“Io sono razzista. Mi dispiace, ma sono
diventata razzista”. Lo dice una signora sorridente nel negozio dove vado a
comprare la carne per la cena, una che si compra il macinato di vitello.
Un’altra le risponde “questi stranieri ci invadono. E noi che dobbiamo fare? Non c’è posto per
tutti. E poi c’abbiamo pure la crisi, c’è la gente che non
arriva alla fine del mese!” Questa altra signora prende i petti di pollo.
Il macellaio li taglia con un piccolo coltello affilato e poi li schiaccia con
un aggeggio tondo.
La prima
signora ribadisce “io sono pure per la sedia elettrica!” e insiste “questi
giornalisti che parlano tanto bene degli stranieri, perché non se li prendono a
casa loro?” e poi “tutti questi furti nelle case… sarà che loro
c’hanno l’allarme collegato con le guardie! Ecco perché non c’hanno paura dei
stranieri!” E ancora: “Tanto, quando vanno in galera li mandano in
villeggiatura!”.
Care signore
razziste,
anche io
sono un po’ razzista come voi. Anche a me, cresciuto in borgata, la borgata
dove vivo e dalla quale scrivo, mi fanno paura gli stranieri. Mi fanno paura
perché lo straniero sono io e faccio fatica ad entrare in un mondo
straniero. Un mondo che mi ricorda quanto sia grande il mondo
vero e quanto sia piccolo il mio, nella mia testa. Sono
razzista e per questo ho anche un complesso di inferiorità. Penso
di non sapere tante cose. Allora mi informo un po’ prima di fare comizi in
macelleria. E scopro che i reati sono calati del 10 per cento (andatevelo
a cercare invece di chiacchierare).
E che se vogliamo parlare di numeri ancora più importanti: dalla fine della
Seconda guerra mondiale ad oggi gli omicidi volontari son scesi da oltre
tremila a poco più di cinquecento. Se qualche politico che non si mette troppa paura di
abbandonare la logica terroristica ha il coraggio di aprire un dibattito serio
può dirci che questo strano Paese sta persino migliorando. E le galere? Pensate
davvero che siano una villeggiatura? Fortunatamente negli ultimi cinque anni c’è
stata gente al governo (questo governo pieno di contraddizioni e schifezze) che ha
liberato altra gente innocente rinchiusa.
Eppure ci
sono ancora istituti nei quali i detenuti non riescono a scendere dal letto
perché non possono mettersi in piedi tutti contemporaneamente, perché non c’è
abbastanza spazio. Gente che aspetta mesi prima di avere il miracolo di un
processo. Che aspetta anni prima di uscire per non aver commesso alcun reato. Eppure, dal macellaio, vengono definiti “vacanzieri”. Bisognerebbe
organizzare visite nelle nostre galere per far comprendere cosa
significa starci chiusi dentro. E gli stranieri? Quelli che ci invadono? Sapete
che non hanno alcuna voglia di restare nel nostro bel Paese? Sapete
che se ne vogliono andare via al più presto?
Uomini e
donne, spesso ragazzini, che hanno attraversato il deserto in container e poi
il mare in gommone sono disturbatori in vacanza. I leghisti vorrebbero
aiutarli a casa loro. Tipo: mandiamo bombole di ossigeno agli internati di
Auschwitz! E dunque, care signore, chiedete con noi, dal macellaio e dal fruttivendolo,
in televisione e in rete:
1. certezza
di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi
e dittature;
2. accoglienza degna
e rispettosa per tutti;
3. chiusura
e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei
migranti.
Grazie!
Grazie. A te per il post e al rigore argomentativo di Ascanio Celestini.
RispondiEliminameno male che c'è Ascanio Celestini
RispondiEliminaletto questo libro?
http://stanlec.blogspot.it/2015/09/sbirritudine-giorgio-glaviano.html