lunedì 22 ottobre 2018

Cuore di cane - Giovanni Gusai



Nel petto dei ragazzini crescono cuori di cane.
Ne hanno fatto uno a pezzi dopo averlo ucciso a picconate. L’hai mai spaccata una pietra con un piccone? Sprizzano scintille e la punta d’acciaio si arroventa. La pietra non cede subito, ma poi si sbriciola. Non soffre mica. Non ha occhi per guardarti e chiedere di smettere, per dirti che per i soldi non fa nulla, lasciami vivere.
L’hai mai fatto a pezzi un animale, per poterne riporre la carne in freezer e mangiarla poco alla volta? Il tagliere si unge e macchia di sangue e muscolo spappolato, e schegge piccolissime di osso. Se lo fai senza un grembiule fai un casino. Nove su dieci devi buttare gli abiti che avevi addosso.
Nel petto dei ragazzini stanno crescendo cuori di cane. Mutazioni pericolose.
Nelle teste dei ragazzini, dentro i loro occhi e nel fondo delle loro anime, sta avanzando inesorabile il vuoto. Si è inghiottito la speranza e fagocita ogni giorno brandelli nuovi di coscienza.
Da questa parte del mare, nelle distese disabitate e incolte, non c’è abbastanza spazio per la tenda del futuro. Allora ci si pongono le domande giuste, quelle che si pongono tutti, e ci si risponde con le parole sbagliate. E alle parole seguono i gesti e il sangue. Si sottovaluta l’esistenza, il valore della propria umanità, la dignità personale.
“Ammazzare non è niente, il peggio è il dopo”. Ammazzare è niente. L’ha detto uno dei ragazzini. Parlava il cuore, il cuore di cane che questa terra senza forze per tenerlo umano gli ha impiantato fra i polmoni.
Non è solo colpa di quei cinque, non è colpa di uno solo, non è colpa dei genitori, non è colpa del paese e non è colpa della Sardegna.
È colpa nostra. Siamo la Chernobyl sociale del mondo, quando lasciamo che si dimentichino dei nostri figli e dei nostri fratelli più piccoli. Facciamo le scelte di comodo e ci riempiamo la pancia e non guardiamo oltre l’estremo delle nostre ciglia, non badiamo alle conseguenze, votiamo le persone sbagliate, ce ne freghiamo, lasciamo correre, cresceranno, sono ragazzini, quello mi trova un posto di lavoro, a qualcosa bisogna pur rinunciare, la prossima volta non mi fregano, pazienza i tagli alla scuola, le strade dissestate, i pullman che non li accompagnano puntuali a lezione, le mattine al bar, il culto dei soldi, voglio una vita diversa e la voglio ora, se i ragazzini ambiscono a qualcosa di migliore che se lo costruiscano loro.
Ne hanno fatto uno a pezzi dopo averlo ucciso a picconate.
Nel petto dei ragazzini crescono cuori di cane.
Nessuno si chieda mai più come sia potuto accadere. Lo sappiamo bene.

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