori. I vicini uccisi erano risorse guadagnate.
I limiti alle devastazioni della guerra furono fissati dopo uno dei più orribili conflitti della storia: la Guerra dei Trent’Anni  (1618-1648). Il principale campo di battaglia fu la Germania – un paese piatto al centro dell’Europa, senza confini difendibili. Gli eserciti stranieri vi entrarono da tutti i lati per risolvere tra di loro la questione con la forza. Gli eserciti devastarono intere città, uccidendo, violentando e saccheggiando.
Iniziò come guerra di religione, ma divenne una guerra di supremazia e di guadagno.
Milioni di persone morirono. Alla fine, due terzi della Germania furono  devastati, un terzo della popolazione tedesca fu sterminato. Una delle conseguenze fu che i tedeschi, mancando di qualsiasi confine naturale, difendibile, come mari e montagne, crearono un confine artificiale: un potente esercito. Fu l’inizio del militarismo tedesco, che raggiunse il suo apice durante la furia nazista.
Come testimoni delle atrocità della  Guerra dei Trent’Anni, gli umanisti considerarono i modi di limitare la guerra e di creare un nucleo di legge internazionale. Il proponente eccezionale fu un olandese: Hugo de Groot (“Grotius”), che gettò le basi per le regole della guerra.
Come può essere limitata una guerra? Come possono essere “pure” le armi quando il loro scopo è proprio quello di uccidere e distruggere? Grotius  stabilì un semplice principio: non si può fare nulla per limitare i mezzi e le pratiche necessarie per vincere una guerra. Nessun esercito rispetterà tali limitazioni.
In guerra, però accadono cose terribili che non hanno nulla a che fare con la vittoria. Uccidere i civili, i prigionieri, e i feriti non contribuisce alla vittoria. Risparmiare loro la vita va bene per tutte le parti. Se risparmio la vita dei soldati nemici catturati, e se il nemico risparmia la vita dei miei soldati che vengono catturati, tutti vincono.
E quindi le moderne leggi della guerra non sono soltanto morali e umane, sono anche sensibili. Tutte le nazioni civili le riconoscono. Infrangerle è un reato.
All’inizio, la legge che proibisce l’uccisione di chi viene catturato e dei feriti, si applicava soltanto ai soldati in uniforme. Nelle recenti generazioni, invece, la linea di separazione tra i soldati in uniforme e i civili che combattono è diventata sempre più confusa. I guerriglieri, i partigiani, i combattenti clandestini, i terroristi, sono diventati parte di una guerra riconosciuta. La legge internazionale si è ampliata fino a includere anche loro,
(Qual è la differenza tra un terrorista e un combattente per la libertà? Sono orgoglioso di avere scoperto molto tempo fa l’unica formula scientifica: “I combattenti per la libertà sono dalla mia parte, i terroristi stanno dall’altra.”)
E così torniamo a Elor Azaria. Uccidere un “terrorista” nemico, ferito, neutralizzato, è un crimine di guerra, puro e semplice. I “terroristi” feriti devono essere curati. Non sono più nemici, sono soltanto esseri umani feriti, come il tedesco moribondo nel film.
Sarah Netanyahu, la moglie largamente impopolare del Primo Ministro, ha detto di recente in un’intervista: “Credo che l’esercito israeliano sia l’esercito più morale del mondo!”
Stava solo citando un articolo di fede israeliano, ripetuto di continuo su tutti i media israeliani, nelle scuole e nei discorsi politici.
Alcuni potrebbero pensare che un “esercito morale” sia un ossimoro. Gli eserciti sono immorali per la loro stessa natura. Gli eserciti ci sono per fare la guerra, e la guerra è fondamentalmente immorale.
Ci si potrebbe chiedere in che modo la guerra sia sopravvissuta per tutti questi millenni. L’umanità ha fatto enormi progressi in tutti i campi  di attività,   e tuttavia la guerra è sopravvissuta. Sembra che sia radicata troppo in profondità nella natura e nella società umana.
Quando due cittadini litigano, non viene più permesso loro di uccidersi. Devono andare in tribunale e accogliere il verdetto basato su una legge accettata da tutti. Il buonsenso direbbe che la stessa cosa si dovrebbe applicare alle nazioni.
Quando due stati litigano, dovrebbero andare in un tribunale internazionale e accettare serenamente il suo giudizio.
Quanto siamo lontani da questa realtà? Secoli? Millenni? Un’eternità?
Nel 17° secolo, la guerra era condotta dai mercenari che combattevano per guadagnare. I reggimenti talvolta cambiavano bandiera sul campo di battaglia. I soldati  cercavano  di fare razzie.  Il “Sacco di Magdeburgo durante la Guerra dei Trent’Anni vive fino a oggi nella storia tedesca. E’ stata un’orgia di saccheggi, di uccisioni e di stupri in quella città che si trova a ovest di Berlino.
Un secolo dopo la guerra venne condotta da eserciti nazionali professionali e divenne un po’ più evoluta. Le guerre di Luigi XVI° e di Federico il Grande lasciarono la popolazione in gran parte non molestata.
Con la Rivoluzione francese, hanno avuto origine i moderni eserciti di massa. La leva generale divenne la regola ed ancora in vigore a Israele e in alcuni altri paesi.
La leva significa che quasi tutti servono fianco a fianco: i buoni e i cattivi, chi è normale e chi è depravato. Hi visto figli istruiti, di “buone famiglie”, commettere terribili crimini di guerra. Quando li incontrai alcuni anni dopo, erano cittadini rispettosi della legge e padri di famiglia orgogliosi.
La mia personale osservazione è stata che se, in una squadra normale, un paio di soldati stabili, morali affrontano  poche mele marce, e nel mezzo la maggioranza dei soldati, c’è la probabilità che i migliori dessero il tono.
C’è, però, anche la possibilità che i migliori si assimilino agli altri, e che alla fine tutto diventa disumanizzato. Non è un buon argomento per l’obiezione di coscienza.
(Devo ammettere che sono combattuto circa questo argomento. Da una parte mi piacerebbe che uomini e donne moralmente sani servissero  e influenzassero le loro unità, dall’altra comprendo profondamente coloro che seguono il richiamo della loro coscienza e che ne pagano il prezzo.)
Quando vedo un soldato che spara sangue freddo a un nemico ferito, mi chiedo: “Chi sono i suoi genitori? In che casa è cresciuto? Chi sono i suoi comandanti?”
La colpa maggiore deve andare agli ufficiali, dal capo della compagnia, fino al Comandante in capo. In un esercito, i comandanti devono avere sempre la responsabilità principale. Tutto dipende dagli standard morali che inculcano ai loro subordinati. Prima di tutto incolpo sempre loro.
Proprio all’inizio di questa faccenda ho proposto di condannare Azaria a una dura pena detentiva, perché tutti lo capissero. Poi lo perdonerei, ma soltanto a condizione che pubblicamente ammetta il suo crimine e chieda perdono. Finora si è rifiutato di farlo e si crogiola nel bagliore della sua condizione di eroe, per alcune parti della popolazione. Fanno così anche i suoi genitori che chiaramente godono della loro visibilità.
E quindi, come è morale l’esercito israeliano?
Anche prima che venisse fondato lo stato di Israele, l’organizzazione clandestina (l’Haganah) che ne formava la base, era orgogliosa della sua moralità. “La Purezza delle armi ebraiche” [La moralità in guerra] era allora e lo è ancora, lo slogan. Era vero allora come lo è adesso, ma ha creato la fede nello “Esercito più morale del mondo”.
Non c’è nulla di simile a un esercito realmente morale. Sfortunatamente gli eserciti sono necessari, in questo mondo, ma la loro moralità è sempre discutibile.
Se dovessi valutare   il nostro esercito, supporrei che è più morale dell’esercito russo  e meno morale che, supponiamo, dell’esercito svizzero.

Originale: Counterpunch
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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