venerdì 8 ottobre 2021

ottobre 1985 - la crisi di Sigonella

 

Lunedì 7 ottobre 1985 la nave da crociera italiana Achille Lauro, alle ore 13:07, mentre si apprestava a lasciare le acque egiziane per approdare in Israele, venne sequestrata da quattro terroristi palestinesi armati, che si erano introdotti a bordo con passaporti falsi. I terroristi infatti, sorpresi da un componente dell'equipaggio mentre maneggiavano le armi destinate a una loro missione programmata durante lo sbarco nel porto israeliano di Ashdod, reagirono repentinamente e, dopo una sparatoria che coinvolse un membro dell'equipaggio successivamente ferito a una gamba, si impossessarono della nave.

L'equipaggio riuscì tuttavia ad inviare il Mayday, captato in Svezia, in cui segnalavano il dirottamento da parte di terroristi palestinesi che chiedevano la liberazione di 50 loro compagni imprigionati in Israele. Questi si dichiararono esponenti dell'OLP, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ma in realtà appartenevano alla fazione filosiriana di una sua componente minoritaria, il FPLP.

Ricevuta la notizia, il ministro degli affari esteri Giulio Andreotti e il ministro della difesa Giovanni Spadolini si attivarono per una trattativa che, sin dall'inizio, apparve particolarmente complessa ed assai rischiosa, anche alla luce delle diverse opinioni politiche all'interno del governo italiano. Spadolini convocò tutti i vertici delle forze armate e del controspionaggio. Andreotti, in serata, convocò alla Farnesina l'unità di crisi, attivando subito i suoi canali diplomatici, grazie alla storica amicizia con il mondo arabo moderato di cui appoggiava la politica. Alla persona del ministro degli esteri fu consegnato da Craxi il capitolo “Asad”: Hafiz al-Asad era il suo referente privilegiato nell'area e lo conosceva bene. In quel momento era considerato un "punto decisivo, anche perché la nave sequestrata sembrava puntare ad un attracco proprio in Siria, a Tartus"[2]. Andreotti riuscì a "trovare in poche ore il dittatore siriano: lo rintracciò addirittura in Germania, dove Asad risiedeva segretamente in quei giorni perché doveva sottoporsi ad un'operazione chirurgica. Come è altrettanto ovvio che il leader siriano si mosse subito a nostro favore non solo perché conosceva bene il ministro italiano che gli parlava al telefono. Asad agì immediatamente e duramente, obbligando chi controllava la nave ad invertire la rotta e a tornare a dirigersi verso le acque antistanti l'Egitto"[2].

Alle 22:10 dalla capitaneria di Porto Said vennero captate via radio la prima rivendicazione e la richiesta del commando, che consisteva nella liberazione di 50 loro compagni palestinesi detenuti nel campo israeliano di Nahariya[3]. La minaccia per il mancato accoglimento era quella di far esplodere la nave.

Dopo una telefonata tra Andreotti e Yasser Arafat (che dell'OLP era il presidente, oltre che capo di al-Fatah, la forza più importante all'interno dell'OLP), il leader palestinese con un comunicato stampa fece sapere di essere totalmente estraneo alle vicende del sequestro. Nel frattempo, il ministro degli esteri riuscì a mettersi in contatto con i vertici politici egiziani, al fine di poter agevolare una trattativa, mentre il presidente del Consiglio Craxi riuscirà anche ad assicurarsi l'appoggio del presidente della Tunisia (l'OLP si trovava in Tunisia al tempo).

Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre, dopo un vertice al Ministero della difesa e una volta ottenute le autorizzazioni da Gran Bretagna e Stati Uniti d'America, partì ufficialmente l'operazione Margherita, che prevedeva la mobilitazione di 4 elicotteri da trasporto con 60 paracadutisti, di incursori e di ricognitori per individuare la posizione della nave[4]. Subito dopo, Craxi, Andreotti e Spadolini si dettero appuntamento a Palazzo Chigi per un vertice notturno.

Nella stessa notte Yasser Arafat mandò un messaggio personale a Craxi e Andreotti: «Due miei emissari stanno per raggiungere il Cairo e affiancheranno le autorità egiziane. Dalle prime notizie sembra che il gruppo sia filosiriano». I due inviati furono Hani El Hassan (uno dei bracci destri di Arafat) e Abu Abbas[5], capo fondatore del FPLP, di cui solo successivamente si apprese essere l'ispiratore del fallito piano di presa d'ostaggi ad Ashdod.

Andreotti e Craxi si espressero a favore di una trattativa diplomatica per «evitare una tragedia», ma vennero avvertiti dall'ambasciatore statunitense che il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan si sarebbe opposto a qualsiasi trattativa con i terroristi. Craxi lamentò di come gli USA ostacolarono l'Italia omettendo di fornire le informazioni rilevate dai loro satelliti.[5] La nave si diresse in Siria e stazionò al largo di Tartus, dove i dirottatori chiesero di entrare nel porto: il governo siriano comunicò all'Italia che avrebbe autorizzato l'attracco solo in seguito all'apertura di un negoziato diretto tra il governo italiano e i terroristi; gli Stati Uniti si opposero.[5]

I terroristi chiesero quindi un negoziato mediato dalla Croce Rossa Internazionale con gli ambasciatori d'Italia, degli USA, del Regno Unito e della Germania dell'Ovest.[6] Sulla nave intanto la situazione degenerò: i terroristi minacciarono ripetutamente di cominciare a uccidere ogni 3 minuti tutti i passeggeri, iniziando dai cittadini americani[3]Leon Klinghoffer, cittadino statunitense ebreo e paraplegico, venne ucciso e gettato in mare. Tuttavia i sequestratori non proseguirono nell'attuare la loro minaccia, se non simulandola con diversi spari che intimorirono equipaggio e passeggeri…

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La morte di Klinghoffer è un'opera composta dal compositore statunitense John Adams, su libretto della poetessa Alice Goodman. L'opera è stata eseguita per la prima volta al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles nel 1991.

L'opera si configura come una sorta di poema per musica[1], ed è tratta da un evento di cronaca di rilevanza internazionale: la tragica crociera dell'Achille Lauro del 1985, conclusasi con l'assassinio del paraplegico Leon Klinghoffer ad opera di terroristi palestinesi. La partitura si distende in lunghi passaggi corali o lunghissimi monologhi nei quali i singoli personaggi non dialogano ma affidano i propri pensieri a una sorta di diario sentimentale[2]. Il materiale musicale è molto vario: dalla polifonia corale al duetto vocale con strumenti solisti; dall'uso del minimalismo allo Sprechgesang.

https://it.wikipedia.org/wiki/La_morte_di_Klinghoffer

The Death of Klinghoffer CH4 from Graham Smith Cinematographer on Vimeo.



il libretto completo dell'opera:

https://www.boosey.com/downloads/KlinghofferLibretto.pdf

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