giovedì 17 settembre 2015

Novella degli scacchi – Stefan Zweig

un viaggio in nave, verso l'America, una partita a scacchi, e tutto questo sarebbe ancora "normale", e poi il colpo di genio, una mossa di un signor nessuno che batte il campione del mondo.
allora lo scrittore fa parlare il signor nessuno, che scappa dall'Europa, e nel monologo si capisce la storia del prigioniero, che per non impazzire leggeva e rileggeva, giocava e rigiocava, nella sua testa, innumerevoli partite a scacchi.
tutto quello che ha scritto Stefan Zweig merita la lettura, questo libro è fra i migliori, non dimenticatevene - franz





QUI la novella, per chi ancora non l’ha letta, o non deve leggerla, su carta

Un libro memorabile, tre ore di purissimo piacere.

Zweig scrive la “Novella degli scacchi” nel 1941. E’ ormai in esilio. Ha già abbandonato l’Europa, i suoi amici, il mondo e la cultura a cui apparteneva. Ha visto i nazisti condannare al rogo le sue opere e subìto la punizione per essere un ebreo. Vive in Brasile, nella piccola ed anonima città di Petrópolis, insieme alla seconda moglie. Soffre la mancanza dei suoi libri e di tutto il materiale di studio che è stato costretto a lasciare nel Vecchio Continente. Scova un manuale di scacchi e con sua moglie Lotte inizia a studiare e a giocare, una dopo l’altra, le più famose partite dei grandi maestri del passato. Nel suo sentimento di rinuncia, nella stanchezza, nel senso di sconfitta personale e storica e in quel manuale di scacchi affondano le radici della “Novella degli scacchi”.
Su un transatlantico che collega New York a Buenos Aires, tra i tanti passeggeri, viaggia il più grande campione di scacchi vivente, il giovane Mirko Czentovic. Personaggio rozzo ma a suo modo prodigioso…

In un lungo monologo il misterioso passeggero racconta la sua storia, un racconto che è al tempo stesso una riflessione sulla condizione umana, sulla straordinaria forza e l’estrema debolezza della nostra mente. Cosa succede alla nostra mente se si confronta troppo a lungo con il nulla? Fa più male il dolore fisico o la totale assenza di stimoli? Quanto profondo è il nostro bisogno dell’arte, della letteratura, della parola? E quanto, e con quale determinazione, sappiamo aggrapparci alla vita?
Una novella da incorniciare, e un libro da leggere, rileggere e rileggere.
da qui

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