domenica 17 novembre 2019

Balotelli in Amazzonia - Maurizio Crippa



Paulo Paulino della tribù amazzonica Guajajara era un “guardiano della foresta”, un membro di quei gruppi di indigeni autogestiti che cercano di pattugliare e difendere il loro territorio dalle incursioni dei “taglialegna”, per la maggior parte tagliagole, che si occupano del primo lavoro bruto, a base di incendi, della deforestazione di zone sempre più ampie delle terre (che dovrebbero essere) indigene, galvanizzati dall’aria fascistoide che tira a Brasilia. Paulo Paulino è stato ucciso dai tagliagola taglialegna in un agguato in cui è morto anche un altro attivista, Laércio si chiamava, della stessa tribù. Dal 2003 gli omicidi indigeni sono stati 1.009, riporta Repubblica. Per dire: il Sinodo amazzonico non serviva, eh?

Mario Balotelli è invece un italiano (a tutti gli effetti), giocatore di calcio e vivo e vegeto. E’ stato insultato da cori razzisti a Verona e non l’ha presa con ironia, come pretenderebbe questo personaggio che si chiama Maurizio Setti, presidente dell’Hellas, che ritiene i tifosi veronesi “siano sì ironici, ma assolutamente non razzisti”. Come il capo degli ultras della sua squadra, Luca Castellini, estremista di destra, che ha detto: “Balotelli secondo me è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano”. Manca solo che aggiunga che lui invece lo è “e nessuno glielo può togliere”, come dicono nei peggiori tuguri di Roma.
Salvini è invece razzista senza bisogno dello stadio e ha detto che “vale più un operaio dell’Ilva che 10 Balotelli”. Prossimo passo, la decimazione. Salvini è un ripugnante razzista, anche se piace a un cardinale cinico e fuori tempo massimo.

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