LA
NOTIZIA DI OGGI E’ QUESTA: GLI USA CHIEDONO ALL’ITALIA MAGGIOR IMPEGNO IN LIBIA
La
domanda: maggior impegno per far cosa? Risposta: la guerra.
Breve
riassunto della situazione libica: notizie tratte da vari siti web e organi di
stampa.
Mettiamo
a confronto queste notizie:
11
Luglio (ieri)
“L’Esercito
Nazionale Libico (LNA) del maresciallo Khalifa Haftar si aggiudica un altro
successo nella “battaglia del Fezzan” combattuta nella regione desertica
meridionale libica contro le milizie di Misurata e i loro alleati legati
indirettamente al governo riconosciuto dalla comunità internazionale di Fayez
al-Sarraj.
Ieri
le truppe di dell’uomo forte del governo laico di Tobruk, il generale Khalifa
Haftar, hanno conquistato la base aerea di Al-Jufra, 500 chilometri a sud di
Tripoli e i centri di capoluogo Hun e Sukna, cittadine fra i 30 mila e i 10
mila abitanti e situati a circa 250 km in linea d’aria a sud di Sirte, dove
sono state trovati depositi di munizioni e veicoli. LNA controlla ora i centri
nevralgici militari del Fezzan dopo che il 25 maggio le truppe di Haftar
avevano preso il controllo della base aerea di Tamenhant vicino a Seba.”
Chi
appoggia Haftar?
“Haftar
s’è costruito un ruolo da uomo forte nella Cirenaica, un riferimento non solo
militare ma anche politico-diplomatico per chiunque voglia veicolare la
soluzione della crisi libica passando da Oriente. È così che l’Egitto si
appoggia a lui per tessere le proprie mire in Libia: è un segreto ormai svelato
dalla storia la volontà del Cairo di allargare la propria influenza in
Cirenaica, area che gli egiziani considerano quasi di proprietà, ricca di
interessi strategici ed economici.”
(
N.B. : L’Egitto di Al – Sisi, quello dell’assassinio Regeni tanto per capirci)
Inoltre:
Il
coinvolgimento della Russia nella guerra libica è cresciuto negli ultimi mesi
ed è interessante per almeno tre ragioni. Primo: potrebbe cambiare
effettivamente i rapporti di forza tra i gruppi che stanno combattendo,
soprattutto se i russi dovessero cominciare a impiegare le forze speciali e
addestrare gli uomini di Haftar. Secondo: perché rischia di diventare un motivo
di scontro diplomatico tra Italia e Russia, visto che il governo italiano è
impegnato a difendere il potere di Serraj (con risultati peraltro non
particolarmente brillanti). Terzo: perché mostra come il governo russo abbia
intenzione di continuare a perseguire una politica estera aggressiva e
interventista, confermando quello che si era già visto in Siria.
Come
si è mossa (stupidamente) l’Italia:
Qualsiasi
esecutivo, dotato di un minimo senso di realpolitik, si sarebbe
mosso con i piedi di piombo nel mutato contesto
internazionale.
Ormai
da tempo è emerso come Faiez Al-Serraj, appoggiato dall’Italia che continua a
puntare su di un ipotetico governo di solidarietà nazionale, controlli solo
qualche edificio di Tripoli e che le milizie siano libere di fare il bello ed
il cattivo tempo nella capitale. Insistere nell’appoggio al
ridicolo “governo d’unità nazionale”, è non solo ridicolo, ma
addirittura controproducente per gli interessi italiani.
Il
premier Paolo Gentiloni ed il Ministro degli
Interni Marco Minniti, due prodotti
dell’establishment atlantico uscito clamorosamente sconfitto alle elezioni
americane dell’8 novembre, hanno invece labrillante idea
di muoversi come se nulla fosse cambiato, col risultato
di aumentare esponenzialmente i danni alla già traballante
posizione dell’Italia nel Mediterraneo. Gli esiti dell’azione del
duo Gentiloni-Minniti sono così catastrofici che, ex-post, c’è da chiedersi se
un un sano vuoto di potere a Roma non fosse e non
sia preferibile.
L’Italia
non solo continua così con
l’appoggio al ridicolo “governo d’unità nazionale”. Non pago,
Minniti (che pare svolgere contemporaneamente il compito di ministro
dell’Interno e degli Esteri essendo il titolare della Farnesina impegnato nella
eterna campagna elettorale del suo collegio di Agrigento) avvalla in
contemporanea la riapertura del’ambasciata italiana a Tripoli,
chiusa dal 2015: “Libia, riapre l’ambasciata italiana a Tripoli” scrive
la Repubblica, che etichetta la mossa di Minitti come “una scommessa
rischiosa”.
Il
termine più adatto non è però “rischiosa”, ma
semplicemente “idiota”: il governo Gentiloni, del tutto incapace
di comprendere i mutamenti internazionali in atto, aumenta le puntante in Libia
e lo fa scommettendo tutto il capitale politico italiano sulla
fazione politicamente più debole, coll’effetto
collaterale, tutt’altro che secondario, di alienarsi le
simpatie del governo di Tobruk e di Khalifa Haftar, sempre più
forti dopo il sostegno russo e la vittoria di Donald Trump.
Mentre
la situazione “migranti”, che discende direttamente dallo stato di cose in
Libia, diventa sempre più difficile da controllare la notizia di oggi è questa
(Titoli da “Repubblica”)
“Traffico
di migranti. L’America in campo.
Si
pensa a un sostegno al governo libico per arginare il fenomeno illegale dei
barconi dei disperati”
Come
dovrebbe avvenire questo sostegno ?
“Si prevede una nuova linea politica e militare sulla Libia
che potrebbe espandere significativamente il coinvolgimento americano”:
E’
dalla guerra di Cuba del 1899 (senza arrivare al Viet Nam,a Grenada,
a Panama, Al Libano, all’Afghanistan, all’Iraq, alla Siria) conosciamo
benissimo il significato delle frase “espandere significativamente il
coinvolgimento americano”: tanto più che è facile il collegamento con la
presenza russa in appoggio ad Haftar.
Cosa
viene chiesto all’Italia?
A
parte che c’è già chi scrive di “imposizione” e non di “richiesta” l’ipotesi è
quella di “ una missione militare, con compiti di addestramento per far nascere
un embrione di esercito nazionale libico.” E si aggiunge, impudentemente : “ la
presenza delle truppe occidentali potrebbe garantire anche un deterrente contro
le fazioni armate”. Prevedibili gli stessi brillanti risultati di Afghanistan,
Iraq, Siria.
E’
troppo facile trarre conclusioni da tutto questo ambaradan: siamo di fronte ad
una nuova escalation bellica favorita da una politica estera sciagurata portata
avanti in particolare proprio dall’Italia che ha sempre (stoltamente)
rivendicato un ruolo da protagonista in Libia, memore dei propri trascorsi
coloniali e in presenza di corposi interessi economici : ENI E NON SOLO,
ma anche Finmeccanica, Salini – Impregilo, Unicredit.
Ancora
una volta siamo di fronte a scelte sciagurate assunte di fronte a situazioni
drammatiche e in assenza di un dibattito politico e di un serio confronto
pubblico.
Questioni
delle quali nessuno sembra interessarsi: tutti con la testa rivolta non solo alle
questioni di cucina politica interna ma verso impossibili sponde europee.
L’UE
è sul piano del totale disinteresse: Lady PESC non serve proprio a niente e
l’unica preoccupazione rimane quella di come fermare i migranti.
Può
anche darsi che qualcuno punti sulla VI flotta a presidio del mar libico per
bloccare i russi: una soluzione ideale per portare vicino alle nostre coste il
rischio di confronto bellico: però i barconi dovrebbero fermarsi e lo scopo
sarebbe così raggiunto.
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