ci sono libri necessari che, come I Promessi Sposi, andrebbero letti in tutte le scuole.
Non chiamarmi zingaro è uno di quelli, parla di cose sconosciute, è istruttivo, smonta pregiudizi, ti costringe a prendere posizione, ti fa conoscere tanti fatti e storie che sono a portata di mano, basta non girare gli occhi.
alla fine del libro incontri Mariella Mehr, e il Porrajmos.
e avrai conosciuto Dragan, Walter, Doro, Alin, Mari, Florian, Elena, Bobby, Manush, Alma, Mirko, Mauso, Adamo, Carla, Vasko, Anna, Unica, Riccardo, Marsela, Joseph e Giovanni, tra gli altri.
Non chiamarmi zingaro è uno di quelli, parla di cose sconosciute, è istruttivo, smonta pregiudizi, ti costringe a prendere posizione, ti fa conoscere tanti fatti e storie che sono a portata di mano, basta non girare gli occhi.
alla fine del libro incontri Mariella Mehr, e il Porrajmos.
e avrai conosciuto Dragan, Walter, Doro, Alin, Mari, Florian, Elena, Bobby, Manush, Alma, Mirko, Mauso, Adamo, Carla, Vasko, Anna, Unica, Riccardo, Marsela, Joseph e Giovanni, tra gli altri.
cerca questo libro, ti mancava - franz
…è un libro
itinerante che va direttamente al cuore. Racconta le storie e le tradizioni di
una popolazione in fuga, da noi disprezzata ed etichettata con il termine
"zingaro", che porta dietro di se' un lungo percorso di
emarginazione, intolleranza e sofferenza. L'autore ci porta a conoscere questo
popolo e le sue storie di vita quotidiana, raccontandoci le testimonianze degli
uomini che ha incontrato nel suo cammino per le strade e i campi rom
dell'Europa...
da qui
«Mi fate ridere quando vi sento dire che avete paura di noi. Ogni
volta che ci fermiamo con la roulotte in una zona isolata, andiamo a dormire
con la speranza che nella notte non arrivi qualche balordo a darci fuoco con
una tanica di benzina. "Che facciamo stasera? ma sì, andiamo a bruciare
questi zingari." Abbiamo paura. Prova a immaginare cosa accadrebbe se
finissi nelle mani di un gruppo di naziskin. Mi taglierebbero a pezzi e mi
metterebbero nel forno di casa. Perché devo vivere nel terrore? Per fortuna che
c’è la polizia. Se non ci fossero loro non ci sarebbe più un sinto o un rom
sulla faccia della Terra.»
Ecco un libro che dovremmo
leggere tutti: giovani e meno giovani, di sinistra e di destra, italiani e non.
Gli zingari ci fanno paura, ce
ne hanno sempre fatta, ma ora, com'é risaputo e come si percepisce benissimo
anche senza guardare il telegiornale o leggere i quotidiani, la cosa, almeno in
Italia, sta assumendo proporzioni enormi….
Campioni dell’illegalità, noi
italiani. Ma i lavavetri no, per loro scatta la tolleranza zero. Tutti a
correre come pazzi sull’autostrada, ma se un rom ubriaco provoca un incidente
ecco che parte l’emergenza zingari, tutti colpevoli. Allora può essere utile
saperne di più: leggere queste storie di rom e di sinti fa uno strano effetto.
La zingara medico che sorveglia sulla nostra salute, lo zingaro responsabile
degli antifurti di una banca (sic!), l’insegnante, i bambini che vanno a scuola
(migliaia di zingari fanno gli infermieri e i fornai), il prete: realtà che
sembrano straordinarie ma che appartengono alla vita quotidiana. E che
Petruzzelli riporta dando la parola a loro, andandoli a trovare nelle periferie
delle nostre città ma anche in Romania, Bulgaria, in Francia. Racconti di vita
dura e sofferta, di miseria e di intolleranza, di forti tradizioni, diverse
dalle nostre. E quindi da nascondere. L’autore ricorda anche le persecuzioni e
le torture che gli zingari hanno subito in Germania e in Svizzera. Storie
scomode, che nessuno vuole riconoscere, per evitare possibili risarcimenti. Chi
difende gli zingari? Nessuno.
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