martedì 3 luglio 2012

L'oblio che saremo - Héctor Abad Faciolince


Hermann Kafka avrebbe dato tutto perché il figlio avesse scritto di lui come fa Héctor col padre. Un amore così non lo leggi quasi mai, è più che commovente, emoziona nel profondo, ti riempie così tanto che dormire mica è facile, come dice anche Manuel Rivas. - franz



Fra gli autori che il festival di Mantova ci consentirà di scoprire Héctor Abad Faciolince merita la speciale attenzione che si riserva agli idealisti. Non che lo scrittore colombiano si sia rivelato per il tramite di dichiarazioni o proclami - la sua maturità letteraria è sufficiente a tenerlo lontano da simili ingenuità - ma tra le righe del suo ultimo libro, l'Oblio che saremo (Einaudi), tutto parla di un uomo profondamente attratto da ideali civili e politici, che la vita gli ha consentito di incontrare, innanzi tutto, nella figura del padre, al quale il suo memoir è dedicato.
Sono dovuti passare quasi vent'anni prima che Héctor Abad fosse capace di tenere a bada la commozione e raccontare la meravigliosa storia di Abad Gómez, assassinato nel 1987 da un gruppo di paramilitari colombiani per quella sua condotta di vita che in giovinezza gli aveva guadagnato la fama di «marxista più incallito della città». In realtà, non aveva mai letto Marx e confondeva Engels con Hegel, ma tra le sue ossessioni aveva quella di portare l'acqua potabile nei quartieri più poveri, e assicurare una degna assistenza sanitaria per tutti, lui che era medico e rinunciò all'incarico che gli avevano proposto al Ministero della Salute per non rendersi complice di un regime reazionario responsabile del massacro di quattrocentomila attivisti dell'estrema sinistra, alla fine degli anni '80…

A principios de este año, en Colombia, me interesé por una obra tituladaTratado de culinaria para mujeres tristes, pero la librera deslizó en mis manos otro libro diferente. No era triste, la librera, aunque sí de ojos muy grandes, de una sensualidad kafkiana, con su río Moldava y todo. "Mejor lea ahora éste, del mismo autor". Y lo tomé como una orden fraternal y clandestina. Una cosa es que te recomienden un libro y otra que te lo deslicen. Un libro deslizado pesa lo que una implicación. Emite un rumor. Se agita en la bolsa como un verderón inmigrante, de los que se guían por la polar, atrapado en el día. No sé si un libro puede cambiar la vida, pero sí que puede alterar tu reloj biológico. El olvido que seremos, de Héctor Abad Faciolince, me mantuvo en vigilia toda la noche. Habría que hacer un canon de los libros que no te dejan dormir…

ripropongo una bellissima poesia di Hector Gagliardi, "El padre", che parla dell'amore del padre


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