domenica 8 dicembre 2019

cose di chiesa

Krajewski (Elemosiniere Papa) ‘contro’ i cardinali/ “Aprite vostre case ai migranti” - Niccolò Magnani
Dai migranti ai poveri, passando per gli “occupanti” e gli “ultimi”: negli scorsi mesi abbiamo imparato a conoscere l’Elemosiniere del Papa, il Cardinal Konrad Krajewski e rispunta sulle cronache nazionali (dopo l’episodio del riallacciamento della luce nel palazzo occupato di Roma nel maggio scorso, ndr) oggi quando arriva a prendere di persona 33 migranti (di cui 14 minorenni) in arrivo a Fiumicino direttamente da Lesbo per uno dei tanti corridoi umanitari consentiti e organizzati direttamente dal Vaticano. L’Elemosiniere è andato a prenderli direttamente all’aeroporto e ai cronisti presenti ha raccontato cosa dovrebbe fare in primis la Chiesa per impostare al meglio uno spirito di accoglienza: «Questo corridoio è una cosa totalmente evangelica e vuol dire a tutti noi, in Europa: svegliatevi. Dobbiamo cominciare da noi stessi, sull’esempio del Santo Padre che nel 2016 portò con sé tre famiglie». Più “diretto” ancora dello stesso Papa Francesco, mons. Krajewski invita i suoi colleghi porporati di fare molto, molto di più sul fronte accoglienza: «Dai cardinali, dai vescovi, dai presbiteri…Apriamo le nostre case, le nostre canoniche, i nostri palazzi», spiega l’Elemosiniere al Corriere della Sera e agli altri cronisti presenti ieri a Fiumicino. Il primo esempio – secondo il Cardinale polacco già “Cerimoniere” di Papa Giovanni Paolo II – è stato dato dal vescovo del Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich «due settimane fa ha portato da Lesbo due persone, a carico suo. Ha diviso con loro il proprio spazio della sua casa, vivono insieme. Dobbiamo svuotare questi campi che Papa Francesco ha chiamato campi di concentramento. Se anche ogni monastero, casa religiosa o parrocchia si aprisse per una persona, una famiglia, nel campo profughi di Lesbo non troveremmo più nessuno».

LA “DOTTRINA” KRAJEWSKI SUI MIGRANTI
Sempre al Corriere lo stesso Krajewski ricorda come in riferimento al centro profughi di Lesbo, in alcune occasioni, «certi animali vivono meglio in Europa rispetto che a Lesbo. Dobbiamo incominciare da noi stessi. I soldi li abbiamo, il Santo Padre vuole la Chiesa povera: ecco la possibilità di essere veramente poveri, e cioè molto ricchi, perché è quando dividiamo con gli altri che siamo davvero ricchi, tutto torna». Una “dottrina” molto rigida perché richiede molto e parla in primis ai porporati e uomini di Chiesa: con i corridoi umanitari organizzati e creati dalla Comunità di Sant’Egidio, in comunione con altre chiese (Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la stessa Cei). 33 oggi, altri 10 profughi arriveranno nei prossimi giorni e il flusso non di ferma: «Con lo sforzo di tutti, il corridoio di oggi potrebbe diventare un corridoio umanitario europeo», spiega il prefetto di Roma Michele Di Bari, anche capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Negli scorsi giorni il Cardinal Krajewskii in persona si era recato a Lesbo per coordinare al meglio la vicenda ed è rimasto impressionato: «Con Sant’Egidio eravamo già andati a maggio, e c’erano settemila persone nel campo profughi. Ieri ne abbiamo trovate quindicimila. E ottocento bambini non accompagnati. Oggi in tutto il mondo viene letto il brano evangelico in cui Gesù moltiplica i pani e i pesci. Io non posso farlo, perché è Dio che fa le grandi opere. Ma insieme a tutta la gente di buona volontà possiamo moltiplicare il corridoio di oggi, e questo sarà il nostro miracolo». Poi infine ancora il richiamo forte alla Chiesa e all’apertura che deve garantire verso gli ultimi: «Se si aprono i vescovi e i cardinali, anche il popolo si apre. Noi dobbiamo dare l’esempio. L’esempio, del resto, viene dal Vangelo. Noi aiutiamo, come Chiesa, perché non dobbiamo pensare cosa deve fare lo Stato per i profughi ma cosa possiamo fare noi. Pensiamo al nostro compito: come diceva Madre Teresa, le piccole gocce formano un fiume e poi arrivano al mare». L’Elemosiniere del Papa non si cura di chi contesta lui e lo stesso Bergoglio, «È normale che la gente abbia paura. Ma dobbiamo superarla, questa paura, perché il prossimo soffre. E il prossimo è Cristo stesso […]. Queste persone a Roma non verranno messe in un campo ma vivranno in varie famiglie, in diversi quartieri. C’è anche un aspetto di integrazione: impareranno l’italiano, andranno a scuola, verranno assistiti da noi. Difficile trovare un modello migliore», conclude il cardinale polacco in colloquio col CorSera.

Gentile direttore,
sono un medico, ho 31 anni, e scrivo per raccontare una cosa per me incredibile che mi è da poco accaduta. Circa 10 giorni fa ho scritto una lettera al cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Santo Padre, recentemente balzato agli onori della cronaca per avere riattaccato la fornitura di energia elettrica a un grande complesso abitativo di Roma a cui era stata staccata la corrente per insolvenza, promettendo poi di ripagare, a nome del Papa, anche le bollette arretrate. Ho deciso di spedire la lettera per ringraziarlo e incoraggiarlo nella sua scelta di servire gli ultimi e rivelare la carità cristiana a ogni costo, persino contro la "legge" degli uomini, sottolineando come un fatto concreto valga più di mille parole. Parole che, spesso, suonano solo come "di circostanza". Ebbene, dopo una decina di giorni (i tempi tecnici affinché le Poste italiane consegnassero la lettera...) mentre tornavo in macchina dal lavoro, lo stretto collaboratore di papa Francesco mi ha chiamato a sorpresa dal suo cellulare personale! Ovviamente, io non sapevo chi fosse a chiamarmi, perciò, non appena mi ha detto chi era, presentandosi come «don Corrado», mi stavo sentendo male dall’emozione! Stavo guidando (col viva voce) e per poco non sono andato a sbattere contro il guard-rail! Cosa che ho detto anche a lui, scherzandoci su. Non appena ho realizzato che cosa mi stava succedendo, ho esclamato: «Eminenza!» Dal suo breve silenzio ho capito che il mio interlocutore non si identificava più di tanto con questo appellativo... Non ho perso tempo a manifestargli la mia emozione e la mia gratitudine per una telefonata così "insolita". Il cardinale, dal canto suo, mi ha ringraziato per la lettera e si è raccomandato di agire a Palermo come il Santo Padre desidera che si faccia a Roma: rivelare il Signore in ogni luogo e a qualunque costo! Il popolo di Dio ha fame di beni spirituali e materiali ed è compito dei cristiani saziarlo, anche al di là delle convenzioni umane. Ho promesso a don Corrado (perché a quel punto titubavo nel chiamarlo ancora "eminenza") che avrei fatto tesoro delle sue parole, soprattutto nella mia attività di medico, che mi offre la migliore opportunità di mostrare umanità e carità proprio nei momenti di maggiore vulnerabilità e sofferenza. Anche oggi, nel 2019, il malessere umano ha radici profonde che affondano in un bisogno materiale, ma anche esistenziale. E questo bisogno va colmato con un esempio positivo e veramente cristiano. Questo mi sono sentito di promettere al cardinale, a don Corrado. Alla fine ci siamo salutati cordialmente ripromettendoci di incontrarci quanto prima. Insomma, un’esperienza incredibile che conserverò nella mia mente e nel mio cuore a lungo, e che conferma che la Chiesa del 2019 è veramente «in uscita». Per questo ho pensato di condividere questa esperienza con il maggior numero possibile di persone: per dare testimonianza.
Francesco Paolo Guarneri, Palermo

Gianluigi Nuzzi: "Il Papa vive in bilocale, i cardinali in 600 mq. Ogni 10 euro di obolo, solo 2 ai poveri"
(da huffingtonpost)

È ovvio che non piace far sapere che, ogni dieci euro di obolo, solo due vanno ai poveri e il resto a coprire buchi di bilancio, mentre esistono conti milionari intestati a cardinali o fondazioni fantasma...  Il pessimismo sui bilanci non è mio, ma del loro Consiglio dell’Economia.
E sulle reazioni che le sue inchieste generano, Gianluigi Nuzzi commenta: 
Bisognerebbe prendersela non con chi racconta i fatti, ma con chi li crea [...] C’è il timore perché il Papa si arrabbia su queste cose tutti i giorni. È l’unico che sta in un bilocale mentre i cardinali vivono ancora in residenze da 600 metri. Quando è arrivato, gli immobili dell’Apsa non erano nemmeno censiti e, a oggi, 800 restano sfitti e i 3.200 locati lo sono, per lo più, a canone nullo o bassissimo.
A chi gli domanda perché sia così difficile intervenire sulla gestione dei soldi in Vaticano, il giornalista fornisce una sua spiegazione.
Io non immagino una spelonca di ladri, ma qualche delinquente e meno soldi gestiti sempre peggio. Il Papa ha poteri ridotti e due freni: non può licenziare e i mezzi sono arcaici, con molti conti tenuti a mano.
Per portare avanti le sue inchieste, Nuzzi ha maneggiato migliaia di documenti. Quando gli viene chiesto quali precauzioni abbia usato nel farlo, lui risponde: 
Non li tenevo in casa, anche se il Vaticano, quando vuole sapere qualcosa, lo sa. C’è gente, dentro le mura, convinta che vi siano telecamere che leggono il labiale. Gli incontri defilati con le fonti sono la norma [...] Sono anche stato bendato mentre mi conducevano in un appartamento. 
E sul suo rapporto con la fede il giornalista rivela di fare una distinzione tra il Vaticano e il credo:
Per me, la chiesa sono i miei nonni che dicevano il rosario fra le mucche della loro fattoria. Fatico a identificare il Vaticano con questo. Vorrei lanciare una provocazione: se le offerte fossero tracciabili, la Chiesa si salverebbe in pochi mesi.
da qui

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