lunedì 25 febbraio 2013

Argilla – David Almond

David Almond non sbaglia un colpo. "Argilla" è un libro che ti tiene attaccato alle pagine fino all'ultima. Gli stessi ingredienti, messi in mano a un altro, non darebbero un prodotto così squisito. Davie e Stephen creano un golem, che semina qualche omicidio, forse. Stephen sparirà e Davie ha l'onere di raccontare la storia.
Non privatevi dei libri di David Almond, neanche di questo. Non ve ne pentirete, promesso - franz





Scritto in prima persona, sotto forma di racconto-confessione di Davie, il romanzo ha un ritmo che da lento diviene via via più incalzante man mano che la storia, con tutti i suoi molteplici e cupi rivolti, si dipana. Da racconto realistico si fa via via più onirico, quasi a confondere realtà e sogno e a gettare un dubbio nel lettore: è tutto vero ciò che Davie narra o si tratta di una grande allucinazione? Anche il tono si fa lentamente più intimo e riflessivo, come se la storia tracciasse un percorso interiore, fortemente doloroso, del protagonista. Così Argilla diventa anche un romanzo di formazione: dalla bambagia dell’essere bambini, protetti, sicuri nel proprio mondo, alla sofferenza di affacciarsi alla realtà con la crescita e tutto ciò che in termini di consapevolezza sul male e sul dolore essa comporta…


D. Argilla è un romanzo autobiografico? Quanto c'è di David Almond in questa storia? 
R. Molto. Davie, il protagonista, è forse il personaggio più autobiografico che abbia creato, a partire dal nome. Vive a Felling - on - Tyne, dove abitavo io alla sua età, e fa il chierichetto, come me in passato. Molte delle sue abitudini erano le mie di allora: il gironzolare per strada, fumando e pensando soltanto a divertirsi, ad esempio, l'immagine iniziale che è stata anche lo spunto da cui è partito questo libro. 
D. Le figure a cui fa riferimento Davie - l'insegnante, il parroco, i genitori - sono in qualche misura carenti verso di lui, segnando un distacco fra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi. 
R. È vero, ma non del tutto. Davie apprende qualcosa dagli adulti che lo circondano, anche dal semplice osservarli. L'insegnante e anche il prete, pur nel loro distacco, sono personaggi positivi, da cui Davie impara molto. 
D. Come già accadeva nel suo precedente romanzo, l'influenza più importante sul protagonista viene esercitata da una figura femminile, sua coetanea. 
R. Effettivamente i personaggi femminili sono molto importanti in questi libri. Li vedo come un completamento del protagonista, perché in qualche modo lo aiutano a costruire una personalità, un pensiero. È quasi come se si trattasse di un unico personaggio, declinato in due forme, maschile e femminile. Eppure sono anche qualcos'altro. In Argilla, per esempio, Maria è un'ancora che tiene Davie a contatto con il mondo. 
D. Che cosa rappresenta Stephen Rose, l'altro protagonista di Argilla? 
R. In un certo senso Stephen Rose rappresenta il Male, qualcosa che esiste da sempre, con forme diverse. Nella realtà e nella finzione letteraria il male è una forza che non siamo in grado di controllare, è più potente di noi. Tengo però a precisare che nonostante io riconosca questa terribile forza, sono e resto ottimista nei confronti della vita…

QUI David Almond parla del libro

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