venerdì 24 luglio 2015

Memorie di un ratto - Andrzej Zaniewski

un libro come pochi, inizi a leggere e sei un ratto. scritto sopratutto in prima persona, e anche in seconda e un poco anche in terza, con un ritmo che ti cattura. l'eroe è un ratto, dalla nascita alla morte, uno di noi. vive e sopravvive a Danzica, probabilmente, nel periodo della guerra mondiale, vede gli uomini, li teme, deve sempre correre, va anche in treno, mors tua vita mea, non è Topolino, Ratatouille. se non ti immedesimi, dopo tre pagine hai mollato il libro, ma tu resisti, sarai ricompensato. cos'è la letteratura se non ascolto e immedesimazione? bancarelle e biblioteche forse ti aiuteranno a trovare questo libro unico - franz




Libro tosto.  Permeato di particolari anche raccapriccianti, di dettagli materiali, di sangue, di odori, di paura, di tensione.
E’ la storia di un ratto, ma anche, nelle intenzioni dell’autore, una scioccante allegoria della vita umana che ci viene spiattellata crudelmente da Zaniewski stesso nelle pagine della postfazione: “Memorie di un ratto non è solamente un libro sugli animali, anche se un simile modo di interpretarlo potrebbe essere plausibile. Al contrario, si tratta di un racconto sulle leggi che governano la società, […] Pertanto ti prego, egregio lettore, di non dimenticare che, descrivendo in modo particolareggiato e naturalistico la vita del ratto, pensavo a te.”

Del suo ratto-protagonista in particolare: un bell' esemplare (se così si può dire) di cui seguiamo le gesta dalla nascita fino alla morte. Un' Odissea, chiosa ancora l' autore, che prevede avventure, uccisioni, amori, apprendistati, viaggi per mare e infine il nostos, il ritorno a casa. L' eroe è dunque un ratto. Un essere dotato di vibrisse, così si chiamano i lunghi baffi che gli servono da sensibili antenne, di denti aguzzi e in continua crescita, di un appetito formidabile e di una diffidenza (ricambiata) per i suoi simili che lo porta ad uccidere il padre senza tanti complimenti e chiunque gli si pari innanzi, contrastandolo. Il ratto-protagonista è (nel romanzo) l' unico parlante (o pensante) della sua specie: non sapremo mai che cosa rimugina la ratta-madre che poi diventerà la sua temporanea compagna, né i numerosi altri ratti che si incrociano ad ogni piè sospinto. Solo del vecchio ratto, alla cui scuola il nostro si forma, intuiamo qualcosa. E' un cavaliere solitario e non tollera quasi nulla del mondo. Sicché ad un certo punto se ne va alla ventura e addio…

Trovato casualmente spulciando in una bancarella di libri usati... mi ha colpito subito il titolo, ed il tema... senz'altro originale.
Beh... bella sorpresa, devo dire.
Scorrevole, molto ben scritto... con un'alternanza continua e riuscitissima tra prima e terza persona.
Il protagonista della storia ci narra la sua vita... dal momento in cui per la prima volta ha aperto gli occhi, a quello in cui li ha chiusi definitivamente.
Nel mezzo... tanta roba... esplorazioni, migrazioni, lotte, accoppiamenti... persino la guerra (degli uomini).
E questo è uno degli elementi di interesse del libro: il fatto di vedere gli uomini, il nostro mondo, la nostra storia, con gli occhi, diversi, di un osservatore esterno e molto particolare.
Molti degli episodi narrati sono citazioni di altri autori, compresi racconti e leggende della tradizione popolare... ma si integrano benissimo con il resto della storia.
Angosciante la seconda parte, tristissimo il finale.
Che dire... non guarderò più un ratto con gli stessi occhi.
Se vi capita a tiro, io gli darei un'occhiata...

Zaniewski prende le mosse dalla tradizione mitteleuropea che ha generato il gatto Murr di E.T.A. Hoffmann, il cane Sharik di Bulgakov, e i vari animali della fattoria di Orwell. Se ne distacca, però, in due modi. In primo luogo, non rifugge dai minuti dettagli materiali del mondo del ratto: al di sotto della letterarietà della scrittura, che avvicina e allontana il punto di vista alternando prima e seconda (e occasionalmente terza) persona, è evidente il compiacimento dell’autore nel descrivere con dovizia di particolari il pericolo, la paura, il terrore quotidiano nella vita del protagonista. In secondo luogo, non è la satira sociale che interessa a Zaniewski. Non c’è parodia, né riso amaro. Non è la storia di un uomo in guisa di ratto: è la storia di un ratto. 
O no?...

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