la presenza sui treni di passeggeri senza biglietto non è più riducibile a
singole situazioni, riguardanti furbetti, negri e perdigiorno; che un caso
particolare conquisti gli onori della cronaca, di un comunicato ufficiale delle
ferrovie e dell’elogio di un ministro per la fermezza rabbiosa di una agente
del controllo e la soddisfazione narcisistica di uno che cattura col cellulare
questa miserevole vittoria della legge è solo un puntino nel girovagare
quotidiano di migliaia di persone tarpate
nel loro nudo rapporto con lo spazio, con le distanze e con i moti necessari alla socialità; centinaia ogni giorno in sardegna, migliaia in italia, decine di migliaia in europa, ogni giorno su tutti i treni a tutte le ore; non è una sommatoria di infrazioni individuali, è invece un fenomeno sociale, rispetto al quale si è tanto più ciechi quanto più esso è enorme;
nel loro nudo rapporto con lo spazio, con le distanze e con i moti necessari alla socialità; centinaia ogni giorno in sardegna, migliaia in italia, decine di migliaia in europa, ogni giorno su tutti i treni a tutte le ore; non è una sommatoria di infrazioni individuali, è invece un fenomeno sociale, rispetto al quale si è tanto più ciechi quanto più esso è enorme;
per ricondurre ad un minimo di capacità visiva questa cecità dovremmo
cominciare da questa constatazione: ogni sistema sociale infastidito, insicuro
e infelice è portato a circoscrivere le presenze aliene: individuarle per
espellerle, e se l’espulsione non è possibile, recintarle, coprirle di
denigrazione (“denigrazione”!) e interdire ad esse la pura e semplice
socialità: quindi renderle immobili, schiacciarle nella loro individualità
denudata, ostaggio di un foglio di permesso, se possibile anche solo per il
respiro;
questo processo, sia sul piano psichico che sul piano sociale, si autoalimenta
per l’automatismo della separazione tra “noi” (che paghiamo il biglietto) e
“loro” (che viaggiano ‘gratis’): la perpetuazione dello stato alieno riproduce
il fastidio, e il fastidio riproduce la segregazione; questo automatismo può
essere trattato solo in due modi: o viene totalizzato, o viene spezzato;
la cronaca di questi giorni ci offre due esempi simmetrici ed esattamente
opposti di perpetuazione o di frantumazione dell’automatismo segregativo: il
sindaco di una grande città, cagliari, decide di silenziare gli spazi pubblici
wi-fi per tarpare l’unico mezzo di comunicazione personale disponibile per un
migrante lontano da casa, il telefono cellulare; il sindaco di un piccolo
paese, riace, finisce ai domiciliari per la sua ostinazione a riplasmare
l’intera sua comunità in funzione della libera espansione della socialità;
è qui il punto: non si tratta di un piatto di minestra, di una branda in un
centro di identificazione o di trentotto euro al giorno, si tratta del diritto
alla libera agibilità dello spazio sociale: le strade, le onde radio, i
satelliti in cielo, i paesaggi, le piazze ed i treni; tutti sanno che favorire
questo diritto, con tutte le regole che si vuole, conviene alla società tutta:
poiché si favorisce con questo sia il benessere personale che lo spirito
pubblico, e soprattutto si rende possibile a ciascuno l’individuazione di
strade per il proprio destino;
ma la domanda sociale generale, e l’ostinazione cinica di chi la governa
(non diversamente da come si governerebbe un pollaio) consiste esattamente nel
contrario: tarpare le ali, “tarpare le ali”; e rendere visibile ” a noi” fino
alla fine della sopportazione l’ingombro dei pesi morti; e infine “trasferire”,
“isolare” e “rimpatriare”, o almeno poterlo invocare da luogo a luogo come un
peana della preistoria;
ma ci vuole così tanto a inventare permessi chilometrici ad hoc, che
consentano di poter incontrare un connazionale, un compagno di libia, o il
proprio marito, o un figlio? no, non ci vuole niente, eccetto un minimo di
cervello e di capacità di immedesimazione nel destino dell’altro, che per
definizione non è riducibile alla quotidianità di chi è tenuto a pagare il
biglietto;
scrivo queste righe pensando a quanta immagine di noi stessi viene dalla
letteratura ispirata dal treno e dai suoi innumerevoli personaggi senza
biglietto, hobos, venditori di caffè, disoccupati su carri merci; il cinema del
neoralismo, il blues, e la parte più importante della letteratura americana;
così da quello sferragliare rubo i testi di due canzoni, che illuminano come
innumerevoli altre i punti cardinali del bene e del male che viaggiano ogni
giorno nei vagoni del mondo:
…………
…………
“c’è un treno di ferro in marcia da anni,
con un focolaio di odio e una fornace di paure;
se ne avete mai sentito il fischio
o avete visto la sua sagoma tagliente e rosso sangue
allora avete sentito la mia voce cantare e sapete il mio nome;
con un focolaio di odio e una fornace di paure;
se ne avete mai sentito il fischio
o avete visto la sua sagoma tagliente e rosso sangue
allora avete sentito la mia voce cantare e sapete il mio nome;
vi siete mai fatti un’idea dell’odio che ha dentro?
li avete mai visti i passeggeri, quelle anime di folli malnati?
non avete mai pensato che quel treno va fermato?
li avete mai visti i passeggeri, quelle anime di folli malnati?
non avete mai pensato che quel treno va fermato?
non vi siete mai stancati di quei suoni predicanti la paura,
che martellano la testa e trapassano le orecchie?
volevate una risposta e vi hanno solo frastornato?
che martellano la testa e trapassano le orecchie?
volevate una risposta e vi hanno solo frastornato?
mi chiedo se i leaders delle nazioni capiscono qualcosa
del mondo ossessionato dal delitto che mi mettono in mano;
vi siete mai svegliati a notte fonda per chiedervelo anche voi?
del mondo ossessionato dal delitto che mi mettono in mano;
vi siete mai svegliati a notte fonda per chiedervelo anche voi?
l’avete mai avuto sulla punta della lingua o anche solo pensato
che chi vi sta vicino si è lasciato completamente ingannare?
i deliri dei fanatici non vi hanno sconvolto anche le viscere?
che chi vi sta vicino si è lasciato completamente ingannare?
i deliri dei fanatici non vi hanno sconvolto anche le viscere?
davanti agli assassini e a chi professa l’odio
non sapete più cosa dire? non vi fa girare la testa
tutto questo predicare roteato senza tregua in politica?
gli autobus che bruciano vi stringono il cuore?
allora mi avete sentito cantare e sapete chi sono
non sapete più cosa dire? non vi fa girare la testa
tutto questo predicare roteato senza tregua in politica?
gli autobus che bruciano vi stringono il cuore?
allora mi avete sentito cantare e sapete chi sono
((bob dylan, train a-travelling, 1962))
………
………
Questo treno è diretto verso la gloria, questo treno
Questo treno è diretto verso la gloria,
Su di esso non viaggia nessuno se non i santi
Questo treno è diretto verso la gloria,
Su di esso non viaggia nessuno se non i santi
Questo treno non porta giocatori d’azzardo, questo treno
Niente gamblers, puttane o vagabondi di mezzanotte
Questo treno è diretto verso la gloria
Niente gamblers, puttane o vagabondi di mezzanotte
Questo treno è diretto verso la gloria
Questo treno non trascina burloni, questo treno
Non porta mentitori, ipocriti o gente che vola in alto
Questo treno è diretto verso la gloria
Non porta mentitori, ipocriti o gente che vola in alto
Questo treno è diretto verso la gloria
Su questo treno non si paga biglietto
Niente razzismo e niente discriminazione
Questo treno è diretto verso la gloria
Niente razzismo e niente discriminazione
Questo treno è diretto verso la gloria
Questo treno non porta ladri di bestiame
Pedoni da bordo strada o gente sbiellata
Questo treno è diretto verso la gloria
Pedoni da bordo strada o gente sbiellata
Questo treno è diretto verso la gloria
((big bill bronzy, bound for glory, 1922))
poi woody guthrie, e poi altri, bluesmen e poeti
poi woody guthrie, e poi altri, bluesmen e poeti
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