sabato 28 giugno 2014

Ma in Sardegna adesso comandano gli interessi privati?... - Vito Biolchini

Il caso San Raffaele è esemplare. Che quella del Qatar sia una proposta che non si può rifiutare lo dicono gli eccellenti sponsor governativi che negli anni si sono impegnati perché l’ospedale olbiese nascesse, costi quel che costi: Monti prima, Letta poi, Renzi ora. E sempre con la benedizione di Napolitano.
Sulla vicenda si respira un clima da grandi intese: sia Pigliaru che Cappellacci che il Pd sostengono allo stesso modo il progetto, né i sovranisti sembrano avere una posizione alternativa. E l’incontro che i rappresentanti dell’Emiro (e che pena questa assoluta deferenza di politici e giornali nostrani davanti a rappresentanti di uno stato che non può dirsi certo democratico) hanno avuto con l’ex governatore del centrodestra prima di incontrare l’attuale presidente, la dice lunga sull’operazione in atto. C’è aria da “grandi intese”.
La politica sarda è tutta galvanizzata da questa operazione che, sia chiaro, si farà “perché così ha deciso l’Emiro” e perché ormai è nelle cose. Ciò che stupisce è l’atteggiamento fideistico dei nostri rappresentanti, totalmente indifferenti rispetto non solo alle critiche ma anche alle domande più che legittime riguardanti il futuro della sanità sarda. Rivolte inizialmente molto modestamente dall’umile tenutario sul suo blog (“E se il San Raffaele di Olbia fosse solo una nuova servitù… sanitaria?”), poi più autorevolmente da Eugenia Tognotti e Massimo Dadea sulla Nuova Sardegna, e da Franco Meloni e Tonio Barracca sull’Unione Sarda. Ma la risposta è stata, al momento, solo il silenzio.
L’operazione San Raffaele ha delle implicazioni politiche e sociali importanti. Politiche perché si sta decidendo di operare in un ambito non chiaramente definito a livello strategico, ponendo al centro l’interesse di un privato che così determinerà il più generale interesse pubblico. In questo modo l’intervento qatariota sarà la misura di tutte le cose, nello specifico della rete ospedaliera sarda, ancora tutta da definire.
Per carità, se ad Olbia apre un superospedale (il Qatar ora “chiede” anche di avere una cardiochirurgia…) i sardi non possono che essere felici. Ma che si dica chiaramente che il modello della sanità sarda cambia: non più ispirata al modello toscano o emiliano (cioè prevalentemente pubblico) ma a quello lombardo (con una fortissima presenza privata). È questo a cui pensa il silente assessore alla Sanità Luigi Arru?
E se nella sanità si dà ad un privato il potere di determinare scelte più generali, cosa impedirà che in futuro non troppo lontano questo non possa avvenire anche in settori ugualmente strategici come l’ambiente, l’acqua, l’energia, l’agricoltura?
Il guaio non è l’interesse privato in sé, ma l’interesse privato che interviene e si impone con tutta la sua forza in un ambito non ancora definito compiutamente dall’interesse pubblico.
Dunque che rapporto vuole avere questa giunta con i grandi interessi privati? Li stopperà in attesa di avere un piano strategico oppure approfitterà delle loro offerte proprio per far ruotare intorno ad esse un progetto che ancora non c’è? Perché nella sanità sta avvenendo proprio così, nell’entusiasmo generale di una classe politica che non ha capito (o fa finta di non capire) che avere la botte piena e la moglie ubriaca non si può.
L’apertura del San Raffaele comporterà un mutamento profondo della sanità sarda (questo è l’aspetto sociale) e di sicuro niente sarà come prima. C’è qualcosa di positivo anche in questo, ma è una pia illusione immaginare che il governo congeli il taglio dei piccoli ospedali o dia più soldi alla Regione per gestire il nuovo ospedale; perché se anche lo facesse, poi vorrebbe qualcos’altro in cambio…
da qui

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