martedì 23 maggio 2017

Assandira – Giulio Angioni

il libro è ricco di suggestioni e va a segno perfettamente.
cosa sia è impossibile dirlo in poche parole, un'inchiesta giudiziaria, un libro di economia, sul turismo, sull'antico, il moderno, il post-tutto, la storia di una famiglia, sulla maternità nei laboratori delle cliniche, sul confronto con l'altro, sul lavoro, sulla tradizione, libro di fantasmi, tra le altre cose.
insomma, chi legge questo libro ne legge tanti contemporaneamente, e non se lo/li dimentica facilmente.
leggetelo, il tempo lo fa e lo farà valere sempre più, è sicuro.



poi mi sono ricordato di una canzone di Piero Marras, che c'entra, secondo me:





L'ho trovato coinvolgente e interessante. E' uno di quei romanzi che non si dimenticano e che entrano a far parte del nostro vivere quotidiano obbligandoci a riflettere su gesti e azioni che si credono innocenti perché sembrano alleggerire la vita. E' un giallo, direi, familiare e culturale insieme, ambientato nel cuore della Sardegna. Ci sono cadaveri, ma anche sentimenti inespressi che uccidono più del fuoco quando vengono messi a nudo e violati nella loro intimità. A fine lettura rimane un nodo alla gola, uno strazio interno, un non so che di irrisolto, di non ritorno. E’ un romanzo che parla di passato e del suo confluire nel futuro, o meglio di come il nostro presente si appropria del passato, lo trasforma e infine lo rigurgita. E' un libro delicato e forte allo stesso tempo, una carezza e un pugno allo stomaco, adatto per coloro che cercano un senso nelle cose a costo di mettere in discussione se stessi, le proprie radici, i propri principi, per coloro che amano perdersi e poi ritrovarsi, senza più finzioni.

Vale più questo romanzo che cento libri sulle tradizioni popolari.

Non credo che questo libro possa piacere a un cultore ingenuo del folclore sardo, e nemmeno a un tenutario di un agriturismo come Assandira (ce n'è, ce n'è tanti così in Sardegna e altri luoghi), ma questi personaggi, tutti, a cominciare dal vecchio Costantino Saru, sono indimenticabili. E la scrittura è tesa come il filo di una leppa di Pattada, e ogni tanto fa male a chi con certe cose come il mutamento dei modi di vivere è abituato a giocherellare, a far festa e gozzoviglia.

Assandira è il nome di un agriturismo che il figlio del vecchio Costantino Saru decide di aprire insieme alla compagna danese Grete. Il racconto si apre con la scena desolata, appiccicosa, sporca, puzzolente di Assandira andata in fumo dopo l’incendio della notte appena passata e Costantino è lì e sa. Sa cos’è giusto e cos’è sbagliato, ne aveva anche parlato con sua moglie, al cimitero, e lui sa che il passato non può opporsi al presente, ma ci vuole rispetto e dignità. Sa che i sentimenti taciuti uccidono più del fuoco e non può più far finta di non sapere. L’editore parla di questo romanzo come di un giallo e fa un grande torto a un libro che è pura poesia.





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