da un paio di giorni ho raccolto il materiale essenziale per scrivere
questo post, ma questa mattina, aprendo le mail, mi accorgo di essere stato battuto in
sintesi e velocita` da un giovane valoroso amico bloggerche ha detto in forma piu` sintetica quello
che sto per dire anche io (traduco come posso il suo post scritto in inglese):
Almeno dopo il
referendum greco, è chiaro che la situazione economica europea e forse del
mondo è drammatica. Mentre la finanza cerca di sopravvivere, l’instabilità
sociale e` diventata una condizione comune in tutto il mondo.
Originariamente la
finanza avrebbe dovuto aiutare l’economia a difendere la stabilità sociale e la
redistribuzione della ricchezza, incoraggiando nuove idee e il progresso. Ma
qualcosa è andato storto…
* * *
siccome l’essenziale l’ha gia` detto Terra e Spazio, non mi resta che cercare comunque di essere originale radicalizzando le
affermazioni dell’amico su due punti:
1. la crisi economica mondiale in corso, di una gravita` inaudita e
sull’orlo di un nuovo aggravamento, che potrebbe anche diventare una vera
catastrofe questa volta, non ha nulla a che fare direttamente con l’esito del referendum greco.
forse lo spiega, perche` la resistenza a tagliare il debito greco ha
molto a che fare con una reale mancanza di fondi di chi dovrebbe rimetterci
qualcosa.
ma la crisi mondiale non e` provocata certo dal voto di 10 milioni di
greci (calcolando anche quelli che si sono astenuti): magari qualcuno provera`
a farlo credere e sara` facile creare una falsa correlazione, ma non e` vero:
il sintomo non e` la malattia.
2. i mesi di discussione in Europa su come gestire il debito greco fuori
controllo assomigliano molto alla partita a scacchi giocata in una cabina del Titanic che affonda: se ci hanno fatto
appassionare a questo gioco e` stato per distrarci dalla catastrofe che ci
sovrasta.
banale arte di governo: occorre tenere i popoli tranquilli ed evitare il
panico, dato che nessuno sa bene che cosa potra` succedere.
* * *
L’albero Grecia soffre
di una malattia senza precedenti che richiede rimedi senza precedenti (…).
E’ però l’intera
foresta Mondo a presentare sintomi allarmanti di cattiva salute a cominciare
dall’albero Giappone.
Dopo due anni di
frenetica stampa di nuova moneta, la crescita è attualmente sostenuta
dall’accumulo di prodotti nei magazzini, il rapporto tra debito pubblico e
prodotto interno lordo è quasi il doppio di quello italiano ed è sostenibile
solo perché i risparmiatori giapponesi si accontentano di interessi bassissimi
e perché la bilancia commerciale è ancora positiva, di poco.
Se il segno dovesse
cambiare la crisi potrebbe esplodere improvvisamente, con conseguenze difficili
da prevedere, ma comunque gravi sul piano mondiale.
Il secondo albero malato è la Cina.
I nuovi governanti si
sono trovati di fronte a una decina di città-fantasma e oltre 60 milioni di
case vuote, un’enorme bolla immobiliare e cercano di farla sgonfiare lentamente
senza che scoppi, ma intanto si è registrato un vero e proprio cedimento delle
quotazioni di Borsa, con perdite del 15-20 per cento in un mese, e delle
esportazioni (-2,8 per cento a maggio).
I problemi di salute
non risparmiano gli Stati Uniti, dove l’occupazione aumenta in quantità, ma
perde in qualità e aumentano i divari sociali.
Né e` messo meglio il Fondo
Monetario che fa il duro con la Grecia per 1,6 miliardi di credito a rischio, ma ha prestato senza
fiatare all’Ucraina 17,5 miliardi di dollari (che probabilmente non rivedrà
più).
In altre parole, le
ruote dell’economia girano più adagio del previsto.
E non si tratta certo
della (sola) Grecia.
mario.deaglio@libero.it
* * *
Scudo da 19 miliardi
per Shanghai In Cina la Borsa ha bruciato 2.800 miliardi in 3
settimane
05/07/2015
FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK
Dieci volte il prodotto
interno lordo della Grecia.
A tanto ammonta il
patrimonio polverizzato dalle due principali Borse cinesi nelle ultime tre
settimane, un valore di mercato pari a 2.800 miliardi di dollari.
Mentre il mondo è
concentrato sulla crisi ellenica, in Oriente si sta consumando un’emergenza
finanziaria anche più ampia.
E’ quella delle Borse
di Shanghai e Shenzhen, che dall’ultimo picco del 12 giugno hanno perso il 30%.
Tre settimane per
creare un effetto di panico che ha spinto i broker a creare un fondo, e il
governo a sospendere le offerte pubbliche iniziali per frenare il crollo.
Una crisi che si sta
consumando nel silenzio imposto da Pechino, i cui timori di una diffusione del
panico in altre parti della seconda potenza economica mondiale sono però sempre
più evidenti.
Lo conferma la
maratona di consultazioni di ieri tra funzionari di Consiglio di Stato,
governo, People’s Bank of China (la banca centrale), autorità di
regolamentazione e agenzie finanziarie, per discutere l’adozione di misure di
emergenza. La prima delle quali è il divieto di procedere a nuove Ipo (initial public offering: l’offerta al pubblico dei titoli di una
società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato) (…).
Non è chiaro quanto
tempo durerà il divieto, azioni simili in passato sono durate da 3 a 14 mesi.
(…) Una misura che fa seguito a precedenti tentativi falliti di frenare la
fuga degli investitori. (…)
I 19,3 miliardi
potrebbero però bastare solo per pochi giorni, costringendo a un intervento
diretto del gigantesco fondo sovrano cinese.
Il più lungo rally
borsistico della storia della Cina – con Shanghai e Shenzhen che hanno
guadagnato in un anno il 150% e il 190% – sta dunque trasformandosi in uno
tsunami capace di travolgere gli oltre 90 milioni di cinesi che si sono
affidati alla speculazione borsistica (…).
* * *
ora non vorrei tirarmela troppo, ma quali furono le mie impressioni un
anno fa, viaggiando per la Cina meridionale?
La città comincia ad emergere dalle mia
fantasie indistinte e ad assumere l’aspetto di una sfilata mostruosa di
costruzioni: un impatto duro, brutale, con la realtà.
Qualcosa che fa impallidire Hong Kong e
in fondo la raffinata eleganza perseguita nelle sue costruzioni, che pure
violentavano l’ambiente in modo incredibile.
Qui la città è grande il doppio: è una
piovra mostruosa che si estende per decine di km, dove le costruzioni non pare
abbiano mai fine e, dove accennano a farlo, sono sostituite da gru e cantieri a
perdita d’occhio.
Il tutto ha qualcosa di visivamente
brutale, di indifferente alla realtà; si capisce che non è direttamente la
speculazione a guidare questi architetti, quanto la voglia di strafare, di
battere ogni forma di modernità possibile.
E a questo punto avviene qualcosa che
non posso che definire para-normale; una specie di oscura percezione si
impadronisce di me e spande un’ansia selvaggia in tutte le mie vene.
È come se un urlo di sofferenza inaudita
si sollevasse da queste sagome alte decine di piani, è come se tutto il dolore
che è costato costruirle in termini di fatica umana ritornasse concentrato
attorno ad una domanda indistinta, che provo a razionalizzare, ma è
semplicemente “che cosa succederà di tutto questo?”
Che cosa succederà di
te Canton, che sei “acqua e luce”, Guangzhou (廣州, 广州) – se non sbaglio a
tradurre zhou, che ricordo volesse dire acqua -, quando la follia che
ti ha costruito si troverà improvvisamente di fronte ai limiti oggettivi delle
possibilità: che cosa sarà dei milioni di persone che oggi ti abitano,
mangiano, vivono, lavorano, sospese ad un equilibrio che ha già
dell’impossibile e non se ne rendono conto?
Ma sto razionalizzando in qualche modo:
l’unica verità da dire è che improvvisamente percepisco Canton come città di
pena, assurda, delirante, sovrastata da qualche catastrofe, e decido di
fuggirne appena possibile.
quella visibile mostruosa follia costruttiva che ha stravolto la Cina non
era forse visibile a una mente minimamente attenta?
60 milioni di case vuote, intere citta` fantasma costruite dal nulla e
per il nulla…
case per centinaia di milioni di persone che non ci sono e non ci saranno
mai, costruite a credito, senza avere la ricchezza reale per farlo, ma allo
scopo di realizzare guadagni che non ci saranno mai.
e che effetti potra` avere sul resto del mondo la fine del miracolo
cinese, che ha sostanzialmente trainato l’economia mondiale negli ultimi anni?
* * *
il mondo attuale, la civilta` attuale, sono giunti al capolinea?
la mitologia dell’eterno sviluppo sta tirando le cuoia?
i limiti dello sviluppo e la catastrofe climatica ci stanno strangolando?
che cosa succedera` di una societa` che si e` fondata sul debito nel
momento in cui diventa chiaro che il debito stesso non e` piu` possibile
restituirlo, perche` lo sviluppo stesso ulteriore e` impossibile?
Abbiamo bisogno di
sviluppo pigola un distinto blog di neo-keynesiani.
ma possibile che la la classe dirigente di questo pianeta, follemente
impegnata a conquistare il consenso o almeno la rassegnazione di un
pubblico di consumatori senza cervello non si renda neppure conto che la
giostra sta chiudendo il suo giro?
lo sanno, almeno alcuni, lo sanno benissimo, i pochi che ragionano li`
dentro, ma non possono dirlo.
* * *
si cerca di mandare avanti la giostra ancora qualche giro.
in realta` la giostra continua soltanto perche` chi ha speculato sullo
sviluppo oggi riesce a speculare altrettanto bene sulla crisi e continua ad
arricchirsi.
la giostra continua perche` intanto l’elite degli iperplutocrati costruisce le sue fortezze dove sopravvivere
alla cancellazione dalla faccia della Terra della comune umanita`.
morte dell’umanita` da ogni punto di vista: la prossima civilta` umana
potrebbe essere quella che ci stanno preparando il Daesh, o analoghe forme di follia fanatica a sfondo
religioso.
* * *
e allora parlate pure di Grecia, festeggiate l’impossibile vittoria sul
debito, uomini comuni a cui rimane ben poco da vivere ancora.
qualcuno agita i sonagli davanti a voi, perche` la catastrofe
vi colga impreparati.
il pianeta del futuro sara` al tempo stesso riscaldato dai gas
serra e congelato dalla nuova glaciazione oramai iniziata e permettera` solo a
pochi di sopravvivere.
ma per voi (per noi) questo futuro non vi riguarda, non ci riguarda.
* * *
suvvia, oggi e` un altro giorno, sorridiamo a questo debole sole che
sorge.
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