quando il 28 marzo del 1997 la Katër i Radës era affondata, col suo carico di morti, la versione ufficiale della Marina Militare fu che se l'erano cercata, avevano voluto speronare le navi italiane che facevano il blocco navale.
c'è voluto poco a capire come erano andate le cose, la nave da crociera (scusate, la nave militare italiana), un muro alto d'acciaio, vista dalla Katër i Radës, aveva speronato la barca dei poveracci, mandandola a picco.
qualcuno dei militari italiani, tecnicamente degli assassini, non ci dormiva la notte, e ha cominciato a raccontare le cose com'erano state.
a quel comportamento d'assassini si arriva dopo il messaggio politico di essere fermi, di non far passare gli albanesi, (quasi) a qualunque costo, questo era il messaggio dei mandanti.
Alessandro Leogrande chiama per nome i sommersi e i salvati della barca albanese, parla con le famiglie, i superstiti, segue le udienze del processo, dà voce agli annegati.
e racconta dei nostri militari, dei comandanti assetati di sangue.
un libro da leggere, per non dimenticare i fatti recenti che diventano storia ignobile.
…Per lui l’Albania e gli albanesi non erano solo temi che
soddisfacevano la sua curiosità intellettuale. Alessandro si sentiva legato
spiritualmente con questo luogo in un modo del tutto naturale. In poche parole,
era uno di noi.
Ecco,
scrivere con grande lucidità mentale ed un profondo calore del cuore, questa
era un’altra sua caratteristica speciale.
Ne
ebbi la conferma nel novembre del 2012. Insieme con il personale della Casa
Editrice “Dudaj” andammo con Alessandro a Valona, all’università della città,
per presentare il suo libro Il
Naufragio, uscito in albanese. La scelta di Valona non fu casuale, perché
il libro di Alessandro si occupava della vicenda della piccola nave albanese
“Katër i Radës”, che stipata di gente fu speronata da una nave militare
italiana e naufragò nel canale di Otranto nell’aprile del 1997. Vi furono
decine di morti e di dispersi, uomini, donne e bambini. L’Albania era caduta in
quel periodo in un tumultuoso caos, dopo il fallimento degli schemi piramidali.
Quella gente cercava di scappare sperando di arrivare sulle coste pugliesi.
Alessandro
ha condotto per anni un’indagine eccelsa su questa vicenda, e posso dire senza
esitazione che quel suo libro è un modello di giornalismo investigativo, e
dovrebbe servire come esempio specialmente per i media albanesi che da tempo sono
sprofondati nel più misero degrado morale.
Oltre
ai tanti studenti presenti a seguire la presentazione del libro e l’intervento
di Alessandro, nell’auditorium dell’università c’era anche un gruppo di persone
che, in qualche modo, contrastava con gli universitari. Era gente semplice,
erano venuti dalle periferie e anche dalla provincia, erano i familiari delle
vittime coi quali Alessandro aveva stretto amicizia durante il suo lavoro. Il
modo in cui lo hanno aspettato, lo hanno incontrato dopo la lezione, hanno
parlato con lui, mostrava che Alessandro era come uno di famiglia. Alessandro
si immedesimava coi suoi “personaggi” e con il loro dolore. Era una mente
brillante ed un’anima nobile…
…Il reportage di Leogrande alterna le storie delle vittime e
dei loro familiari, dei sopravvissuti e dei comitati in cui si sono riuniti,
all’approfondimento del contesto politico e sociale di riferimento e alla
ricostruzione delle difficili indagini giudiziarie e dei processi riguardanti
la tragedia del Venerdì Santo. Il modello letterario è quello di A
sangue freddo (In Cold Blood, 1965) di Truman Capote, ma tanto
l’inchiesta quanto il saggio, per Leogrande, vanno «sventrati», come l’autore
spiegò in un intervento a
Gioia del Colle : alternare la prima persona alla terza, l’oggettività alla
soggettività, l’approfondimento alla narrazione, si rende necessario per
restituire non soltanto la complessa dimensione storico-politica della vicenda,
ma anche e soprattutto quella umana, individuale, che altrimenti rischierebbe
di sfuggire. L’esempio di Anatomia di un istante (Anatomía
de un instante, 2009) dello scrittore spagnolo Javier Cercas, autore di
un’inchiesta sul colpo di stato del 23 febbraio 1981 in Spagna, influenza poi
la struttura del testo di Leogrande: la penna di Cercas si sofferma, infatti,
sulle biografie dei soli tre parlamentari che, di fronte alle minacce del
colonnello Tejero, restarono seduti ai loro posti sfidando i golpisti e finisce
per tornare, pressoché in ogni capitolo, su quei secondi decisivi che restano
impressi nella mente di tutti gli spagnoli e che furono trasmessi in
televisione in lieve differita. Analogamente, il racconto di Leogrande torna
più volte al momento del naufragio, alle concitate manovre che si svolsero
sulla nave albanese e su quelle militari italiane che si trovavano, nel tragico
Venerdì Santo del 1997, nel Canale d’Otranto. Un po’ alla volta, però, si
allarga lo sguardo al contesto di riferimento e i dati che l’autore cita nel
libro concorrono a motivare un giudizio critico sugli eventi narrati…
Nessun commento:
Posta un commento