Attaccando Riace, non si
colpisce solo un modello di accoglienza e di integrazione, ma un modello
economico. L’esperienza
di Riace nasce dall’aver capito che i bisogni si possono
trasformare in soluzioni se si sanno mettere l’uno al servizio
dell’altro. Nel caso specifico è stato il bisogno di una nuova casa messo, al
servizio di chi viveva nell’isolamento, a trasformare l’immigrazione da
minaccia in opportunità. Per primo lo capì Gerardo Mannello, quando nel 1997
approdarono alcune centinaia di curdi sulle spiagge di Badolato, comune della Locride, di cui
era sindaco. Fra gli abitanti del borgo scattò subito una gara d’ospitalità, ma
dopo l’emergenza bisognava gestire la normalità e a Mannello venne spontaneo
sistemarli nell’infinità di case vuote che affollavano Badolato. Così
come gli venne spontaneo sviluppare occasioni di lavoro che valorizzassero le
risorse del paese. Per varie circostanze, l’esperienza di Badolato non andò
molto avanti, ma fu presa a riferimento da Mimmo Lucano che la sviluppò a
Riace, altro comune della Locride, prima come semplice cittadino, tramite
l’associazione “Città futura”, poi come sindaco.
Da decenni Riace, come altri paesi del Meridione, non
offriva più niente, meno di niente. E le famiglie partivano. Prima oltre
oceano, poi nel secondo dopoguerra verso Torino, Milano, Genova, ovunque
trovassero un lavoro. L’esodo diventa sempre più imponente. Una dopo l’altra le
case si chiudono, le finestre vengono sprangate, le persiane inchiodate. Da 4.000 abitanti degli anni
Quaranta, Riace giunge a seicento negli anni Novanta. Tutto cambia
nel luglio 1998 quando un altro barcone di curdi naufraga anche sulla spiaggia
di Riace. Fra gli spettatori di quel disastro c’è anche Mimmo Lucano, allora
professore di chimica all’istituto tecnico di Roccella Jonica, che decide di
non rimanere impotente. E quando il padre lo vede arrivare con tutta quella
gente, è preso dallo sgomento: “E dove li mettiamo tutti questi ragazzi?”.
Mimmo non si perde d’animo: propone di accoglierne qualcuno a casa loro e
distribuire gli altri nelle case sfitte. Ma dopo la casa ci vuole il
lavoro e come soluzione Mimmo propone di riattivare gli antichi mestieri. Si ricomincia a tessere con la ginestra, con la canapa, con la lana. E,
poi, grazie a un prestito di Banca Etica si iniziano a ristrutturare le case
abbandonate per realizzare un Villaggio Solidale, finalizzato a ospitare
unturismo responsabile.
Nel 2004 Mimmo Lucano
diventa sindaco di Riace e aderisce come comune al sistema Sprar, il progetto per l’accoglienza
di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano, gestito dagli enti locali col
coinvolgimento del Ministero dell’Interno. Per ogni richiedente asilo il comune
riceve 35 euro al giorno: fondi che Riace può utilizzare per ristrutturare
nuove abitazioni, per fornire nuovi alloggi, per impartire corsi di italiano e
organizzare ogni altro tipo di servizio. E mentre
vengono inaugurati scuola e asilo, si recuperano botteghe destinate a chiudere. L’unica panettiera
di Riace, che ormai non aveva più un negozio, bensì distribuiva pane nei borghi
circostanti, ora ha due punti vendita in paese. Oltre
alla lavorazione della ginestra si sviluppano laboratori di ceramica, si apre
un frantoio, si apre una fattoria didattica, con attività di apicoltura,
allevamenti, percorsi faunistici e botanici. Tutte attività
orientate alla sostenibilità che creano lavoro per immigrati e
giovani del luogo. Perciò Riace non è solo un modello di accoglienza.
È un progetto di ecologia
integrale che ha saputo trasformare la pietra scartata in pietra d’angolo per
la costruzione di una nuova società basata su solidarietà,
servizio alla persona e rispetto per l’ambiente. A partire dall’economia locale perché
se si vuole creare occupazione e ridurre la produzione di CO2 le merci devono
viaggiare il meno possibile. I fagiolini giusti da mangiare non sono quelli che
si comprano a dicembre e che vengono dal Kenya, ma quelli che si mangiano di
luglio magari prodotti da soli nel proprio orto. E se nell’epoca della
globalizzazione le scarpe vengono fabbricate in Asia e distribuite in tutto il
mondo, in un mondo normale sono prodotte in forma diffusa su tutto il globo e
non per durare una stagione e poi buttarle via, ma per poterle riparare e
indossare un’intera vita. E come ci insegnano i gruppi di Transition Towns, il locale non solo per produrre cibi e manufatti, ma anche per
produrre energia da pannelli solari e biogas da biomasse ed
escrementi. Il locale tuttavia fa rima con un altro concetto che è
quello di piccolo, perché, per riprendere un adagio di Enrst Schumacher,
“l’uomo è piccolo, per questo il piccolo è bello”. Che tradotto significa
limitare il gigantismo, generalmente antidemocratico e dirigista, per
sviluppare il più possibile piccole attività basate anche su un altro principio
che è quello delle tecnologie
appropriate. Ossia semplici e controllabili, esattamente come si è
scelto di fare a Riace per la
raccolta dei rifiuti che avviene per mezzo di muli.
E dopo i termini “locale,
piccolo e appropriato”, il quarto addendo è “democratico”, ossia iniziative
promosse dal basso perfino in ambiti che sembrano complessi come quello
monetario. A Riace è stata attuata una sorta di
sovranità monetaria locale tramite i bonus sociali che nascono per sopperire ai
ritardi del Ministero dell’Interno. Fra un esborso e l’altro passano mesi,
un’eternità durante la quale tutto rischia di bloccarsi; perciò Lucano si
inventa dei titoli di piccolo taglio garantiti dai contributi del Ministero
dell’Interno. Delle specie di
cambiali convertibili in euro che i commercianti accettano in pagamento e che
permettono ai migranti di comprare tutto il necessario per vivere. E poiché nessuno dubita della loro convertibilità in
euro, in paese tutti li accettano come fossero biglietti di banca, per cui è
stato messo in moto un processo moltiplicatore che ha dato un grande impulso
all’economia locale. Del resto sul modello dell’Aspromonte, moneta interna al
Parco creata venti anni prima dall’allora Presidente Tonino Perna, i bonus sono
offerti anche ai turisti al cambio di uno a uno contro l’euro. In contropartita
ottengono uno sconto del 20% sui prodotti locali che tutti gli operatori sono
ben contenti di applicare pur di vedere crescere i propri fatturati.
In Italia i migranti sono
stati gestiti senza un vero progetto di accoglienza, per cui invece dell’integrazione si sono sviluppati la paura e il senso
del rifiuto. Ma Riace
dimostra che se accogliessimo i migranti come persone che possono darci mano
per costruire un futuro sostenibile, diventerebbero i nostri liberatori.
Esattamente come sogna Guido Viale secondo il quale “la dote che
l’ospite, lo straniero, il profugo, deve essere messo in grado di portare con
sé è un grande piano europeo di conversione
ecologica, di lavori pubblici, di potenziamento dei servizi, di
promozione dell’agricoltura biologica: un piano capace di garantire lavoro e
sicurezza sia a lui che a tutti i cittadini dei paesi dell’Unione che sono
disoccupati, o in povertà, o costretti a lavori precari e umilianti, o senza
casa”.
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