Non c’è
molto da stare a disquisire sull’arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano.A rigor di termini giurisprudenziali è
praticamente ineccepibile.
Lo è grazie alla Legge 189 del 2002, meglio nota
come Bossi – Fini. Una
legge indegna di un paese civile; una legge che produce repressione ed
esclusione e che è stata uno dei primi muri invisibili innalzati in questo
paese contro chi fugge dall’inferno ed è colpevole soltanto di cercare una vita
migliore. Una legge che non ha nulla a che vedere con il concetto di umanità.
Una legge, infine e per ricordarlo, che i governi a trazione Pd – quelli della
cosiddetta sinistra che adesso finge di indignarsi – non hanno voluto
cancellare quando ne hanno avuto la possibilità.
Sono stati in molti a fare arrestare Mimmo Lucano:
la magistratura di Locri, certo, ma soprattutto chi ha promulgato quella legge
e chi non l’ha abrogata; e tutti
coloro che in questi anni hanno fatto distinguo sulle lotte – penso alla
Valsusa, al sindacato, alle manifestazioni di piazza – in nome del principio
della legalità.
Quando sono
sbagliate le leggi vanno trasgredite, punto e basta. Si chiama disobbedienza civile, ed è
quella che ha messo in atto al massimo livello il sindaco di Riace, che era
consapevole di rischiare in prima persona in nome di un principio etico
imprescindibile, quello della solidarietà e dell’accoglienza.
Se qualcuno
vuole essergliene grato, se vuole essergli vicino con i fatti e non con le
chiacchiere, riponga una volta per tutte la bandiera della legalità e cominci a
disobbedire.
“L’atto di disobbedienza, in quanto
atto di libertà, è l’inizio della ragione” (Erich Fromm)
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