mercoledì 10 ottobre 2018

I mercati spiegati a mio nipote - Paolo Cacciari



I signori Mercato sono strani, potentissimi, ma non si fanno vedere, potentissimi proprio perché invisibili (come The Invisible Man di H. G. Wells, 1881). Sono velocissimi e sono dappertutto. Per questo è impossibile evitarli. Ma, soprattutto, hanno un carattere impossibile: irascibili, volubili, permalosi, autoritari, vendicativi. Si sa quel che fanno, ma nessuno è ancora riuscito a conoscerli di persona. Io ci ho provato e ti voglio raccontare com’è andata.
Innanzitutto ho fatto mio il motto della Guardia di Finanza: segui i soldi! La principale attività dei signori Mercato, infatti, è scambiare il denaro che noi tutti spendiamo per comprarci le cose che usiamo (i giocattoli, le merendine, i vestiti…). Ho quindi cercato un mercato, che pensavo fosse la casa dei Mercati. Non è stato facile trovarlo: il mercato del grano sta a Chicago, quella della CO2 a Londra, quello dei diamanti ad Anversa, quello dell’acciaio in Cina … Quello più vicino a casa era quello del pesce a Chioggia. Una confusione che non ti dico! Strilli e urla, imprecazioni. Nessuno qui è mai contento: non c’è un pescatore che sia appagato del prezzo a cui vende il pesce e nemmeno un commerciante sicuro di riuscire a rivenderlo. Gli ho chiesto di chi fosse la colpa e loro in coro: dei Mercati! Ho capito allora che i Mercati non sono nei mercati. Per trovarli dovevo continuare a seguire i soldi lì dove si ammucchiano. Semplicissimo: in banca. Come non pensarci subito! È lì che prima o poi tutti noi li portiamo o li prendiamo; li depositiamo quando ne risparmiamo un po’, li preleviamo quando rimaniamo senza. Mi sono allora ricordato che una volta un funzionario della mia banca mi ha chiamato per chiedermi se volevo “investire” la eredità della bisnonna. Sono andato da lui convinto di trovare un signor Mercato. Mi ha ricevuto a viso scoperto, gioviale e sorridente. No, non era lui un signor Mercato. Lui era solo un collettore. Aveva cioè il compito di raccattare spiccioli che poi altri suoi colleghi impacchettano, trasformano in prodotti finanziari e rivendono sotto forma di valute, titoli, azioni, obbligazioni, polizze, cambiali, bond, cedole, fondi, derivati, derivati di derivati … Quando finisce il denaro scambiano titoli con titoli, polizze con polizze, derivati con derivati … Quando finiscono anche i titoli scambiano promesse sul valore futuro di questo o di quell’altro titolo. Insomma, tirano a indovinare partendo dal presupposto che prima o poi ci sarà qualcuno che compra nuovi giocattoli, mangia più merendine, ricambia il guardaroba… Insomma, anche le banche lavorano sodo per i Mercati: con 1 $ buono creano tanti pezzi di carta che ne valgono 10. È così che i signori Mercato trovano di che alimentare il loro insaziabile apparato digerente e riescono ad allargare all’infinito il loro giro d’azione.
Stanco di cercare a vuoto, ho pensato di chiedere aiuto a degli esperti e sono andato direttamente alla più prestigiosa Università di Economia che è proprio nella mia città. Mi hanno trattato da scemo: i Mercati non esistono, sono impersonali e anonimi, sono un sistema di sistemi matematici che tiene conto degli scambi di beni e servizi che ogni individuo realizza calcolati in denaro. Loro, gli economisti, tengono solo il pallottoliere. L’equilibrio del sistema (l’utilità generale) è raggiunto automaticamente.
Sconsolato sono tornato a casa, ma un dubbio mi è rimasto: come mai il “sistema dei sistemi” è diventato sempre più iniquo, ingiusto e prepotente? Ad esempio decide di tagliare i soldi alle scuole e diminuire le tasse ai ricchi, di farci mangiare più merendine confezionate e di mandare al macero le arance, di farci comprare vestiti cuciti in Bangladesh e chiudere le sartorie da noi, di …?

Allora mi è venuta in mente la famosa storia de Il Turco, un automa creato nel 1769 da un inventore austriaco con le sembianze di un uomo orientale che muoveva le pedine e giocava a scacchi, per divertire Maria Teresa d’Austria e, in seguito, i molti spettatori nei teatri e nei musei degli Stati Uniti. Peccato che la macchina fosse collegata a una cassa che nascondeva un vero giocatore di bassa statura che grazie a ingranaggi, magneti e specchi riusciva a vedere le mosse dell’avversario e manovrare con leve e ingranaggi gli arti del manichino.
Rimane aperta la gara a chi riuscirà a scoprire la scatola e smascherare chi manovra i mercati.

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