Se qualcuno stamattina al bar oppure in
treno vi ha detto che il buonista Mimmo Lucano, sindaco di
Riace, è stato arrestato perché lucrava sull’accoglienza potete
invitarlo ad accomodarsi in scioltezza nella folta schiera dei bufalari e
degli abbindolati dalle notizie false. Prendetelo per il
colletto e spiegategli che sono ben sette le accuse rigettate dal gip
di Locri Domenico Di Croce che riferendosi all’associazione a delinquere, alla
truffa aggravata, al falso in corrruzione, all’abuso d’ufficio e alla
malversazione ha criticato gli “errori grossolani” (testuale)
nell’operato di magistrati e di investigatori e che addirittura scrive (ad
esempio sull’accusa di turbativa nei procedimenti di assegnazione dei servizi
d’accoglienza) di accuse talmente “vaghe e generiche” da rendere il capo
d’imputazione “inidoneo a rappresentare” una contestazione “alla quale
‘agganciare’ un qualsivoglia procedimento custodiale”.
E non è tutto. Scrive il giudice per le
indagini preliminari: “pur volendo ipotizzare che fosse intenzione degli
inquirenti rimproverare agli indagati l’affidamento diretto dei servizi […] il
mero riferimento a ‘collusioni’ ed ‘altri mezzi fraudolenti’ che avrebbero
condotto alla perpetrazione dell’illecito si risolve in una formula vuota”. Ma
non solo. Il GIP scrive che gli inquirenti “sembrano incorsi in un errore
tanto grossolano da pregiudicare irrimediabilmente la validità dell’assunto
accusatorio”. E poi: “gran parte delle conclusioni a cui giungono gli
inquirenti scrive il GIP – appaiono o indimostrabili” o “presuntive e
congetturali” o, infine, “sfornite di precisi riscontri estrinseci”. Non vi
basta? Allora sentite cosa scrive il giudice sull’accusa a Lucano per corruzione,
che avrebbe dovuto essere la più pesante della sfilza: “gli
inquirenti non hanno approfondito con la dovuta ed opportuna attenzione
l’ipotesi investigativa”. Il giudice riscontra “assoluta carenza di
riscontri estrinseci” ed inoltre la persona che denuncia Lucano di minacce che
l’avrebbero costretto ad emettere fatture false “è persona tutt’altro che
attendibile”.
Quindi di cosa è accusato esattamente
Mimmo Lucano? Di avere organizzato con l’aiuto della sua compagna un
“matrimonio di comodo” per permettere a una ragazza nigeriana di ottenere i
documenti per rimanere in Italia e avere forzato la procedura di assegnazione
del servizio di raccolta dei rifiuti per affidarlo alle cooperative nate a
Riace, le stesse che danno lavoro a migranti e riacesi. Badate bene: in nessuno
dei due casi, qualcuno si è illegittimamente arricchito
Quindi di cosa è accusato esattamente
Mimmo Lucano? Sostanzialmente le accuse rimaste in piedi sono due: avere organizzato con
l’aiuto della sua compagna un “matrimonio di comodo” per permettere a una
ragazza nigeriana di ottenere i documenti per rimanere in Italia – “questi ti
rispediscono lì” spiega il sindaco – e avere forzato la procedura di
assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti per affidarlo alle
cooperative nate a Riace, le stesse che danno lavoro a migranti e
riacesi. Badate bene: in nessuno dei due cari, qualcuno, sindaco
compreso, si è illegittimamente arricchito. Se la situazione vi pare
così grave da giustificare l’esultanza di un ministro dell’interno nell’eterno ruolo
di ceffo oppure il delirante post del sottosegretario grillino Carlo Sibilia in
cui scrive di business illegale dell’accoglienza allora
rileggetevi l’articolo cominciando dall’inizio; se invece avete la sensazione
di trovarvi di fronte a un sindaco consapevolmente al limite della
legge e piuttosto spregiudicato nelle sue azioni per opporsi a una legislazione
che ritiene ingiusta allora cominciamo a discutere di questo: «proprio
per disattende queste leggi balorde vado contro la legge», dice Mimmo Lucano ai
suoi discutendo della carta d’identità che potrebbe evitare il rimpatrio a una
ragazza nigeriana. Lucano sa perfettamente che le sue azioni – e la sua disinvoltura che
probabilmente è sfociata nel mancato rispetto delle norme, sarà un tribunale a
deciderlo – sono oggetto di indagine da mesi: la sua ribellione civile
alla legge Bossi-Fini e agli ultimi ministri dell’interno (Minniti prima, ora
Salvini) è il naturale risultato del suo lavoro. Può piacere o non può
piacere, potrà essere giudicato un reato (di una legge che Lucano considera
iniqua) ma non ha niente a che vedere con l’arricchimento personale e tantomeno
con il business dell’accoglienza. Così come Antigone violò
consapevolmente “la legge degli uomini” per rispettare le leggi “non scritte e
incrollabili” oggi Mimmo Lucano contiunerà a rivendicare il diritto di
essere solidali con gli ultimi resi ultimi da leggi e burocrazie inique e velatamente
razziste.
Una cosa è certa: non è Mimmo Lucano lo
scandalo che qualcuno si aspettava per scoperchiare il business
dell’immigrazione. Ma di sicuro il business dei
cretini galoppa a grandi falcate macinando grossi numeri. E intanto
anche oggi del DEF o delle leggi che mancano se ne riesce a riparlare domani.
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