lunedì 14 maggio 2012

Esperanto - Otto Gabos

un viaggio in un mondo vicino e lontano.  con una storia solida.
bello - franz


Esperanto è la lingua artificiale ideata nell’Ottocento da un oftalmologo polacco di origine ebraica, Ludwik Lejzer Zamenhof, come linguaggio ausiliario che tra le altre cose avrebbe dovuto facilitare il dialogo tra i popoli – superando le barriere linguistiche e le reciproche incomprensioni. Otto Gabos è partito da quella utopia ottocentesca un po’ dimenticata come spunto iniziale per imbastire il suo nuovo romanzo grafico, intitolato proprio Esperanto e uscito in queste settimane per la casa editrice Black Velvet (144 pagine, 18 euro). Lo sfondo che avvolge le vicende della storia è una città di nome Esperantia dove si parla quell’idioma come lingua madre. Un universo parallelo in cui l’umanità, giunta sull’orlo di una guerra civile devastante, ha deciso di sublimare la propria aggressività nel gioco, bandendo ogni forma di conflitto armato dalla propria società. Si tratta di una incursione del disegnatore e scrittore cagliaritano nel linguaggio narrativo della fantascienza e della letteratura distopica, con un affresco molto ambizioso che si svolge su più livelli: rapporti personali e progetti politico-sociali che si intrecciano in una storia dal ritmo incalzante, dominata dalle tonalità un po’ cupe e dalle architetture - sontuosamente tratteggiate - della città e dei suoi sotterranei…

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