sabato 25 gennaio 2020

Fondazione Agnelli e Sole 24 ore: insegnanti sfaccendati, non si aggiornano nel modo giusto - Rossella Latempa



Il sole 24 ore e la Fondazione Agnelli hanno a cuore da tempo la formazione degli insegnanti italiani. Recentemente ce lo hanno ricordato con due interventi. Per primo, il direttore Andrea Gavosto si è rivolto direttamente alla neo ministra dell’istruzione Lucia Azzolina per chiedere di superare l”l’ambigua opzionalità” contrattuale della formazione dei docenti italiani, che dovrebbe invece essere “obbligatoria e verificabile”. A breve giro, due giornalisti esperti del settore scuola del Sole 24 ore hanno bacchettato i docenti “tenuti ad iscriversi” tutti- a parer loro -alla piattaforma centralizzata SOFIA per la formazione, implementata dal MIUR nel 2017. Finora, commentano mostrando dati di un monitoraggio ministeriale, pare che gli insegnanti abbiano ignorato l’obbligo: iscritto solo il 50%. Peccato che far passare la notizia che 1 docente su 2 non sia iscritto ad una piattaforma obbligatoria su cui si baserebbe il sistema di formazione sia falso. Non esiste alcun obbligo di iscrizione alla piattaforma SOFIA, la quale non esaurisce le possibilità di aggiornamento per i docenti. Ogni conclusione su quanti docenti si aggiornino è quindi priva di significato. Anche dichiarare che gli insegnanti possano godere di “150 ore di permessi retribuiti, per aggiornarsi” è falso: i giorni effettivi da contratto sono soltanto 5, da richiedere preventivamente al dirigente scolastico che li concede “compatibilmente con la qualità del servizio.” Perché questo interesse e maldestro accanimento? Perché la formazione degli insegnanti italiani è un campo di battaglia sindacale e culturale da sempre; per un settore progressivamente proletarizzato come quello della scuola oggi si intreccia alla retorica della meritocrazia e della trasparenza. Solo l’insegnante che si forma attraverso la piattaforma centralizzata, lasciando traccia burocratica del suo operato, è un “buon insegnante”, ed è meritevole di incentivo salariale. A patto che l’attività abbia “ricaduta in classe”,  “producendo benefici documentabili nel curriculum”. L’aggiornamento deve prevedere un controllo automatizzato ex ante ed ex post, che riduca al minimo “il rumore” generato da scelte dettate da aspirazioni e passioni personali o da motivazioni intrinseche, irriducibili, anzi mortificate dal richiamo dell’incentivo. Una formazione di tipo ingegneristico-logistica, in cui tutto ciò che è implicito o tacito è per definizione inaffidabile.

Il sole 24 ore e la Fondazione Agnelli hanno a cuore da tempo la formazione degli insegnanti italiani.
La recente firma dell’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale integrativo sulla formazione in servizio di insegnanti, personale tecnico-amministrativo ausiliario ed educatori ha riportato il tema alla ribalta. L’occasione è ghiotta per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei nuovi vertici ministeriali su un elemento che sarà fondamentale per i lavoratori del comparto, in vista di un possibile e prossimo rinnovo contrattuale.
Per primo, il 20 dicembre scorso, il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, si  rivolge proprio dalle pagine del Sole 24 ore direttamente alla neo ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, sottolineando che:
 La legge della Buona scuola di Renzi aveva previsto l’obbligatorietà della formazione in servizio e dell’aggiornamento: l’ultimo contratto di lavoro nazionale della scuola sottoscritto da Miur e sindacati l’ha invece riportata a un’ambigua opzionalità. In queste settimane sono partite le trattative per il nuovo contratto. Sarebbe grave se – per rincorrere le ventate di populismo che attraversano la scuola – la necessità di rendere obbligatoria e verificabile la formazione in servizio restasse di nuovo lettera morta.
Cosa intende dire la Fondazione Agnelli?...

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