Changez
entra nel sogno americano, si laurea alla grande, riesce a ottenere un lavoro
ben pagato e si innamora di Erika, una ragazza bianca intelligente e
bella.
a 22 anni
ha il mondo in mano.
siamo a
cavallo del 2001, arriva il crollo delle Twin Towers.
poi
iniziano i dubbi, con Juan Bautista, a Valparaiso (luogo di un altro 11
settembre, sarà un caso?, fa notare Anna Nadotti) che funge da
detonatore.
occidente
e oriente, economia degli squali, in giacca e cravatta, guerre, paure,
orgoglio, amore, nostalgia della famiglia, e molto altro, un poco più di cento
pagine intensissime, ti dispiace arrivare alla fine.
Changez è
una specie di Virgilio che ci accompagna nel mondo che sta sotto la superficie,
che non vogliono che noi vediamo, con gli occhi degli altri, e anche Erika si
perde, non ce la fa.
il libro
è una specie di monologo, Changez parla a uno statiunitense, un turista, un
vecchio compagno, una spia, un giornalista, chissà, non lo sapremo mai, ma non
importa, noi siamo qui per ascoltare Changez.
Mohsin
Hamid sa scrivere, non vi annoierà, ne sono certo.
buona
lettura!
Hamid costruisce la sua storia in modo speculare sul versante
sentimentale e su quello politico. Changez è sedotto da Erika e dall’impero
americano, salvo constatare che entrambi si chiudono in un passato nostalgico
ed idealizzato da cui lui è escluso. La reazione post 11 settembre (uno
scandaloso sorriso di compiacimento) può generare irritazione, ma la critica al
sistema economico globale non è certo priva di fondamento. Leggere è anche
cercare punti di vista diversi sul mondo e sulla Storia.
…Mohsin Hamid, pakistano, la cui biografia richiama per molti
aspetti la vita del protagonista, racconta, come se lo facesse a un americano
incontrato a Lahore, questo turbinio di pensieri, questo vortice di vicende e
la sofferenza morale che hanno portato nella vita del protagonista e,
ragionevolmente, nella sua.
Il racconto - che tiene il lettore in perenne tensione in attesa di un evolversi difficile da prevedere - è amplificato da alcuni aspetti: il fatto che il protagonista da un lato appartenga alla sfera del sospetto (musulmano, pakistano, scuro di carnagione e negli ultimi tempi anche con una barba sempre più evidente) e dall'altro a quella del potere (esperto in finanza, laureato in una prestigiosa università americana, newyorkese d'adozione e per passione), ma particolarmente indicativa della volotà di amplificare l'effetto del contrasto e della difficoltà di relazioni, anche la scelta sentimentale del protagonista, che si lega a una ragazza americana il cui fidanzato - Chris, americanissimo anch'egli - è morto di cancro lasciando dietro sé un rimpianto incolmabile.
Changez non potrà (e alla fine non vorrà) mai essere un "vero" americano e non potrà mai essere Chris. Changez sarà solo un pakistano, con la sua cultura e la sua barba finalmente "sincera": un ex giannizzero moderno e un fondamentalista riluttante.
Il racconto - che tiene il lettore in perenne tensione in attesa di un evolversi difficile da prevedere - è amplificato da alcuni aspetti: il fatto che il protagonista da un lato appartenga alla sfera del sospetto (musulmano, pakistano, scuro di carnagione e negli ultimi tempi anche con una barba sempre più evidente) e dall'altro a quella del potere (esperto in finanza, laureato in una prestigiosa università americana, newyorkese d'adozione e per passione), ma particolarmente indicativa della volotà di amplificare l'effetto del contrasto e della difficoltà di relazioni, anche la scelta sentimentale del protagonista, che si lega a una ragazza americana il cui fidanzato - Chris, americanissimo anch'egli - è morto di cancro lasciando dietro sé un rimpianto incolmabile.
Changez non potrà (e alla fine non vorrà) mai essere un "vero" americano e non potrà mai essere Chris. Changez sarà solo un pakistano, con la sua cultura e la sua barba finalmente "sincera": un ex giannizzero moderno e un fondamentalista riluttante.
Splendido nella sua leggerezza e nella sua chiarezza ed
efficacia: galleggiano sullo stesso piano diffidenza e contrasti fra occidente
ed oriente. Bellissima la disamina linguistica. Da non perdere assolutamente,
peccato che duri un giorno :)
…Forse è un fondamentalista anche lui, ma lo è nella misura
in cui difende la dignità e la forza (e l’integrità) della sua personale
tradizione. Non si tratta, com’è evidente, di criticare l’attuale “stato
dell’unione” (siccome lo fanno tutti, risulta retorico) ma di guardare con
rispetto e con attenzione ai sentimenti e ai pensieri di un popolo che ha
bisogno di riscoprirsi e di accettarsi in una robusta tradizione, e non di
essere rinsavito a colpi di mortaio. Nella barba di Changez non si nasconde
oscurantismo, ma solo discendimento e catabasi verso il baricentro di un’anima
individuale e collettiva. Ascoltare le parole di Changez è più utile di mille
proclami opportunistici dei guerrafondai dell’Est e dell’Ovest.
…ci sono romanzi
in grado di affrescare un’epoca – addirittura quella contemporanea – con la
forza di un pamphlet storico e la scorrevolezza di un’opera di grande
narrativa. “Il fondamentalista riluttante”, seconda fatica letteraria del
pakistano Mohsin Hamid, si iscrive con pieno merito a questo gruppo: una
lettura inderogabile per chi stia cercando un punto di vista differente da
quello più vicino alla nostra visione del mondo ed una risposta “vista
dall’altra parte del muro” ai più pressanti interrogativi dei nostri giorni (“è
possibile una integrazione e un dialogo Islam – Occidente o lo scontro di
culture è del tutto inevitabile?”).
Certo, c’è da armarsi di buona volontà e bisogna essere
pronti ad inghiottire qualche amaro boccone: avete presente le interminabili
discussioni con un amico che la pensa in maniera radicalmente diversa da te, e
di cui fatichi ad accettare il punto di vista o le motivazione? Ecco.
La trama – efficace la scelta di un dialogo fra due
personaggi che si tramuta in realtà in monologo – racconta la storia di
Changez, giovane pakistano volato negli Stati Uniti a completare la sua
formazione accademica e successivamente inseritosi con successo nella vita
lavorativa del paese ospite. Un rientro in patria, un lavoro che sembra
riassumere i mali del capitalismo e – forse soprattutto – una storia d’amore
intensa e maledetta faranno scattare nel giovane una nuova consapevolezza, a
metà tra un recupero della propria identità musulmana ed un rigurgito
anti-occidentale….
Hamid costruisce la sua storia in modo speculare sul versante
sentimentale e su quello politico. Changez è sedotto da Erika e dall’impero
americano, salvo constatare che entrambi si chiudono in un passato nostalgico
ed idealizzato da cui lui è escluso. La reazione post 11 settembre (uno
scandaloso sorriso di compiacimento) può generare irritazione, ma la critica al
sistema economico globale non è certo priva di fondamento. Leggere è anche
cercare punti di vista diversi sul mondo e sulla Storia.
…Mohsin Hamid, pakistano, la cui biografia richiama per molti aspetti
la vita del protagonista, racconta, come se lo facesse a un americano
incontrato a Lahore, questo turbinio di pensieri, questo vortice di vicende e
la sofferenza morale che hanno portato nella vita del protagonista e,
ragionevolmente, nella sua.
Il racconto - che tiene il lettore in perenne tensione in attesa di un evolversi difficile da prevedere - è amplificato da alcuni aspetti: il fatto che il protagonista da un lato appartenga alla sfera del sospetto (musulmano, pakistano, scuro di carnagione e negli ultimi tempi anche con una barba sempre più evidente) e dall'altro a quella del potere (esperto in finanza, laureato in una prestigiosa università americana, newyorkese d'adozione e per passione), ma particolarmente indicativa della volotà di amplificare l'effetto del contrasto e della difficoltà di relazioni, anche la scelta sentimentale del protagonista, che si lega a una ragazza americana il cui fidanzato - Chris, americanissimo anch'egli - è morto di cancro lasciando dietro sé un rimpianto incolmabile.
Changez non potrà (e alla fine non vorrà) mai essere un "vero" americano e non potrà mai essere Chris. Changez sarà solo un pakistano, con la sua cultura e la sua barba finalmente "sincera": un ex giannizzero moderno e un fondamentalista riluttante.
Il racconto - che tiene il lettore in perenne tensione in attesa di un evolversi difficile da prevedere - è amplificato da alcuni aspetti: il fatto che il protagonista da un lato appartenga alla sfera del sospetto (musulmano, pakistano, scuro di carnagione e negli ultimi tempi anche con una barba sempre più evidente) e dall'altro a quella del potere (esperto in finanza, laureato in una prestigiosa università americana, newyorkese d'adozione e per passione), ma particolarmente indicativa della volotà di amplificare l'effetto del contrasto e della difficoltà di relazioni, anche la scelta sentimentale del protagonista, che si lega a una ragazza americana il cui fidanzato - Chris, americanissimo anch'egli - è morto di cancro lasciando dietro sé un rimpianto incolmabile.
Changez non potrà (e alla fine non vorrà) mai essere un "vero" americano e non potrà mai essere Chris. Changez sarà solo un pakistano, con la sua cultura e la sua barba finalmente "sincera": un ex giannizzero moderno e un fondamentalista riluttante.
qui ne
parla Anna Nadotti
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