non è Parigi, né Los Angeles, è Cotonou, sull'oceano.
un viaggetto lì costa poco, col libro, e non ci si annoia, né si prende troppo caldo - franz
Il titolo è un proverbio tradizionale africano:
nei 24 capitoli in cui è diviso il libro troviamo altrettanti titoli-proverbio
o presunti tali, dal momento che alcuni sembrano proprio usciti da una penna
satirica e giocosa. Se il romanzo di Mourad non potrebbe che essere ambientato
al Cairo, quello di Zotti è contemporaneamente molto beniniano e molto
americano. Se ci lasciamo trasportare dalle suggestioni della storia
immaginiamo i personaggi con i tratti della gangster-movie americana di serie b
e con il ritmo indiavolato e granguignolesco dei film di Quentin Tarantino. Un
pulp, dunque tutto schizzi di sangue e pestaggi…
…Comincerò definendolo graffiante: la prosa asciutta –
ottima la traduzione di Claudia Ortenzi e ottimo il bilanciamento con termini
lasciati in lingua locale – e la trama non priva di aggressività e di una
generosa dose di violenza rendono la lettura disturbante al punto giusto. Non
ci si può però esimere dal sottolineare come Couao-Zotti abbia voluto ritrarre
una Cotonou intrisa di sangue, droga, criminalità più o meno organizzata,
corruzione. E’ evidente l’intento di critica sociale e politica, nella più
nobile interpretazione del termine, cosÏ come la testardaggine del
protagonista, investigatore privato con un passato nelle forze dell’ordine,
rende onore a quella parte della popolazione che non si rassegna e conta su un
futuro migliore…
Donne fatali quante ne volete, fasci di banconote, una buona riserva di polvere bianca, qualche morto, un lungo inseguimento, due o tre scene torride nei bassifondi di Cotonou, città più popolosa e capitale economica del Benin, dove il tchoukoutou (birra di mais) scorre a fiumi. Nel nuovo libro di Florent Couao-Zotti sono riuniti tutti gli ingredienti classici di un buon romanzo poliziesco…
Nicolas Michel, Jeune Afrique
Internazionale, numero 971, 19 ottobre 2012
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