Ci mancano
le idee. La mente non pensa con l’informazione
bensì con le idee, come precisa Fritjof Capra in La rete della vita. Nella tremenda
transizione/tormenta in cui viviamo, abbiamo
bisogno di lucidità e di organizzazione per capire quello che succede e per
costruire le vie d’uscita.Quando la realtà si fa più complessa e la
percezione si intorbidisce, una caratteristica delle tormente sistemiche,
rendere nitido lo sguardo è un passo ineludibile e vitale.
Per questo ci riempiono di informazione spazzatura,
perché contribuisce a potenziare la confusione. È in questo senso che i media
giocano un ruolo sistemico che consiste nel deviare l’attenzione, far sì che le
cose importanti e decisive abbiano un rilievo identico a quelle più
superficiali(un incidente stradale ha maggior copertura che il caos
climatico) e trattano i temi seri come se fossero una partita di calcio.
Como
sappiamo, ci sono quelli che pensano che non sono in corso maggiori
cambiamenti, che la tormenta sistemica è una crisi passeggera, dopo la quale
tutto riprenderà il suo corso normale. Però noi, los
e abajo, dobbiamo acuire i sensi, rilevare i suoni e i movimenti
impercettibili, perché le nostre vite sono a rischio e qualsiasi distrazione
può avere conseguenze disastrose. Noi non abbiamo assicurazioni sulla
vita né guardie private come los de arriba.
.
Lo storico
francese Emmanuel Todd riflette sulle
elezioni nel suo paese, con analisi davvero interessanti. La
prima, è che da diversi decenni
esistono settori di forze sociali stabili, che permettono di garantire che la
società sia divisa in due metà e che questa divisione permanga quasi
inalterata.
In secondo
luogo, si chiede perché nello scorso quarto di secolo, il rifiuto verso il
modello neoliberale non è cresciuto (in Europa), malgrado l’aumento della
disoccupazione e il fallimento dell’euro. Todd
fa un’analisi della popolazione, un dato strutturale che gli analisti tendono a
minimizzare. In Francia, dal 1992, la popolazione è invecchiata
fino a sei anni e, di fatto, gli anziani “hanno perso il diritto di voto”,
perché un’uscita dall’euro abbatterebbe le loro pensioni.
La seconda
questione che Todd considera è la
stratificazione educativa. Ne conclude che “le persone con studi
superiori hanno prodotto una oligarchia di massa” e che questa élite è passata
dal 12 per cento della popolazione nel 1992 al 25 per cento di oggi, cioè in
soli 25 anni. La conclusione fa sussultare: una
popolazione invecchiata aggiunta a una maggior “massa oligarchica” sfocia in un
crescente conformismo della metà della popolazione, mentre l’altra metà, quella de
abajo, si è considerevolmente deteriorata dal trattato di
Maastricht del 1992.
Quando Marx
scrive il Manifesto comunista, il
rapporto tra los de abajo e los de arriba era di nove a uno. Non c’erano
pensioni per gli anziani e l’università era riservata alle élite. Era un
sistema instabile, che il 90 per cento della gente aveva interesse ad
abbattere.
I due cambiamenti menzionati da Todd (demografia ed
educazione superiore) rappresentano mutamenti profondi per noi che aspiriamo a
trasformare il mondo. Tuttavia
nel 1960 abbondavano gli universitari come il Che, disposti a
usare le proprie conoscenze assieme agli oppressi. Il sistema ha saputo capire
che tra i giovani universitari c’era un punto debole e ha preso provvedimenti.
Adesso i
docenti di quel livello guadagnano fortune: in diversi paesi fino a 30 volte il
salario minimo (nazionale, ndr). Gli studenti
beneficiano di borse di studio che consentono loro di allungare gli studi di
post-laurea fino a sfiorare i 40 anni e poi aspirano a fare il loro ingresso
nella élite universitaria. Nell’immaginario collettivo, la scalata sociale
passa dagli studi superiori ai quali si dedica buona parte della vita.
Tre decenni fa (in Marx e il sottosviluppo), Immanuel Wallerstein sosteneva che sotto
il capitalismo la classe alta era passata dall’1 al 20 per cento della
popolazione mondiale. Per l’”oligarchia di massa”, che presume Todd, la cifra
può adesso avvicinarsi al 25 per cento. In América Latina
le cifre vanno attenuate, però stiamo andando in quella direzione.
Può essere che stiamo rasentando la “dominazione perfetta”: società divise in parti quasi uguali, tra quelli che hanno bisogno di far saltare il banco e quelli che temono qualsiasi cambiamento. Una metà conformista e l’altra metà sopraffatta dalla Quarta guerra mondiale (secondo la definizione della tormenta cara agli zapatisti, ndr). Al di sopra di entrambe, sta l’1 per cento che controlla il potere statale, quello materiale e le democrazie elettorali.
Può essere che stiamo rasentando la “dominazione perfetta”: società divise in parti quasi uguali, tra quelli che hanno bisogno di far saltare il banco e quelli che temono qualsiasi cambiamento. Una metà conformista e l’altra metà sopraffatta dalla Quarta guerra mondiale (secondo la definizione della tormenta cara agli zapatisti, ndr). Al di sopra di entrambe, sta l’1 per cento che controlla il potere statale, quello materiale e le democrazie elettorali.
“Man mano
che si espandono le dimensioni del gruppo che sta in cima, via via che rendiamo
sempre più uguali tra loro nei loro diritti politici i membri del gruppo che
sta in cima, diventa possibile estrarre sempre di più da los de abajo”, scrive Wallerstein in Dopo il liberalismo. E aggiunge
che “un paese per metà libero e per metà
schiavo, può sì durare molto tempo”.
.
Le conseguenze di questi cambiamenti dovrebbero
portarci a trarre alcune conclusioni “strategiche”.
Uno, la democrazia si consolida in quel settore che non vuole destabilizzare
il sistema, mentre l’altra metà non si sente rappresentata. La democrazia elettorale ha senso per la
metà de arriba, ma è una prigione per los de abajo.
Due, per la metà diseredata della
popolazione, l’attuale disegno del capitalismo è una realtà oppressiva, poiché
le politiche sociali mirate tendono a neutralizzare e a dividere quelli che
avrebbero bisogno di sollevarsi contro il sistema.
I partiti di
centro-sinistra raccolgono le aspirazioni, e le paure, di quella metà della
popolazione che vuole solamente cambiamenti cosmetici e il cui esclusivo
esercizio politico è votare ogni cinque o sei anni e assistere ai meeting per
applaudire i suoi caudillos.
La metà de abajo non può aver
fiducia in un sistema politico che funziona come una “dittatura democratica”. Wallerstein continua così: “Un
struttura politica con libertà totale per la metà de arriba può essere la forma più oppressiva che
si possa immaginare per la metà de abajo”.
Quelli che vivono nella zona del non-essere, nelle parole di Fanon, sono quelli che resistono e costruiscono
altri mondi, per mera necessità di sopravvivere. Ma sono bombardati
dalla fantasia secondo la quale possono cambiare il proprio destino senza
rompere il sistema.
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