venerdì 15 dicembre 2017

da oggi più liberi in Italia, almeno di morire – bortocal


vale quel che vale che per la prima volta in quasi 5 anni di legislatura illegittima io mi trovi finalmente soddisfatto di UNA (e una sola) legge approvata dal nostro parlamento incostituzionale?
quella di oggi sul fine vita, intendo.
vale cioè niente, ma alla fine questo blog è la mia voce buttata come in una bottiglia nelle onde del web e io mi tolgo la soddisfazione di dirlo lo stesso.
non ho potuto dirlo per la bruttissima legge sulle unioni civili; e dunque lasciatemelo dire almeno della legge sul diritto a morire con dignita`, giusto per smentire che io sia l’eterno insoddisfatto che cerca il pelo nell’uovo sempre.
e il merito va per una volta a TUTTI coloro che hanno votato a favore, senza troppe differenze di schieramento – anche se non vanno dimenticate le battaglie eroiche di civiltà fatte – oltre che dai radicali – dai vari Welby e Fabo, cioè da TUTTI coloro che hanno dovuto penare in questi anni, oltre che per crudeltà` della natura, per quella della legge sino ad oggi.
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il testo me lo sono letto e lo trovate qui anche voi, se vi interessasse dargli un’occhiata, come ho fatto io:
non sono un esperto di diritto, ma di cose che non funzionano, per una volta, qui dentro non ne ho trovate.
e dunque festeggiamo questa importante tappa di libertta`.
respiro anche per me stesso: le mie indicazioni di sospendere ogni trattamento una volta che mi trovassi in coma, passeranno dal mio testamento (che ora diventa persino inutile e dove sarebbero probabilmente rimaste inefficaci) ad una dichiarazione che lascerò al mio medico di base, senza troppi intralci burocratici; non so invece se designerò qualcuno come fiduciario a decidere per me, se io non potessi: mi pare un peso psicologico gratuito.
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piuttosto il mio spirito di bastian contrario si esercita nel cercare di andare a vedere quali sono gli argomenti della settantina di senatori che ha votato contro.
mi sono letto, dunque, la questione pregiudiziale di incostituzionalità presentata da alcuni senatori: ed ammetto che la lettura è stata faticosa.
mi pare che la legge approvata dia pochi appigli, in realta` e questa stessa questione pregiudiziale, respinta dal Senato, lo dimostra.
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in sostanza, nonostante le molte parole, le critiche vanno a concentrarsi su pochi punti in fondo piuttosto elementari, per non dire poveri:
.1. il codice di deontologia medica stabilisce all’articolo 38 che “il medico, nel tenere conto di dichiarazioni anticipate di trattamento, verifica la loro congruenza logica e clinica con la condizione in atto e ispira la propria condotta al rispetto della dignità e della qualità di vita del paziente, dandone chiara espressione nella documentazione sanitaria”: espressioni ambigue che darebbero comunque al medico il diritto di dire l’ultima parola.
ma non è` difficile obiettare che la legge ha una valore superiore al codice di comportamento di una categoria professionale e può tranquillamente reinterpretarlo, adattandolo ad una nuova realtà che sancisce la libertà  di decidere del soggetto.
.2. lo stesso dicasi dell’articolo 9 della Convenzione di Oviedo, che afferma che le volontà del paziente «saranno tenute in considerazione», senza dunque alcun obbligo vincolante per il medico; se la legge italiana amplia i diritti di decidere del paziente, non viola certamente la convenzione, che fissa dei principi minimi.
.3. l’altra affermazione “che una tale obbligatorietà non è prevista da nessuno degli Stati europei che hanno legiferato in tema di direttive, neppure da quelli che hanno espressamente depenalizzato l’eutanasia (Belgio, Olanda, Lussemburgo)” sembra un falso, considerando che, prima dell’approvazione di questa legge, chi voleva morire con dignitas era costretto a recarsi all’estero, in particolare in Svizzera.
ed e` grottesco sentire dire che il legislatore italiano si pone in posizione isolata nel contesto europeo, ledendo gravemente l’autonomia e la responsabilità del medico, che nessun ordinamento è mai giunto a scalfire da quegli stessi ambienti che non hanno lesinato facili scandalismi per le scelte compiute recentemente in quegli stessi paesi.
4. l’ultima critica riguarda il fatto che la legge affida al paziente la decisione anche sulle forme di sostegno vitale quali l’alimentazione e l’idratazione artificiale, che – secondo gli oppositori della legge –non rappresentano terapie per patologie specifiche – bensì solo il suo mezzo di sostegno (e non di cura); e quindi NON DOVREBBERO rientrare nell’autonomia di scelta del paziente.
trovo questa affermazione in evidenza così auto-contraddittoria ed assurda che non riesco quasi neppure a formulare chiaramente gli argomenti contrari.
ma pensare che un paziente possa decidere di sospendere l’assunzione di qualche farmaco, ma non dell’acqua o del cibo, per raggiungere lo stesso risultato di lasciarsi morire naturalmente e`palesemente privo di senso logico.
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in realta` l’unica vera, significativa opposizione a questa legge e` venuta dalla Conferenza Episcopale Italiana, in palese conflitto di interesse, considerando la posizione di netta prevalenza delle istituzioni parareligiose cattoliche nella gestione delle varie Domus Salutis o cliniche della fine vita, spesso gestite oltre i limiti del ragionevole rispetto del diritto individuale alla vita con l’uso di abbondanti mezzi pubblici.
secondo la CEI, questa legge e` troppo individualista, e viene assimilata in questa caratteristica al riconoscimento pubblica delle scelte di identita` sessuale, alle unioni civili, e ad ogni altro simile male del mondo.
non sono un sostenitore acritico dei diritti individuali (almeno credo), ma credo che ogni pretesa dello stato sulla vita degli individui cessi di fronte all’imminenza della morte.
e questa legge prevede il piu` rigoroso rispetto delle volontà individuali, così che nessuno potrà essere indotto a morire, ma neppure a restare in vita, contro voglia.
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ma la Chiesa dei vescovi giustamente teme il cambiamento della mentalità sul problema.
la gestione serena della morte da parte di persone consapevoli è infatti ben più` pericolosa per certe forme di fede del danno economico che può venire ad alcune istituzioni dalla anticipata scelta di morire di alcuni clienti.
ridurre la paura di morire mina alla radice infatti la base stessa di un certo modo di intendere la religione: quello che induce a raccontarsi le favole della sopravvivenza per resistere a questa paura oscura – che del resto in qualche misura, biologicamente, tutti ci portiano dentro, o tanto o poco.
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i filosofi antichi hanno insegnato a vincere questa paura:
da Gorgia, che a 109 anni si lasciò morire di fame (rifiutando dunque il sostegno e non una terapia) senza che nessuno si sognasse neppure di impedirglielo,
a Socrate, che accettò la condanna a morte rifiutando l’idea di fuggire dal carcere, lasciando come messaggio ai suoi discepoli di sacrificare un gallo al dio Esculapio, per avergli risparmiato una malattia;
dal cinico Metrocle allo stoico Seneca, che accetto` senza tremare il suicidio impostogli da Nerone;
da Cleante, che pure si lasciò morire di fame, a Zenone di Cizico e ad Ipponatte;
da Clitomaco e al cinico Peregrino, il cui suicidio scenografico, col fuoco, alle Olimpiadi, come forma di protesta contro il potere imperiale, fu oggetto di un libello di Luciano di Samosata.
per non parlare di Epicuro che considerava la paura della morte uno dei mali peggiori della vita umana e che anche col suo modo di morire, tracannando un bicchiere di vino puro, volle confermare quello che aveva scritto per cancellare ogni tremore: che dove c’è la morte non ci siamo noi.
e che dire del sublime messaggio di accettazione della morte nell’orto del Getsemani che ci viene dal fondatore stesso del cristianesimo nelle narrazioni evangeliche?
e trascuro i filosofi e pensatori moderni che hanno fatto un’analoga scelta.
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tutto fa pensare, dunque, che uno degli obiettivi principali della filosofia sia l’apprendimento della capacità di morire serenamente, per la forza della libera ragione;
e anche la religione migliore ha sempre insegnato l’arte della buona morte, anche se col ricorso a mitologie consolatorie, utili soltanto per chi si sente più debole.
da oggi la legge italiana riapre le porte, per ognuno di noi, alla libera decisione ci chiama ad una assunzione di responsabilità maggiore sulla nostra fine.
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prepariamoci, non è mai toppo tardi per farlo, perché l’arte di bene morire ha bisogno spesso di una vita intera per essere imparata.

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