I signori Mercato sono strani, potentissimi, ma non
si fanno vedere,
potentissimi proprio perché invisibili (come The Invisible Man di
H. G. Wells, 1881). Sono velocissimi e
sono dappertutto. Per questo è impossibile evitarli. Ma, soprattutto, hanno un
carattere impossibile: irascibili, volubili, permalosi, autoritari, vendicativi.
Si sa quel che fanno, ma nessuno è ancora riuscito a conoscerli di persona. Io
ci ho provato e ti voglio raccontare com’è andata.
Innanzitutto
ho fatto mio il motto della Guardia di Finanza: segui
i soldi! La principale attività dei signori Mercato, infatti, è
scambiare il denaro che noi tutti spendiamo per comprarci le cose che usiamo (i
giocattoli, le merendine, i vestiti…). Ho quindi cercato un mercato, che
pensavo fosse la casa dei Mercati. Non è
stato facile trovarlo: il mercato del grano sta a Chicago, quella della CO2 a
Londra, quello dei diamanti ad Anversa, quello dell’acciaio in Cina … Quello
più vicino a casa era quello del pesce a Chioggia. Una confusione che
non ti dico! Strilli e urla, imprecazioni. Nessuno qui è mai contento: non c’è
un pescatore che sia appagato del prezzo a cui vende il pesce e nemmeno un
commerciante sicuro di riuscire a rivenderlo. Gli ho chiesto di chi fosse la
colpa e loro in coro: dei Mercati! Ho
capito allora che i Mercati non sono nei mercati. Per trovarli dovevo
continuare a seguire i soldi lì dove si ammucchiano. Semplicissimo: in banca. Come non pensarci
subito! È lì che prima o poi tutti noi li portiamo o li prendiamo; li
depositiamo quando ne risparmiamo un po’, li preleviamo quando rimaniamo senza.
Mi sono allora ricordato che una volta un funzionario della mia banca mi ha
chiamato per chiedermi se volevo “investire” la eredità della bisnonna. Sono
andato da lui convinto di trovare un signor Mercato. Mi ha ricevuto a viso
scoperto, gioviale e sorridente. No, non era lui un signor Mercato. Lui era
solo un collettore. Aveva cioè il compito di raccattare spiccioli che poi altri
suoi colleghi impacchettano, trasformano in prodotti finanziari e rivendono
sotto forma di valute, titoli,
azioni, obbligazioni, polizze, cambiali, bond, cedole, fondi, derivati,
derivati di derivati … Quando finisce il denaro scambiano titoli
con titoli, polizze con polizze, derivati con derivati … Quando finiscono anche
i titoli scambiano promesse sul valore futuro di questo o di quell’altro
titolo. Insomma, tirano a indovinare partendo dal presupposto che prima o poi
ci sarà qualcuno che compra nuovi giocattoli, mangia più merendine, ricambia il
guardaroba… Insomma, anche le banche lavorano sodo per i Mercati: con 1 $ buono
creano tanti pezzi di carta che ne valgono 10. È così che i signori Mercato
trovano di che alimentare il loro insaziabile apparato digerente e riescono ad
allargare all’infinito il loro giro d’azione.
Stanco di cercare a vuoto, ho pensato di chiedere
aiuto a degli esperti e sono andato direttamente alla più prestigiosa
Università di Economia che è proprio nella mia città. Mi hanno trattato da scemo: i Mercati non esistono, sono
impersonali e anonimi, sono
un sistema di sistemi matematici che tiene conto degli scambi di
beni e servizi che ogni individuo realizza calcolati in denaro. Loro, gli
economisti, tengono solo il pallottoliere. L’equilibrio del sistema (l’utilità
generale) è raggiunto automaticamente.
Sconsolato sono tornato a casa, ma un dubbio mi è rimasto: come
mai il “sistema dei sistemi” è diventato sempre più iniquo, ingiusto e
prepotente? Ad esempio decide di tagliare i soldi alle scuole e diminuire le
tasse ai ricchi, di farci mangiare più merendine confezionate e di mandare al
macero le arance, di farci comprare vestiti cuciti in Bangladesh e chiudere le
sartorie da noi, di …?
Allora mi è venuta in mente la famosa storia
de Il Turco, un automa creato nel 1769 da un inventore austriaco con le
sembianze di un uomo orientale che muoveva le pedine e giocava a scacchi, per
divertire Maria Teresa d’Austria e, in seguito, i molti spettatori nei teatri e
nei musei degli Stati Uniti. Peccato che la macchina fosse collegata a una
cassa che nascondeva un vero giocatore di bassa statura che grazie a
ingranaggi, magneti e specchi riusciva a vedere le mosse dell’avversario e
manovrare con leve e ingranaggi gli arti del manichino.
Rimane
aperta la gara a chi riuscirà a scoprire la scatola e smascherare chi manovra i
mercati.
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