martedì 20 febbraio 2024

Il genocidio e la pulizia etnica continuano, ma la Corte internazionale di Giustizia non lo sa.

 


articoli e video e poesie di Alon Altaras, Amira Haas, Gideon Levy, Federico De Renzi, Giacomo Gabellini, Girolamo De Michele, Pietro Barabino, BDS, Rete universitaria per la Palestina, Moni Ovadia, Gianluca Solera, Alberto Negri, Patrick Lawrence, Eric Salerno, Giovanni Punzo, Primo Levi, Eliana Riva, Francesco Masala



Scrive Alon Altaras (su Il Fatto Quotidiano, il 30 dicembre 2023)

…Un ulteriore fatto – scioccante e clamoroso – è uscito in queste settimane: la testimonianza filmata e registrata nel 2019 in cui davanti a una commissione della Knesset (il parlamento) il premier israeliano descrive fase per fase l’attacco che Hamas ha poi compiuto il 7 ottobre 2023. Il premier “che non sapeva nulla” afferma: “il piano operativo che Hamas prepara è un attacco da diversi lati, prima dall’aria con migliaia di missili lanciati su Israele, poi dal mare con attacco di commando di truppe speciali di Hamas, poi dall’aria con deltaplani, usando sottoterra decine dei tunnel che sbucano sul territorio israeliano e portano unità speciali allenate per questa missione, e si tratta di migliaia, per uccidere gli abitanti dei kibbutz e delle città vicine al confine e rapire ostaggi e portarli dentro la Striscia”.

Chi ha visto i filmati dell’attacco di Hamas si può rendere conto che il premier israeliano ha saputo descrivere l’assalto senza precedenti di Sinwar Yahya e dei capi di Hamas, con 4 anni di anticipo

da qui

 

Eppure una soluzione ci sarebbe, se l’ONU contasse qualcosa - Francesco Masala

Dopo tanti anni nei quali Israele ha rubato territori ai palestinesi. Ha fatto pulizia etnica e qualsiasi ingiustizia possibile e immaginabile, e non ha permesso la formazione di uno stato di Palestina, grazie al servo-padrone che sono gli Usa.

L'ONU delibera a stragrande maggioranza che:

Nel deserto egiziano, dietro congrua compensazione finanziaria allo stato egiziano, si individui uno spazio pari a quello attribuito dall’ONU allo stato d’Israele nel 1948, si costruisca una muraglia insuperabile, sorvegliata a vista da milizie dell’Onu per evitare qualsiasi tentativo di fuga.

All’interno vadano obbligatoriamente trasferiti tutti i sionisti, cristiani ed ebrei, presenti adesso in Israele e nei Territori Occupati, solo fra loro possono convivere. Inoltre verranno costruite a grandezza naturale il Muro del Pianto e tutti i luoghi di culto che vorranno, a loro spese.

Dal Giordano al mare si formi uno Stato unitario fra tutti i cittadini, compresi i palestinesi fuoriusciti, che possono tornare dopo la Nakba del 1948 e quella del 2023-2024, un unico Stato che comprenda Israele, Cisgiordania e striscia di Gaza, con il riconoscimento di cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o religione.

Il sionismo verra dichiarato fuori legge e i palestinesi rientreranno in possesso di tutti i territori espropriati dall'illeggittimo stato occupante e di tutti gli edifici eventualmente costruiti illeggittimente secondo le norme internazionali.




 

Se l’esercito israeliano invade Rafah, cosa ne sarà dei più di 1,5 milioni di palestinesi che vi si sono rifugiati? – Amira Haas

Un’invasione israeliana di Rafah porterà a un esodo di massa di circa un milione di palestinesi in preda al panico. L’IDF pianifica di conciliarlo con l’ordinanza della CIG secondo cui Israele deve prendere ogni misura per evitare atti di genocidio.

Dato che Yahya Sinwar, i suoi stretti collaboratori e i miliziani di Hamas non sono mai stati trovati, prima a Gaza City e poi neppure a Khan Younis, l’esercito israeliano sta prendendo in considerazione di estendere la sua campagna di terra nella città meridionale di Rafah a Gaza. L’esercito sta facendo questo perché ritiene che Sinwar e i suoi aiutanti si nascondano nei tunnel sotto questa zona del sud della Striscia di Gaza, presumibilmente insieme agli ostaggi israeliani che sono ancora in vita. La stragrande maggioranza degli abitanti della Striscia di Gaza, 1,4 milioni di persone, è concentrata a Rafah. Decine di migliaia stanno ancora fuggendo nella cittadina da Khan Younis, dove i combattimenti continuano. Il pensiero che Israele invaderà Rafah e che vi avranno luogo combattimenti in mezzo ai civili terrorizza gli abitanti della città e le persone che vi si trovano come sfollati interni. Il terrore che provano è acuito dalla conclusione che nessuno possa impedire a Israele di mettere in atto le sue intenzioni, neppure la sentenza della CIG che ordina a Israele di prendere ogni misura per evitare azioni di genocidio. I corrispondenti militari israeliani riportano e ipotizzano che l’esercito intenda ordinare agli abitanti di Rafah di spostarsi in una zona sicura. Da quando la guerra è iniziata l’esercito ha sventolato questo ordine di evacuazione come una prova che sta agendo per prevenire danni a “civili non coinvolti”. Tuttavia questa zona sicura, che è stata ed è ancora bombardata da Israele, si sta progressivamente stringendo. In realtà l’unica zona sicura che rimane e che ora l’IDF [l’esercito israeliano, ndt.] sta indicando alla massa di persone a Rafah è Al-Mawasi, un’area costiera del sud di Gaza di circa 16 km2. Non è ancora chiaro con quali formulazioni a parole l’IDF e i suoi esperti giuridici intendano conciliare il fatto di ammassare così tanti civili con le indicazioni impartite dalla CIG. “La zona umanitaria indicata dall’esercito è più o meno delle dimensioni dell’aeroporto internazionale Ben-Gurion (circa 16,3 km2),” hanno concluso i giornalisti di Haaretz Yarden Michaeli e Avi Scharf nel loro articolo all’inizio di questa settimana. Il reportage, intitolato “I gazawi scappano dalle loro case. Non hanno nessun posto a cui tornare,” ha svelato le estese distruzioni nella Striscia di Gaza riprese da immagini satellitari. Il paragone con l’aeroporto internazionale Ben-Gurion ci spinge a ipotizzare una densità al di là dell’immaginabile, ma i commentatori della televisione israeliana non vanno molto più in là dell’approfondita opinione secondo cui l’invasione di terra a Rafah in effetti “non sarà poi così semplice”. Anche se difficile, dobbiamo immaginare ciò che attende i palestinesi a Rafah se il piano dell’esercito verrà messo in pratica. Lo dobbiamo fare non tanto per considerazioni di carattere umanitario o morale, che dopo il 7 ottobre non sono così importanti per la maggioranza dell’opinione pubblica ebrea israeliana, ma a causa delle complicazioni di carattere militare, umanitario e, alla fine, giuridico e politico che sicuramente sono prevedibili se continuiamo su quella strada.

La compressione

Anche se “solo” circa un milione di palestinesi scapperanno per la terza o quarta volta ad Al-Mawasi, un’area che è già piena di gazawi sfollati, la densità sarà all’incirca di 62.500 persone per km2”. Ciò avverrà in una zona aperta senza grandi edifici per ospitare gli sfollati, dove non ci sono acqua corrente, privacy, mezzi di sostentamento, ospedali o ambulatori medici, pannelli solari né la possibilità di caricare i telefonini e tutto il resto, mentre le organizzazioni umanitarie dovranno attraversare o passare nei pressi delle zone di combattimento per distribuire quel poco di cibo che entra nella Striscia di Gaza. Pare che l’unica condizione in cui questa ristretta area potrebbe accogliere tutti quanti sarebbe se stessero in piedi o in ginocchio. Forse sarà necessario formare commissioni speciali che stabiliranno accordi per dormire a turno: qualche migliaio si sdraierà mentre gli altri continueranno a stare svegli in piedi. Sopra il ronzio dei droni e sotto i pianti dei bambini nati durante la guerra e le cui madri non avranno latte o non ne avranno abbastanza, questa sarà la snervante colonna sonora.dell’IDF e le battaglie a Gaza City e Khan Younis, è chiaro che l’operazione di terra a Rafah, se effettivamente ci sarà, durerà molte settimane. Israele crede che la CIG considererà la compressione di centinaia di migliaia o un milione di palestinesi in un piccolo fazzoletto di terra come una “misura” adeguata per evitare un genocidio?

La marcia per fuggire

Prima della guerra nel distretto di Rafah vivevano circa 270.000 palestinesi. Il milione e mezzo che attualmente vi si trova patisce fame e malnutrizione, sete, freddo, malattie ed epidemie, pidocchi nei capelli ed eruzioni cutanee; soffrono di esaurimento fisico e mentale e mancanza cronica di sonno.Si ammassano in scuole, ospedali e moschee, in quartieri di tende che sono spuntati dentro e attorno a Rafah, in alloggi che ospitano decine di famiglie di sfollati. Decine di migliaia di loro sono feriti, alcuni con arti amputati per gli attacchi dell’esercito o le operazioni chirurgiche che ne sono conseguite. Hanno tutti parenti o amici, bambini, neonati e genitori anziani, che sono stati uccisi negli ultimi 4 mesi.

Le case della maggior parte di loro sono state distrutte o gravemente danneggiate. Tutto ciò che possedevano è andato perso. Il loro denaro è stato speso a causa del prezzo esorbitante del cibo. Molti sono sfuggiti alla morte solo per caso e hanno assistito a scene spaventose di cadaveri. Non hanno ancora pianto i morti perché il trauma continua. Insieme alle dimostrazioni di appoggio e solidarietà ci sono state anche discussioni e scontri. Alcuni hanno perso la memoria e la salute mentale per tutto quello che hanno subito. Come è stato fatto in altre zone della Striscia, per mantenere l’effetto sorpresa, l’IDF diffonderà un avvertimento circa due ore prima di un’invasione di terra a Rafah. Quel giorno ciò lascerà un lasso di tempo di qualche ora per evacuare la città. Immaginate questa carovana di sfollati e il panico di massa delle persone che scappano verso Al-Mawasi a ovest. Pensate agli anziani, ai malati, ai disabili e ai feriti che saranno “fortunati” ad essere trasportati su carri trainati da asini o da carretti improvvisati e in macchine che viaggiano con olio da cucina. Tutti gli altri, malati o sani, dovranno andarsene a piedi. Probabilmente dovranno lasciarsi dietro il poco che sono riusciti a raccogliere e portare con sé nei precedenti spostamenti, come coperte e teli di plastica come riparo, vestiti pesanti, un po’ di cibo e oggetti indispensabili come piccoli fornelli.

Questa fuga forzata probabilmente attraverserà le rovine di alcuni edifici bombardati da Israele non molto tempo fa, o i crateri creati sulla strada dagli attacchi. Tutto il convoglio allora si fermerà ancora finché non avrà trovato una deviazione.Alcuni inciamperanno, un carretto rimarrà impantanato. E tutti,affamati e assetati, terrorizzati dall’imminente attacco o dal bombardamento incombente dei carrarmati, continuerà ad andare avanti. Bambini piangeranno e verranno persi. Persone si sentiranno male. Squadre mediche lotteranno per raggiungere chiunque abbia bisogno di cure. Solo 4 km separano Rafah da Al-Mawasi, ma ci vorranno ore per arrivarci. Le persone in marcia verranno tagliate fuori da ogni possibilità di comunicare, anche solo a causa della quantità di gente in marcia e del sovraffollamento. Nella zona dovranno lottare per trovare lo spazio dove sistemare una tenda. Dovranno lottare con chi riesce a stare più vicino possibile a un edificio o a un pozzo per l’acqua. Sveniranno per la sete e la fame. Questa immagine si ripeterà svariate volte nei prossimi giorni: una marcia di palestinesi affamati e terrorizzati inizia a scappare nel panico ogni volta che l’IDF annuncia un’altra zona i cui abitanti dovrebbero evacuare, mentre carrarmati e truppe di fanteria avanzano verso di loro. Il bombardamento e le truppe di terra saranno più vicini agli ospedali che stanno ancora funzionando. Carrarmati li accerchieranno e a tutti i pazienti e al personale medico verrà chiesto di andarsene nell’affollata zona di Al-Mawasi.

L’operazione di terra

È difficile sapere quanti di loro decideranno di non andarsene. Come abbiamo imparato da quello che è successo nei distretti settentrionali di Gaza e di Khan Younis, un numero significativo di abitanti preferisce rimanere in una zona che è destinata a un’operazione di terra. Tra loro ci saranno decine di migliaia di sfollati, gazawi malati e gravemente feriti che sono stati ricoverati negli ospedali, donne incinte e altri che decideranno di rimanere nelle proprie case e in quelle di parenti o nelle scuole trasformate in rifugi. Le poche informazioni che avranno dalle zone di concentrazione di Al-Mawasi saranno sufficienti a scoraggiarli dal raggiungerle. Soldati e comandanti dell’IDF, tuttavia, interpretano l’ordine di evacuazione in modo diverso: chiunque rimanga nella zona destinata all’invasione di terranon è considerato un civile innocente, non è considerato “non coinvolto”. Chiunque rimanga nella propria casa ed esca per prendere l’acqua da una struttura della città che stia ancora funzionando o da un pozzo privato, personale medico chiamato per curare un paziente, una donna incinta che cammina verso un ospedale vicino per partorire, tutti, come abbiamo visto durante la guerra e le scorse campagne militari, sono considerati criminali agli occhi dei soldati. Sparare e ucciderli segue le regole di ingaggio dell’IDF. Secondo l’esercito questi attacchi avvengono rispettando le leggi internazionali perché tali individui sono stati avvertiti che dovevano andarsene. Persino quando i soldati fanno irruzione in case durante i combattimenti i gazawi, per lo più uomini, rischiano la morte colpiti da armi da fuoco. Un soldato che spara a qualcuno perché si sente minacciato o segue gli ordini, non importa. È successo a Gaza City e può avvenire a Rafah. Così come le squadre di soccorso non sono autorizzate o non sono in grado di raggiungere il nord della Striscia di Gaza per distribuire cibo, non potranno distribuirlo nelle zone dei combattimenti a Rafah. Il poco cibo che gli abitanti sono riusciti a conservare gradualmente finirà. Chi rimane nella propria casa sarà obbligato a scegliere il minore tra due mali:o esce e rischia di essere colpito dal fuoco israeliano o muore di fame in casa. La maggior parte già soffre per la grave carenza nutrizionale. In molte famiglie gli adulti rinunciano al cibo in modo che i figli possano essere nutriti. C’è il concreto pericolo che molti muoiano di fame mentre sono a casa propria quando fuori i combattimenti infuriano.

I bombardamenti

Da quando è iniziata la guerra l’esercito ha bombardato edifici residenziali, zone aperte e auto di passaggio in ogni luogo che aveva definito come “sicuro” (ai cui abitanti non era stato chiesto di andarsene). Non importa se gli attacchi hanno preso di mira strutture di Hamas, i miliziani dell’organizzazione o altri membri che sono rimasti con le loro famiglie o che erano usciti dai nascondigli per andarli a trovare, i civili sono quasi sempre uccisi.I bombardamenti non sono ancora neppure finiti a Rafah. Giovedì notte due case sono state bombardate nel quartiere occidentale di Rafah, Tel al-Sultan a Rafah. Secondo fonti palestinesi 14 persone, tra cui 5 minori, sono state uccise.

Le fonti hanno anche affermato che il 7 febbraio una madre e la figlia sono state uccise in un attacco israeliano contro una casa nel nord di Rafah e che il giorno prima un giornalista è stato ucciso insieme a madre e sorella nella parte occidentale di Rafah. Sempre il 6 febbraio, secondo le fonti, sei poliziotti palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano mentre stavano proteggendo un camion di aiuti nell’est di Rafah.Questi attacchi segnalano che i calcoli sui cosiddetti danni collaterali approvati dagli esperti giuridici dell’IDF e dall’ufficio del procuratore generale sono estremamente permissivi. Il numero di palestinesi non coinvolti che è “permesso” uccidere per colpire un bersaglio dell’esercito è più alto che in qualunque altra guerra. La gente di Rafah teme che l’IDF applicherà questi criteri permissivi anche ad Al-Mawasi e attaccherà anche là se nella zona c’è un obiettivo tra le centinaia di migliaia che vi si rifugeranno. È così che un riparo annunciato come sicuro diventerà una trappola mortale per centinaia di migliaia di persone.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)

da qui

 

 

Se questo è un uomo-  Primo Levi

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

 

 

Gideon Levy: non entrate a Rafah

L’opinione pubblica israeliana deve svegliarsi, e con essa l’amministrazione Biden. Questa emergenza è più grave di qualsiasi altra durante questa guerra

L’unica cosa che possiamo fare ora è chiedere, implorare, piangere: non entrate a Rafah. Un raid israeliano su Rafah costituirebbe un attacco al campo profughi più grande del mondo. Trascinerà l’esercito israeliano a commettere crimini di guerra di una gravità che nemmeno lui stesso ha ancora raggiunto. In questo momento è impossibile invadere Rafah senza commettere crimini di guerra. Se le Forze di Difesa Israeliane (IDF) invadessero Rafah, la città diventerà un’impresa di pompe funebri.

Attualmente a Rafah si contano circa 1,4 milioni di sfollati, alcuni dei quali si stanno rifugiando sotto sacchetti di plastica trasformati in tende. L’amministrazione americana, presunta custode della legge e della coscienza israeliana, ha condizionato l’invasione di Rafah al piano israeliano di evacuare la città. Esiste e non può esistere un piano del genere, anche se Israele riuscisse a inventare qualcosa.

Nella devastata Striscia di Gaza non c’è più nessun posto dove andare.È impossibile trasportare un milione di persone totalmente indifese, alcune delle quali già sfollate due o tre volte, da un luogo “sicuro” a un altro, luoghi che diventano sempre campi di sterminio. È impossibile trasportare milioni di persone come bestiame. Nemmeno il bestiame può essere trasportato con tanta crudeltà.

Inoltre, non c’è nessun posto dove evacuare questi milioni di persone. Nella devastata Striscia di Gaza non c’è più nessun posto dove andare. Se i rifugiati di Rafah verranno trasferiti ad Al-Mawasi, come proporrà l’IDF nel suo piano umanitario, Al-Mawasi diventerà teatro di un disastro umanitario come non abbiamo mai visto nella Striscia.

Yarden Michaeli e Avi Scharf riferiscono che l’intera popolazione della Striscia di Gaza, 2,3 milioni di persone, dovrebbe essere evacuata in uno spazio di 16 chilometri quadrati, grande all’incirca quanto l’aeroporto internazionale Ben-Gurion. Tutta Gaza nello spazio aeroportuale, immaginatevi.

Amira Hass ha calcolato che se un milione di persone si recasse ad Al-Mawasi, la densità abitativa sarebbe di 62.500 persone per chilometro quadrato. Ad Al-Mawasi non c’è niente: niente infrastrutture, niente acqua, niente elettricità, niente alloggi. Solo sabbia e ancora sabbia, per assorbire il sangue, i liquami e le epidemie. Pensare a questo non solo fa gelare il sangue, ma mostra anche il livello di disumanizzazione che Israele ha raggiunto nella sua pianificazione.

Il sangue verrà versato ad Al-Mawasi, come è stato recentemente versato a Rafah, il penultimo rifugio sicuro offerto da Israele. Il servizio di sicurezza dello Shin Bet troverà un funzionario affiliato ad Hamas che dovrà essere eliminato lanciando una bomba da una tonnellata sulla nuova tendopoli. Moriranno venti passanti, la maggior parte dei quali bambini. I corrispondenti militari ci racconteranno, con occhi lucidi, del meraviglioso lavoro che l’IDF sta facendo per liquidare l’alto comando di Hamas. La vittoria totale è vicina; Ancora una volta gli israeliani saranno soddisfatti.

L’opinione pubblica israeliana deve svegliarsi, e con essa l’amministrazione Biden. Questa emergenza è più grave di qualsiasi altra durante questa guerra. Gli americani devono bloccare l’invasione di Rafah con i fatti, non con le parole. Solo loro possono fermare Israele.

Gli americani devono bloccare l’invasione di Rafah. Solo loro possono fermare Israele.

Il settore cosciente della comunità israeliana cerca fonti di informazione diverse dalle emittenti locali, che trasmettono “caramelle per i soldati” e che si autodefiniscono canali di notizie. Guardate le immagini di Rafah su qualsiasi canale straniero – non vedrete nulla in Israele – e capirete perché non può essere evacuata. Immaginate Al-Mawasi con i due milioni di sfollati e capirete come proliferano i crimini di guerra.

Sabato è stato ritrovato il corpo di Hind Hamada, una bimba di sei anni. Questa bambina era diventata famosa in tutto il mondo dopo i momenti di terrore che lei e la sua famiglia hanno vissuto il 29 gennaio davanti a un carro armato israeliano – momenti che sono stati registrati in una telefonata con la Mezzaluna Rossa palestinese, fino alla cessazione degli attacchi. Tutti gli otto membri della sua famiglia sono morti.

Hind è stata trovata morta nell’auto bruciata di sua zia in una stazione di servizio a Khan Yunis. È stata ferita e ricoperta dai sette cadaveri dei suoi parenti; è morta dissanguata prima di poter scendere dal veicolo. Hind e la sua famiglia avevano risposto all’appello “umanitario” di Israele di evacuare. Chi vuole altre migliaia di Hind, invada Rafah, la cui popolazione sarà evacuata ad Al-Mawasi.

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Fuga dall’ospedale Nasser assediato dai cecchini e dai carri armati

di Eliana Riva  14 Feb 2024

Pagine Esteri, 14 febbraio 2024. Centinaia di persone provano a uscire dall’ospedale Nasser assediato, circondato dai cecchini, privato dell’elettricità, dei rifornimenti medici, del cibo e dell’acqua. Il più grande ospedale del sud di Gaza, a Khan Yunis, diventato rifugio per centinaia di palestinesi sfollati, sta per essere invaso dai militari israeliani che nelle ultime settimane hanno attaccato in diversi modi la struttura pur di costringere medici, pazienti e famiglie in fuga ad abbandonarla per andare chissà dove.

Sono stati lanciati volantini, poi si sono posizionati i cecchini che per giorni hanno sparato, senza far differenza tra donne, uomini e bambini, a chi cercava di entrare nell’ospedale o di uscirne. Sono numerosi i video diffusi dai giornalisti e dalle persone che si rifugiano nel Nasser o nelle scuole proprio di fronte, che mostrano le persone colpite e lasciate a terra. Una madre con suo figlio, lei morta e il bambino gravemente ferito, un ragazzino di cui non sono riusciti per ore a recuperare il cadavere, a causa dei fucili di precisione sistemati dai soldati sui tetti delle case sgomberate nei dintorni. Mentre il corpo era ancora sull’asfalto, proprio all’ingresso della struttura sanitaria, un piccolo drone è stato mandato dai soldati per ordinare a tutti con un messaggio vocale di andare via. I cecchini, denunciano i medici, hanno iniziato a colpire attraverso le finestre dell’ospedale le persone che si trovano al suo interno. Almeno due bambini sono stati così feriti, e un infermiere, mentre si trovava in sala operatoria…

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GAZA. Oms: “L’ospedale Nasser ora è fuori servizio”. Esercito israeliano ha arrestato altri medici

a cura di Eliana Riva

Domenica 18 Febbraio ore 11

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che l’ospedale Nasser, il secondo più grande della Striscia di Gaza, è “fuori servizio”. Il Ministero della Sanità palestinese ha dichiarato che l’esercito israeliano ha trasformato l’ospedale Nasser in un avamposto militare e lo ha messo fuori servizio: “Le forze israeliane hanno trattenuto il personale medico per lunghe ore nella sala maternità, hanno legato loro le mani, li hanno aggrediti e spogliati dei loro vestiti. Le forze israeliane hanno arrestato 70 operatori sanitari all’ospedale Nasser. All’ospedale Nasser rimangono solo 25 membri del personale medico, incapaci di gestire i casi che richiedono cure critiche. L’esercito israeliano ha arrestato decine di pazienti immobili, li ha caricati su barelle militari all’interno di camion e li ha trasportati in un luogo sconosciuto, mettendo in pericolo le loro vite. La carenza di ossigeno ha portato finora alla morte di 7 pazienti, e temiamo la morte di decine di casi critici. Tre donne, tra cui un medico, hanno partorito al Nasser Medical Complex in condizioni terribili e pericolose. Le acque reflue allagano i reparti di emergenza nell’edificio chirurgico del Nasser Medical Complex e gli israeliani si rifiutano di coordinarsi per ripararlo”…

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