Leggendo in questi giorni gli articoli sulla
Riforma della Scuola renziana mi ha molto colpito la strana idea che a quanto
pare hanno gli italiani, e anche molti autorevoli commentatori chiamati a
spiegare la nuova legge, della scuola in Italia. Quando si parla della riforma
di Renzi, infatti, sembra che questa sia la prima legge che rimette ordine
nella scuola, adeguando ai tempi moderni un istituto che in pratica è rimasto
tale e quale dai tempi di Gentile.
E' di oggi
il commento di Paolo Pombeni sul Sole24ore,
che recita, paro paro:
Era ingenuo pensare che mettere mano ad
una palude quale era diventato il sistema scolastico nell'ultimo cinquantennio
si risolvesse in una piacevole passeggiata trionfale.
Be' non sarà
di certo una passeggiata, caro Pombeni, ma di certo presentare la Riforma di
Renzi come il primo tentativo organico in 50 anni di rimettere mano alla scuola
è una lettura piuttosto curiosa. E' dal 1997 (riforma Berliguer) infatti che
ogni santo governo della Repubblica - di Destra e di Sinistra - ha in pratica
messo mano alla scuola e varato una sua epocale riforma, e probabilmente la
"palude" si è generata soprattutto da questo continuo arrivare
dall'alto di normative nuove. Abbiamo avuto, noi docenti, nell'ordine: Riforma
Berlinguer (1997); Riforma Moratti (2003) poi rivista da Fioroni (2006) e
infine nel 2008 la Gelmini.
I docenti,
poveracci, hanno cercato di arrabattarsi ad applicarle tutte, ad una ad una,
combattendo peraltro strenuamente contro il leit motiv di tutte, che era il
taglio continuo e sistematico di fondi.
Nel racconto
che si fa sui quotidiani del mondo della scuola l'immagine che viene data è
quella di una cricca di insegnati chiusa e sorda, che protesta su tutto e si
mette di traverso ad ogni tentativo di innovazione, spalleggiata da sindacati
potentissimi si battono per difendere privilegi aviti. In realtà le
innovazioni, chiamiamole così, ormai le abbiamo sperimentate tutte, e sulla
nostra pelle, e nella stragrande maggioranza delle volte le abbiamo già
bocciate in quanto inefficaci. I sindacati a scuola contano ormai meno del due
di briscola, e questa volta sono andati al traino della protesta montante dalla
base. E la base sono gli insegnanti che, banalmente, non ne possono più.
Sono anni
che, molto prosaicamente, cerchiamo di far capire che le valutazioni affidate a
test come si vorrebbe sono molto inaffidabili (e, guarda caso, le nazioni come
l'Inghilterra e gli USA dove questa idea dei test come metodo di controllo
degli apprendimenti è nata ora stanno cercando di tornare indietro), che
mancano investimenti seri per i recuperi degli studenti che non ce la fanno e
si perdono per strada, che vanno riviste e fissate una volta per tutte
procedure serie e certe per l'immissione in ruolo e la formazione dei docenti
(e anche stavolta, niente, perché al di là della retorica, quella renziana è
solo una enorme sanatoria di massa che butta dentro chiunque pur di evitare una
pesante multa europea).
Il tanto
strombazzato "merito" non è chiaro in cosa consista, e non c'è una
sola parola in tutto il decreto che lo chiarisca, né che fornisca in pratica,
ai poveri dirigenti chiamati a certificarlo, un qualche parametro oggettivo. Si
scarica ancora una volta su insegnanti e presidi, senza dare nemmeno loro
risorse, la colpa dell'ignoranza di un paese dove le famiglie non leggono, i
figli sono allevati in un tenace disprezzo verso l'istruzione e la cultura e i
docenti vengono continuamente dipinti dagli organi di informazione come una
massa di fanulloni incapaci, che vanno bastonati come schiavi recalcitranti.Già
pronti ad essere indicati come colpevoli anche del possibile fallimento della
riforma renziana.
Come informa
infatti Pombeni sarà colpa delle loro proteste se ancora una volta non
funzionerà tutto alla perfezione. In pratica: gli albi territoriali da cui
scegliere i nuovi insegnanti non sono ancora stati creati, non si sa nemmeno il
numero esatto di docenti che entreranno in ruolo e su quali cattedre, o in
quali regioni, i Dirigenti non hanno nessuna direttiva su quali criteri usare
per la famosa "scelta" dei migliori e non hanno fatto in tempo
nemmeno a formulare le proposte per il nuovo organico, né a preventivare i
colloqui per valutare i docenti, non si sa come le deleghe che il governo deve
approvare modificheranno l'orario di servizio dei docenti (con relativo
rimescolamento di cattedre), non si capisce come si potranno formulare le ore
aggiuntive e che fondi si avranno a disposizione, però, sia chiaro: se l'anno
scolastico partirà nel più assoluto casino sarà colpa delle proteste dei
docenti ignavi.
Sono loro
che tirano la carretta da anni ad essere la pietra dello scandalo, la casta
chiusa ed iperprotetta, perché si permettono pure di protestare invece che,
come hanno fatto per altro per anni e anni, abbassare il capo e inventarsi un
modo per far funzionare il tutto nonostante il delirio di normative che piove
addosso, scritte malissimo e da gente che manco sa come diavolo sia fatta,
nella realtà, una classe.
A tutti
questi illustri commentatori cederei per un mesetto la mia cattedra, al 1
settembre, in una normale scuola pubblica: così si renderebbero conto,
rimanendo frullati nel caos che hanno generato, cosa ci troviamo ad affrontare,
sguarniti ormai di tutto.
Ho
l'impressione che dopo l'impostazione aulica dei loro editoriali cambierebbe di
un bel po'.
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