domenica 26 dicembre 2021

Il Paradiso degli incompetenti - Anna Lombroso

 

All’ombra del re sole che tutto il mondo ci invidia, i suoi satelliti continuano imperturbabili a fare i loro affarucci, indisturbati perché viene riconosciuto loro un margine di autonomia purchè sia funzionale al disegno che il commissario deve eseguire su ordinazione.

Qualcuno si dimostra entusiasticamente “proattivo”, come l’inossidabile Ministro del Petrolio italico, quel Franceschini che da anni si impegna per delegittimare la cultura e la sua memoria, intento a crearsi una corte di funzionari e faccendieri che realizzino la profezia distopica del Terzo Reich, fare dell’Italia il resort a cielo aperto dei ricchi di tutto il mondo, la meta turistica più desiderata dall’immaginario collettivo.

Per assecondare questo progetto è necessario cancellare dalla mente dei cittadini l’idea che il patrimonio, che ha la colpa di non stare tra due fette di pane e che non fa cassetta come vorrebbero gli scherani del marketing collocati nei prestigiosi musei nazionali, sia un bene comune inalienabile, bisogna persuadere che in tempi difficili la scelta più ragionevole sia renderlo produttivo, non solo come un juke box che risponde alla  monetina con la canzone in voga, proponendo eventi, esposizioni che ruotano intorno a una merce propagandata grazie a un film, una serie, uno “scandalo”, ma rendendolo inaccessibile se non in forma virtuale, proibito ai disertori della vulgata corrente, o, peggio, trattandolo come gli anziani, un carico improduttivo del quale è preferibile disfarsi.

Uno dei sistemi preferiti dal ministro è affidarlo a incompetenti, personalità grigie che non sono in grado di esibire prestigiose referenze, o accentrare le competenze nelle mani di fedelissimi multitasking che così contrastano paradossalmente un caposaldo dell’ideologia mainstream, quella del valore della specializzazione, a meno che non si tratti delle discipline bocconiane del mercatizzazione.

Vi sconsiglio di avere informazioni attraverso il Call center nazionale del dicastero della cultura che risponde al numero verde 800 99 11 99, gratuito per chiamate provenienti dall’Italia, da telefonia fissa e mobile, e al numero 06 6723 2177, anche quello ridotto all’osso per la crisi del personale cui l’inamovibile ministro di tutte le stagioni promette da anni di mettere mano, per avere notizie sui criteri di selezione dei 18 nuovi soprintendenti temporanei, ma con alta possibilità di stabilizzazione futura a differenza dei milioni di precari in funzione in tutti i settori produttivi e non d’Italia, e entrati in servizio il 15 novembre.

Si sa che non sono stati scelti tramite concorso, ma secondo l’istituto dell’interpello una sorta di chiamata denunciata in aula dalla Senatrice Margherita Corrado del Gruppo Misto cui hanno riposto 495 candidati secondo un criterio che dovrebbe favorire una particolare forma di ricambio: sostituire i competenti con giovani che non possono vantare un appropriato curriculum ed una esperienza maturata sul campo.

Così fatte fuori figure prestigiose, studiosi autorevoli, funzionari esperti verrà affidata a nuove leve con tutta probabilità “influenzabili”, o inesperte, la gestione di pacchetti di investimenti e risorse cospicue per la tutela e la valorizzazione di siti archeologici e museali.

Si capisce così che dopo il successo del laissez faire, si registrerà il trionfo del non fare così la cerchia dei soliti sospetti potrà proseguire con i suoi commerci, i comodati, le sponsorizzazioni, il mecenatismo che si traduce in fitti agevolati per convention e cene sociali, o propagando il brand della creatività patria con il marchio sui slami e la griffe sui mocassini, mente i settori cruciali restano nelle mani di gente pratica, ministri con ben altro portafoglio e ben altra vicinanza ai palazzi reali.

È là che si è alimentata la leggenda della centralità nel programma di ricostruzione del Pnrr, del Ministero del Beni Culturali, cui si concede poca ciccia (solo 6,6 miliardi) ma in compenso se ne esalta il ruolo strategico grazia a antiche competenze rivalutate da recenti disposizioni, quelli in materia di semplificazione e di concorrenza, cruciali nei processi autorizzativi della valutazione in impatto ambientale e paesaggistico, che coinvolgono ogni opera pubblica e infrastruttura del Piano, compresi gli interventi per l’approvvigionamento energetico.

Ma come si sa da anni il ministero manca di funzionari sia tecnici sia amministrativi, ridotti a a meno della metà dell’organico previsto, e la situazione è destinata a peggiorare a causa dei pensionamenti. E come hanno segnalato i sindacati, malgrado siano 6 mila i posti autorizzati da mettere a concorso, l’unico bando lanciato dal 2019 – quello per 1.052 “assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza – è iniziato nel gennaio 2020 e ancora non è concluso.

Così l’avamposto della vigilanza sulla sostenibilità e compatibilità delle opere strategiche dalla “ricostruzione” resta deserto, la trincea già proverbialmente poco combattiva sarà sguarnita e a occuparsi delle “trattative” con potentati privati, multinazionali, cordate del cemento e cupole delle trivelle saranno gli stessi addetti ai lavori coinvolti e interessati, i dirigenti dei ministeri che temono  la conoscenza perfino delle guerre puniche, quelli che ritengono che il paesaggio si tuteli piazzando la vigilanza dei caddy dei campi di golf, quelli che l’ambiente si salva tinteggiandolo di green senza olio di palma, quelli che per salvaguardare la salute, dopo la Dad e il lavoro agile, prediligono la chiusura di teatri, musei, biblioteche inutilmente costosi, poco remunerativi e malsani, offrendone in cambio la fertile digitalizzazione.

Quella virtualizzazione dunque, che ormai deve sovrintendere ogni rapporto sociale compresi i licenziamenti, compresi gli affetti, ogni settore della società, comprese diagnosi e cure, ogni manifestazione delle libera espressione, spostata dalle piazze ai like sui social, e soprattutto la democrazia sospesa causa emergenza, ridotta a bene archeologico che non merita manutenzione.

da qui




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