martedì 1 maggio 2018

Noi - Evgenij Zamjátin


se non sapessi che è un libro degli anni '20 potresti pensare che Evgenij Zamjátin è uno che ha letto Orwell.
in un futuro presente, nel quale il paese ha una guida armonica, il Benefattore, è impossibile avere ideee diverse.
eppure può capitare e i rischi sono altissimi.
Noi anticipa tanta letteratura futura, nel 1988 fu pubblicato in Russia, con soli 67 anni di ritardo.
strano e avvincente, buona lettura.




…Ingegnere navale, Zamjatin scrisse Noi quando aveva poco più di trent’anni, e negli anni caldi della rivoluzione, quelli in cui non si era ancora affermata e consolidata con Stalin e con Zdanov un’idea di cultura e di arte, al servizio non del popolo ma del partito e della sua idea di quel che il popolo avrebbe dovuto diventare, essere.
Inventando un futuro molto lontano, Zamjatin immagina un mondo futuro dove tutti sono uguali ma c’è un Benefattore assistito da Custodi - che ci appare come un antenato diretto del Grande Fratello orwelliano - che arriva perfino a giustiziare personalmente i refrattari ostili all’ordine stabilito, che viene presentato e viene vissuto da tutti come ideale, privo di conflitti, di assoluta razionalità: un’armonia forzata che è bensì considerata da tutti come la perfezione del bene. Il protagonista e narratore approva in pieno questa società, dove il sesso è regolato come tutto il resto e dove tutti hanno un numero e non un nome (il suo è D-503) finché non incontra una donna da cui è attratto ma che lo sconcerta per la sua ironia, una qualità assente nelle altre donne con cui ha a che fare. Per suo tramite, potrà anche conoscere il mondo oltre il confine della perfetta società, un mondo di refrattari all’ordine stabilito ridotti però a uno stadio di brutalità e selvaggeria. (La contrapposizione tra i due gruppi ricorda fortemente quella tra i Morlock e gli Eloi, abitanti del lontanissimo futuro ipotizzato da Wells in La macchina del tempo.) Va anche ricordato che il protagonista è un ingegnere addetto alla fabbricazione di una sorta di astronave che dovrà esportare su altri pianeti il modello della società che lo ha prodotto, e che l’azione del romanzo andrà focalizzandosi attorno alla possibilità di impadronirsene e farne un buon uso…

… Il libro all’inizio è spinoso nella lettura ma poi pagina per pagina, cattura vivacemente la nostra attenzione. Anche se i personaggi parlano attraverso equazioni e radicali, il messaggio è chiaro: la rivoluzione è un numero che non può essere contenuto e che continuerà ad aumentare fino all’infinito. Le metafore matematiche e lo stile ellittico sono solo alcuni esempi della maestria di Zamjatin. Egli infatti non era soltanto uno scrittore amante delle arti, ma anche un uomo con una laurea in ingegneria che costruiva rompighiaccio in Inghilterra.
Un romanzo davvero ricco di spunti di riflessione e soprattutto bello da leggere. In Italia, non è molto conosciuto, eppure per assurdo i romanzi distopici che ne saranno influenzati, avranno molto più successo. Ad esempio? Prendete “1984” di Orwell o “Brave New World” di Huxley e rileggeteli dopo aver letto Zamjatin; resterete molto sorpresi.
Il destino ha voluto che il precursore del genere utopico non venisse ricordato e forse anche a causa del fatto che la maggior parte delle sue opere furono censurate e distrutte, ma in fondo era lui stesso che affermava “il catalogo che fa più onore agli scrittori, è quello dei libri proibiti”.

Nello Stato Unico la popolazione, drasticamente decimata dall'introduzione del Cibo Universale, un composto tratto dalla nafta che ha mietuto vittime su vittime prima che l'organismo potesse abituarvisi, deve attenersi a rigide regole poste sotto il controllo dei Generali. Si lavora, ci si nutre, ci sono due ore di svago giornaliero che prevedono una passeggiata e si vive in strutture completamente fatte di vetro, perché non c'è niente da nascondere se non durante la Pianificazione del Sesso, solo allora le tende possono essere abbassate. Le emozioni vengono represse; possedere un'anima, avere degli impulsi, desiderare e sognare sono tutti sinonimi di malattie e vanno curati con la Grande Operazione.
Consapevole di vivere in uno Stato matematicamente infallibile in cui le differenze - solite a portare scompiglio - sono state abolite, D-503 è "felice". Poi incontra I-330. Dovrebbe essere solo un numero, invece per D-503 è la donna che manderà all'aria ogni certezza; per lei soverchierà le regole dello Stato, smetterà di pianificare il sesso affidandosi al desiderio, e si troverà a scoprire cosa c'è oltre il grande Muro Verde.
Non aggiungo altro della trama, il romanzo conta meno di duecento pagine e per chi mastica la distopia forse non c'è nemmeno troppo da scoprire, ma Noi è senza dubbio un'opera profetica, un caposaldo della narrativa russa, una satira politica ai tempi censurata che costò all'autore l'ostracismo staliniano e che in Russia vide la luce solo nel 1988. Rendiamocene conto, meno di trent'anni fa.
Zamjatin ha messo gli accenti sulla deificazione dello Stato che comporta la decadenza dell'uomo e la sua totale depersonalizzazione. Da notare che nel romanzo non ci sono nomi e cognomi, ma solo lettere e numeri, non si parla di individui, ma di unità, non ci si veste seguendo il proprio gusto ma si indossa un'uniforme. E per assurdo, in uno Stato che protegge la non-libertà, ci si sente sicuri.
Difetti, come dicevo, ce ne sono. Il ritmo non è sostenuto, il linguaggio è spesso astruso, e sicuramente per molti Noi non sarà un capolavoro nella forma, ma lo è in tutto e per tutto nei contenuti.

2 commenti:

  1. Un romanzo straordinario che cresce lentamente e poi ti si muove dentro come una pianta. Mai lo dimentichero'.

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    1. l'effetto è quello che dici tu, D-503 è un uomo solo, contro tutti, non si arrende, anche se gli converrebbe, e da qui nasce tutta la differenza

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