Sotto il sole torrido, un uomo – un giornalista – ha piantato una tenda di
fronte all’edificio delle Nazioni Unite, a Ginevra, e ha cominciato uno
sciopero della fame che dura da 34 giorni. Chiede solo una cosa: che gli siano
restituiti i suoi documenti, e con questi il diritto di esercitare la sua
professione.
Ali Lmrabet è uno dei più noti giornalisti marocchini, forse il più noto.
Fondatore di giornali satirici, firmatario di scoop e di servizi al vetriolo
(celebre il suo reportage nelle vesti di un migrante irregolare su un gommone
attraverso lo stretto di Gibilterra nel 2000), vincitore di decine di premi,
oggi è un sans papiers. Il governo di re Mohammed VI non vuole
rilasciargli quei documenti che gli permetterebbero di riprendere la propria
attività nel paese, interrotta più di dieci anni fa.
La sua colpa? Essere andato nei campi sahrawi in
Algeria e aver detto che chi vive lì è un rifugiato
L’odissea di Ali è cominciata nel 2003 quando è stato condannato a quattro
anni di carcere (ridotti a tre in appello) per “oltraggio alla persona del re”
e “attentato all’integrità territoriale del regno”. La sua colpa? Essere andato
nei campi profughi sahrawi di Tindouf in Algeria e aver detto che coloro che
vivono lì non sono dei “sequestrati” del Fronte Polisario (come vuole la
posizione ufficiale marocchina) ma dei semplici rifugiati. Il soggetto è tabù
nel regno alauita: Ali è stato messo in carcere. All’inizio del 2004, dopo
sette mesi di prigione e un altro sciopero della fame, è stato graziato da
Mohammed VI.
A seguito di un altro processo, nel 2005, ha subito un’altra singolare
condanna: dieci anni di divieto di esercitare la professione. Ha accettato il
verdetto e continuato il suo lavoro in Spagna, prima come inviato speciale di
El Mundo, poi come giornalista indipendente. Ma senza mai dimenticare la sua
priorità: rilanciare i suoi giornali in Marocco. Oggi, che i dieci anni di
interdizione sono terminati, il potere marocchino sembra volerglielo impedire a
ogni costo. In mancanza di appigli giuridici, i funzionari di Rabat hanno
trovato un altro modo: privarlo della propria identità rifiutando di
rinnovargli i documenti.
Una
lettera, firmata da celebri nomi del giornalismo, della letteratura
e dell’accademia (fra questi il premio Nobel per la letteratura John Maxwell
Coetzee e il premio Pulitzer Seymour Hersh) è stata inviata al re Mohammed VI.
Per il momento è rimasta senza risposta. E intanto Ali si prepara a entrare nel
suo 35esimo giorno di sciopero della fame.
qui
una vecchia intervista con Ali Lmrabet
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