Era nata per finanziare le
amministrazioni dello Stato e gli enti locali a condizioni diverse da quelle di
mercato. In questa afosa estate la Cassa Depositi e Prestiti ha finalmente
completato il suo percorso verso il firmamemento del liberismo e spiccato il
volo verso i grandi dividendi. La finanza internazionale dei grandi capitali
adesso ha una gran bella porta in più per entrare nell’asfittica economia
italiana. Al timone i manager cresciuti nella Goldman Sachs e nella Morgan
Stanley Bank, il sistema Bassanini non ha retto all’alta velocità di Renzi
Alla fine anche la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), la vera
cassaforte dell’Italia, non ha resistito al rottamatore e così i suoi vertici
sono saltati. L’eterno Franco Bassanini, uomo bipartisan ed artefice
dell’espansione della Cdp nell’ultimo decennio, insieme al banchiere Gorno
Tempini, hanno dovuto lasciare la guida dell’istituto di via Goito, ancora oggi
per più dell’80 per ecnto in mano pubblica. Nata per finanziare come banca
pubblica le amministrazioni dello Stato e gli enti locali a condizioni fuori
mercato, dopo la trasformazione in SpA e l’entrata delle fondazioni bancarie
nel 2003 la Cdp, anche grazie alla crisi economica, ha spiccato il volo dimenticando
la sua missione originaria.
Il risparmio postale garantito dallo Stato, che la finanzia per la gran
parte, ha toccato quota 250 miliardi di euro. E allora la gallina dalle
uova d’oro si è concentrata a distribuire dividendi allo Stato ed alle
Fondazioni bancarie e sempre meno a finanziare gli enti locali, comunque stretti
nella morsa del patto di stabilità interno e impossibilitati a prendere in
debito nuovi mutui a tassi quasi di mercato, anche quando avevano i conti in
ordine. La Cdp di Bassanini si é lanciata nel finanziamento delle banche per
prestare al privato, nelle partecipazioni azionarie in grandi aziende per
difendere la loro presunta italianità e nel finanziamento di mercato delle
grandi opere, nonché nella gestione delle grandi reti italiane (gas ed elettricità).
Per ultimo in una logica di mega holding la Cdp ha
anche rilevato la SACE e la Simest, ossia l’assicuratore e il prestatore
pubblico alle imprese per la loro internazionalizzazione. Il sistema Bassanini
non ha retto ai cambiamenti imposti dall’era Renzi. Il casus belli è stata la
banda larga e la partita delle reti di comunicazione. Dopo aver sbandato
sull’Enel, il governo è tornato a scommettere su Telecom e così la Metroweb è
finita sotto pressione. Le fondazioni hanno rincarato la dose battendo cassa e
chiedendo più dividendi pur di dare il via libera al premier. Alla fine
Bassanini non ha che potuto fare un passo indietro, accettando di diventare
consigliere tuttologo di Renzi a Palazzo Chigi e spianando la strada al
futuro. Ossia la grande finanza internazionale che finalmente riesce a sedere in
Cdp promettendo dividendi da Re Mida a tutti i soci.
Claudio Costamagna, ex Goldman Sachs e consigliere di Romano Prodi sulle
privatizzazioni, nonché Presidente di Salini-Impregilo, è il nuovo
presidente della Cdp. Per la posizione di amministratore delegato ora c’è Leone
Pattofatto un ex della Banca Morgan Stanley .
Largo ai giovani globalizzatori allora, che
probabilmente metteranno il piede sull’acceleratore della finanziarizzazione
della Cdp, rendendola ancor più un veicolo per l’entrata dei mercati di
capitale nell’economiaitaliana. Ed i comuni così a secco di risorse
per gli investimenti pubblici? Finché la morsa del debito li bloccherà, i soldi
degli ignari risparmiatori postali fluiranno sempre più alle banche che
foraggeranno presunti investimenti privati per la crescita e l’interesse della
nazione. Alla fine è probabile che i soldi per la banda larga arriveranno, ma
anche quelli per la “banca larga”.
Peccato che i soldi sono nostri e che ancora una volta
il risparmio dei territori spiccherà il volo per finanziare lo sviluppo
globale, che i territori e le comunità locali annienta. Così con i nostri
soldi finanzieremo nuove privatizzazioni contro i nostri interessi e gli extra
profitti delle aziende che scommettono sui mercati esteri. Dalla padella
consociativa siamo passati alla brace della grande finanza.
Fonte: Lista civica italiana
* (Antonio Tricarico è responsabile del programma “Nuova finanza pubblica”
dell’associazione Re:Common (www.recommon.org) Tra i promotori del “Forum per
una nuova finanza pubblica”.
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