lunedì 26 febbraio 2024

L’Italia è una repubblica fondata sui manganelli

 

articoli di Antonio Cipriani (ripreso da remocontro.it), Corrado Staiano ricorda Franco Serantini, ammazzato a Pisa dalla polizia con i manganelli e il film Diaz – Non Pulire Questo Sangue

quando la realtà supera la fantasia 

sarà un caso che dal 2007 al 2013 il capo della polizia era Antonio Manganelli?

 

La repressione e noi – Antonio Cipriani

Vi prego, non fate finta di cadere dalle nuvole. L’armamentario della fascisteria globale è sempre lo stesso: ghigno feroce e sguardo che non prevede dubbi, manganello e palestra, ferocia repressa a stento, coscienza azzerata dalla mancanza di elementi culturali ed etici in grado di porre questioni che vadano un filo al di là dell’obbedienza acritica.

Mai, neanche per sbaglio, dalla parte giusta. Dalla parte dell’umanità, dei diritti, dell’uguaglianza sociale, del lavoro, della bellezza, dell’arte, dell’ambiente, della pace, della dolcezza nei rapporti civili, della cura per il prossimo. Sempre in mimetica, in attesa di porsi con naturalezza al servizio del più forte, del peggiore aguzzino, dello sfruttatore, dello stupratore, di chi reprime le idee degli altri, dei suprematisti, di chi mette cemento al posto di un prato, di chi abbatte gli alberi, di chi distrugge la scuola, la sanità pubblica, la cultura del paese.

Ci saranno anche persone intellettualmente in buona fede. Ma non certo dopo aver visto in azione i manganelli della repressione, i legislatori per conto di interessi privati, i fieri sostenitori di ogni efferatezza internazionale, gli ultimi strenui difensori del diritto dell’esercito israeliano ad ammazzare chi vuole, a distruggere quello che vuole, a farsi beffe del diritto internazionale, a ridicolizzare le vittime come mai in nessun’altra guerra. Ma l’ho detto prima.

Tappetini con i potenti, senza sé e senza ma. Crudeli con chi non può difendersi. Per esempio i bambini palestinesi, le vittime civili dell’obbrobrio bellico, quelli che muoiono di fame e vivono in un campo di concentramento, o i nostri ragazzini che scendono in piazza e credono ancora che esprimere civilmente e pacificamente dissenso sia compatibile con l’idea di libertà e democrazia.

Questo sono.

Quello che adesso occorre capire è chi siamo noi. Che cosa possiamo fare per ristabilire civili regole di libertà e democrazia, prendendo posizione, costruendo un orizzonte politico che ci restituisca speranza e non ci faccia tacere di fronte a tutto questo.

da qui

 

 

7 maggio 1972, a Pisa muore ammazzato Franco Serantini, i manganelli gli cercarono l’anima a forza di botte

…Franco Serantini è immobile, solo – un segno del destino – all’angolo tra il Lungarno Gambacorti e via Mazzini. Avrebbe potuto facilmente fuggire, salvarsi. Gli saltano addosso almeno in dieci poliziotti, lo tempestano di colpi, coi calci dei fucili, i manganelli, i piedi, i pugni, con ferocia, con crudeltà. Manifestano su quel povero ragazzo inerme tutta la loro rabbia, la loro furia, la loro frustrazione. Il suo corpo viene massacrato, al capo, al torace, sulle braccia, sulle spalle. L’esame necroscopico è impressionante, segno di quella terribile violenza. I 55 “rilievi fotografici eseguiti sul cadavere e su preparati istologici di frammenti di visceri prelevati nel corso dell’autopsia” fanno da atroce specchio al linciaggio. Neppure una piccola superficie del corpo di Franco è rimasta intoccata.
Due pagine del “Sovversivo” riproducono parola per parola i risultati ufficiali dell’autopsia. Dario Fo, alla presentazione del libro tenuta a Milano, alla Palazzina Liberty, lesse con voce grave quelle due pagine atroci. Senza un commento. Nel silenzio di ghiaccio di un migliaio di persone.
Anche nella morte Franco Serantini soffre della stessa sfortuna che gli è toccata in vita. Viene arrestato, poco dopo le 8 della sera di quel venerdì 5 maggio. Il commissario di PS annota sul suo verbale quel che gli viene contestato:”manifestazione sediziosa, vilipendio delle forze dell’ordine”. Non ha mosso un dito. Gridava insulti, nient’altro.
Viene portato in una caserma. Non riesce a restar ritto, dicono i testimoni. All’una di notte è rinchiuso nel carcere Don Bosco. Sta visibilmente male, è bianco come un cencio, ha il corpo spezzato. Dopo il mezzogiorno del sabato è interrogato in carcere dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Sellaroli: non si rende conto che Franco sta morendo.
“Chiesto all’imputato – recita il verbale – per quale ragione si era recato nel luogo della città dove si verificarono i tumulti, risponde:”Ci andai perché ci si crede”. C’è tutto il carattere di Franco Serantini in questa risposta,la sua fierezza, il suo orgoglio.
“Chiesto al’imputato in che cosa crede, risponde:’Sono anarchico’”. Andò al comizio come “un cane sciolto”. Sta male, non riesce neppure a tener su la testa, risponde alle domande del magistrato con il capo appoggiato al tavolo. Viene chiuso in una cella di isolamento. Dev’essere considerato pericoloso un giovane ridotto in quello stato.
Un medico frettoloso lo visita nell’infermeria del carcere alle 4 e mezzo del pomeriggio. Gli prescrive: ”Sympatol-Cortigen, borsa di ghiaccio in permanenza”.
Anche un profano capirebbe che il ragazzo ha la testa rotta o qualcosa di molto grave, ma non risulta che gli sia stata misurata nemmeno la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la temperatura, la reattività della pupilla alla luce, prove che avrebbero rivelato subito la drammaticità delle condizioni del detenuto. Dentro il carcere Don Bosco, tra l’altro, funziona un attrezzato centro medico-specialistico adatto a ogni genere di intervento. L’ospedale è vicino.
Franco Serantini non viene ricoverato, non gli viene fatta una radiografia, viene semplicemente rimandato in cella da dove era venuto. Ma entro sera avrà la borsa di ghiaccio da mettere sul capo prescritta dal medico.
Muore alle 9,45 del 7 maggio 1972. Il certificato di morte parla di emorragia cerebrale. Tutto qui…

Corrado Staiano – Rivista anarchica n. 363 giugno 2011

da qui

 

 

per chi non lo ricorda o non ha visto Diaz – Non Pulire Questo Sangue, di Daniele Vicari:


1 commento:

  1. ma che vergogna, questi sindacati di polizia 🙁

    https://www.unionesarda.it/politica/ai-manganelli-lisola-ha-risposto-con-le-matite-i-sindacati-di-polizia-a-todde-la-democrazia-e-garantita-anche-dagli-agenti-cfymwfje

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