mercoledì 25 novembre 2015

Una verità mostruosa - Giulietto Chiesa



Parigi, Giulietto Chiesa: “Le incongruenze di quella notte a Parigi. Per me tedeschi a rischio" (intervista di Lucia Bigozzi)


“Incongruenze” nella notte del massacro di Parigi e in quella di Saint-Denis. Giulietto Chiesa, giornalista e scrittore, esperto di scenari internazionali e politica estera, rileva nella conversazione con Intelligonews nel giorno in cui a Roma scatta il piano sicurezza per il Giubileo. Con una “previsione-sensazione” ad hoc per l’Italia…

A otto giorni dalla strage di Parigi, secondo lei ci sono incongruenze nella dinamica dei fatti? Lei quali ne individua?

«Ce n’è una clamorosa: tutti gli attentatori si sono suicidati con la cintura esplosiva; praticamente non hanno ucciso ma si sono uccisi inutilmente. Leggendo le cose che sono emerse, vedo che uno si mette la cintura esplosiva e si fa esplodere in un bar dove ferisce gravemente una cameriera; un altro si fa esplodere in un vicolo, un altro si fa saltare all’ingresso dello stadio e uccide un passante. Che senso ha tutto questo? Nessuno. Non tutti tra gli attentatori però sono morti e non tutti sono kamikaze suicidi, tanto è vero che li stanno ancora cercando. L’ultima incongruenza clamorosa a mio avviso riguarda la notte di Saint-Denis e l’assalto al covo: è stato fatto un assalto notturno sparando cinquemila proiettili per uccidere persone ritenute o complici o autori del massacro di Parigi, che erano state circondate nel luogo dove stavano e potevano essere catturate vive; invece sono stati tutti uccisi. A quale scopo? Siamo di fronte a strutture di ultra-specialisti, le cosiddette teste di cuoio, che vanno davanti a un appartamento di notte per uccidere tutti quando avrebbero potuto prenderli vivi e farli parlare? Io più guardo, più leggo e più mi sorgono interrogativi». 

Perché Salah Abdeslam non è stato ancora catturato? Ha lasciato tracce del suo passaggio anche in Italia. 

«E’ possibile che sia un uomo abilissimo, ma non mi pare che nessuno degli attentatori abbia un curriculum da grande intellettuale stratega; mi sembrano dei poveracci votati alla morte o come si suol dire, dei capri espiatori. Ho l’impressione che non fossero gli unici ma che ci fosse qualcun altro in giro - e infatti lo stanno cercando - che o non verrà catturato oppure se verrà catturato, verrà ucciso. Io non ho prove, ho indizi e punti interrogativi che mi limito ad elencare»

Italia a rischio? Anche oggi una giornata di falsi allarmi bomba a Roma, proprio nel giorno del varo del piano di sicurezza per il Giubileo. Che impressione ha?

«Le dico la mia personale opinione: ho l’impressione che l’Italia sia il paese che rischia di meno e penso che ci sia qualcosa di altro in giro». 

Perché?

«Perché l’Italia è rimasta ai margini di tutta questa vicenda e per fare operazioni di questo genere ci vogliono complicità nei gangli dello Stato, come peraltro avvenuto nei casi di terrorismo italiano. Se uno non ha alleati nel paese in cui pensa di fare l’operazione, se ne va altrove dove la possibilità di avere alleati è maggiore»

Il ministro Alfano propone di presidiare i confini esterni alle frontiere. E’ sufficiente? 

«Queste sono chiacchiere. Da Patriot Act in poi, sappiano come vanno le cose: non appena si delinea un pericolo di questo genere, subito si fa ricorso a un’operazione di restrizione della libertà delle persone. Fa molto comodo invocare pericolo terroristico in nome del quale di restringono le libertà delle persone: naturalmente occorre prendere delle misure e questo è legittimo, ma cominciare a strillare di ridurre la quota delle nostre libertà non mi pare il caso. Va fatto un lavoro mirato, ci sono organismi preposti e specializzati che devono agire. Quanto alla valutazione politica, mi pare che l’Italia sia la meno esposta rispetto ad altri paesi quali la Gran Bretagna e la Francia. La Germania un po’ meno anche se per altre ragioni ha creato un certo fastidio agli Usa. Portogallo, Spagna, Grecia e Italia sono esposti in maniera molto inferiore rispetto a Francia, Gran Bretagna, Belgio e, forse, alla stessa Germania dove io personalmente concentrerei l’attenzione sui possibili rischi».

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