il libro
è ricco di suggestioni e va a segno perfettamente.
cosa sia
è impossibile dirlo in poche parole, un'inchiesta giudiziaria, un libro di
economia, sul turismo, sull'antico, il moderno, il post-tutto, la storia di una
famiglia, sulla maternità nei laboratori delle cliniche, sul confronto con
l'altro, sul lavoro, sulla tradizione, libro di fantasmi, tra le altre cose.
insomma,
chi legge questo libro ne legge tanti contemporaneamente, e non se lo/li
dimentica facilmente.
leggetelo,
il tempo lo fa e lo farà valere sempre più, è sicuro.
poi mi sono ricordato di una canzone di Piero Marras, che c'entra, secondo me:
L'ho trovato
coinvolgente e interessante. E' uno di quei romanzi che non si dimenticano e
che entrano a far parte del nostro vivere quotidiano obbligandoci a riflettere
su gesti e azioni che si credono innocenti perché sembrano alleggerire la vita.
E' un giallo, direi, familiare e culturale insieme, ambientato nel cuore della
Sardegna. Ci sono cadaveri, ma anche sentimenti inespressi che uccidono più del
fuoco quando vengono messi a nudo e violati nella loro intimità. A fine lettura
rimane un nodo alla gola, uno strazio interno, un non so che di irrisolto, di
non ritorno. E’ un romanzo che parla di passato e del suo confluire nel futuro,
o meglio di come il nostro presente si appropria del passato, lo trasforma e
infine lo rigurgita. E' un libro delicato e forte allo stesso tempo, una
carezza e un pugno allo stomaco, adatto per coloro che cercano un senso nelle
cose a costo di mettere in discussione se stessi, le proprie radici, i propri
principi, per coloro che amano perdersi e poi ritrovarsi, senza più finzioni.
Vale più questo romanzo
che cento libri sulle tradizioni popolari.
Non credo che questo
libro possa piacere a un cultore ingenuo del folclore sardo, e nemmeno a un
tenutario di un agriturismo come Assandira (ce n'è, ce n'è tanti così in
Sardegna e altri luoghi), ma questi personaggi, tutti, a cominciare dal vecchio
Costantino Saru, sono indimenticabili. E la scrittura è tesa come il filo di
una leppa di Pattada, e ogni tanto fa male a chi con certe cose come il
mutamento dei modi di vivere è abituato a giocherellare, a far festa e
gozzoviglia.
Assandira è il nome di
un agriturismo che il figlio del vecchio Costantino Saru decide di aprire
insieme alla compagna danese Grete. Il racconto si apre con la scena desolata,
appiccicosa, sporca, puzzolente di Assandira andata in fumo dopo l’incendio
della notte appena passata e Costantino è lì e sa. Sa cos’è giusto e cos’è
sbagliato, ne aveva anche parlato con sua moglie, al cimitero, e lui sa che il
passato non può opporsi al presente, ma ci vuole rispetto e dignità. Sa che i
sentimenti taciuti uccidono più del fuoco e non può più far finta di non
sapere. L’editore parla di questo romanzo come di un giallo e fa un grande
torto a un libro che è pura poesia.
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