venerdì 17 novembre 2023

I colonizzatori buoni non esistono



articoli, video, immagini di Alastair Crooke, Ilan Pappé, Ennio Remondino, Elena Basile, Francesco Masala, Meron Rapoport, Orly Noy, Alberto Negri, Pubble, Mauro Presini, Raniero La Valle, Gideon Levy, Giorgio Beretta, Chris Hedges, Craig Murray, Moni Ovadia, Giovanna Lo Presti, Muhammad Zakut, Sebastiano Canetta, Michele Giorgio, Clara Statello, Roberta de Monticelli,Carlos Latuff


Gaza. Il vero elefante nella stanza (dei bottoni) di Netanyahu – Alastair Crooke

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Il punto della crisi di Gaza è che se tutti sono d’accordo nel mettere la testa sotto la sabbia e ignorare l'”Elefante nella stanza”, è abbastanza facile farlo. Il significato di una grave crisi viene compreso adeguatamente solo quando qualcuno si accorge dell'”elefante” e dice: “Attenzione, c’è un elefante che sta camminando qui.” È qui che ci troviamo oggi. Lentamente, l’Occidente sta iniziando a prenderne atto. Il resto del mondo, tuttavia, ne è folgorato e si sta trasformando.

Qual è “l’Elefante” (o gli Elefanti) nella stanza? La recente diplomazia regionale di Blinken è stata proprio “uno smacco”. Nessuno dei leader regionali incontrati da Blinken ha voluto parlare ulteriormente di Gaza, oltre a chiedere con fermezza “nessun trasferimento di popolazione palestinese in Egitto”, la “fine di questa follia” – il bombardamento a tappeto dei cittadini di Gaza – e la richiesta di un cessate il fuoco immediato.

E gli appelli di Biden per una “pausa” – soavemente, all’inizio, e più stridente ora – sono stati ignorati senza mezzi termini dal governo israeliano. Lo spettro dell’impotenza del Presidente Carter durante la crisi degli ostaggi iraniani incombe sempre più sobriamente sullo sfondo.

La verità è che la Casa Bianca non può costringere Israele a fare la sua volontà – la lobby israeliana ha più peso al Congresso di qualsiasi squadra della Casa Bianca. Pertanto, non si vede “nessuna uscita” dalla crisi israeliana. Biden ha “fatto il suo letto” con il gabinetto Netanyahu e deve convivere con le conseguenze.

Impotenza quindi, mentre il Partito Democratico si frattura al di là della semplicistica divisione tra centristi contro progressisti. La polarizzazione derivante dalla “posizione di non cessate il fuoco” sta avendo effetti fortemente destabilizzanti sulla politica, sia negli Stati Uniti che in Europa.

Impotenza, quindi, mentre la forma del Medio Oriente si cristallizza in un forte antagonismo verso l’assecondamento percepito dall’Occidente del massacro di massa di donne, bambini e civili palestinesi. Il dado potrebbe essere troppo “tratto” per frenare il reset tettonico già in corso. I doppi standard occidentali sono ormai troppo ineluttabilmente evidenti per la Maggioranza Globale.

Il grande “Elefante” è questo: Israele ha sganciato più di 25.000 tonnellate di esplosivo dal 7 ottobre (la bomba di Hiroshima del 1945 era equivalente a 15.000 tonnellate). Qual è esattamente l’obiettivo di Netanyahu e del suo gabinetto di guerra? In apparenza, la precedente operazione militare nel campo di Jabalia aveva come obiettivo un leader di Hamas sospettato di nascondersi sotto il campo – ma sei bombe da 2.000 libbre per un “obiettivo” di Hamas in un campo profughi affollato? E perché anche gli attacchi alle cisterne d’acqua, ai pannelli di energia solare dell’ospedale e alle entrate dell’ospedale, alle strade, alle scuole e alle panetterie?

Il pane è quasi scomparso a Gaza. Le Nazioni Unite affermano che tutte le panetterie nel nord di Gaza sono state chiuse in seguito al bombardamento degli ultimi forni. L’acqua pulita è disperatamente scarsa e migliaia di corpi si stanno lentamente decomponendo sotto le macerie. Malattie ed epidemie stanno comparendo, mentre le forniture umanitarie vengono strettamente limitate come strumento di contrattazione per ulteriori rilasci di ostaggi…

Il redattore di Haaretz, Aluf Benn, spiega molto chiaramente la strategia israeliana:

“L’espulsione dei residenti palestinesi, la trasformazione delle loro case in cumuli di macerie edilizie e la limitazione dell’ingresso di rifornimenti e carburante a Gaza sono la ‘mossa decisiva’ impiegata da Israele nell’attuale conflitto, a differenza di tutte le precedenti tornate di combattimenti nella Striscia.”

Di cosa stiamo parlando? È chiaro che non si tratta di evitare morti civili collaterali quando l’IDF combatte con Hamas. Non ci sono state battaglie di strada a Jabalia, o all’interno e intorno agli ospedali – come ha commentato un soldato: “Tutto quello che abbiamo fatto è stato girare con i nostri veicoli blindati. Gli interventi sul campo arriveranno più tardi.” Il pretesto dell'”evacuazione umanitaria” è quindi fasullo.

Le forze principali di Hamas sono sedute in profondità nel sottosuolo, in attesa del momento giusto per attaccare l’IDF (cioè quando saranno a piedi tra le macerie). Per ora, l’IDF rimane nei suoi carri armati. Ma prima o poi dovranno affrontare Hamas a piedi. Quindi, la lotta con Hamas è appena iniziata.

I soldati israeliani si lamentano di “vedere a malapena” i combattenti di Hamas. Ebbene, ciò è dovuto al fatto che non sono presenti a livello stradale, se non in gruppi di uno o due uomini che escono dai tunnel sotterranei per attaccare un ordigno esplosivo a un carro armato o per lanciargli un razzo. Gli agenti di Hamas tornano poi rapidamente nel tunnel da cui sono usciti. Alcuni tunnel sono costruiti solo per questo scopo – come strutture “una volta e basta”. Non appena il soldato incursore ritorna, il tunnel viene fatto crollare in modo che le forze israeliane non possano entrare o seguirlo. Vengono continuamente costruiti nuovi tunnel “usa e getta”.

Non troverete combattenti di Hamas nemmeno negli ospedali civili di Gaza; il loro ospedale si trova nelle strutture principali in profondità nel sottosuolo (insieme a dormitori, magazzini per diversi mesi, armerie e attrezzature per scavare nuovi tunnel). E i quadri di Hamas non si trovano nei sotterranei dei principali ospedali di Gaza.

Il corrispondente di Haaretz per la difesa, Amos Harel, scrive che Israele sta comprendendo solo ora la portata e la sofisticazione delle strutture sotterranee di Hamas. Riconosce che i “vertici militari” – a differenza dei circoli di governo – “non stanno parlando di sradicare il seme di Amalek” (un riferimento biblico allo sterminio del popolo di Amalek) – cioè di un genocidio. Ma anche i leader militari dell’IDF non sono sicuri del loro “scopo finale”, osserva.

Quindi, l’Elefante nella stanza per gli abitanti del Medio Oriente – che assistono alla distruzione della struttura civile in superficie – è: qual è esattamente l’obiettivo di questa uccisione? Hamas è in profondità, sotto terra. E sebbene l’IDF rivendichi molti successi, dove sono i corpi? Non li vediamo. I bombardamenti devono quindi costringere all’evacuazione dei civili – una seconda Nakba.

E l’intento che si cela dietro l’espulsione? Secondo Benn, è quello di creare la sensazione che non torneranno mai più a casa:

“Anche se presto verrà dichiarato un cessate il fuoco su pressione americana, Israele non avrà fretta di ritirarsi e permettere alla popolazione di tornare nella Striscia settentrionale. E se dovessero tornare, in cosa tornerebbero? Dopo tutto, non avranno case, strade, istituti scolastici, negozi o qualsiasi altra infrastruttura di una città moderna.”

Si tratta di una punizione contro la popolazione civile di Gaza, dettata dal desiderio di vendetta? O è uno sfogo di rabbia e determinazione escatologica? Nessuno può dirlo.

Questo è l'”Elefante”. E dal suo chiarimento dipende la questione se anche gli Stati Uniti saranno macchiati da un crimine. Da questo chiarimento dipende la possibilità o meno di trovare un accomodamento diplomatico duraturo (se Israele sta davvero tornando alla radice biblica, escatologica, della giustificazione).

È questa la questione che in futuro perseguiterà Biden personalmente e l’Occidente collettivamente. Qualunque sia la tempistica che Biden aveva in mente, il tempo gli sta rapidamente sfuggendo, in mezzo alla crescente indignazione internazionale, poiché il conflitto tra Israele e Gaza è ora incentrato principalmente sulla crisi umanitaria di Gaza e non più sull’attacco del 7 ottobre.

Può sembrare inverosimile, eppure Gaza, con una superficie di soli 360 kmq, sta determinando la nostra geopolitica globale. Questo lembo di terra – Gaza – controlla anche, in una certa misura, ciò che verrà dopo…

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«I colonizzatori buoni non esistono», e la storia accusa Netanyahu – Ennio Remondino

«A Gaza situazione al limite del genocidio». A dirlo è lo studioso Ilan Pappé, uno dei più illustri intellettuali della Nuova storiografia israeliana, autore del libro premonitore «La prigione più grande del mondo», e ora l’intervista a La Stampa.
«In una tale situazione non puoi presentarti come un occupante liberale, un purificatore etnico progressista o un colonizzatore benigno, né assicurare a queste persone piena indipendenza e uno Stato o garantire loro eguale cittadinanza. Questa è occupazione e colonizzazione».

 

Coloni a prendere sempre di più

‘Colonialismo dei coloni’ è una definizione dello scomparso ma famoso studioso del colonialismo Patrick Wolfe. «Elemento base, le principali azioni dei coloni contro la popolazione autoctona costituiscono un ‘processo continuo’ -non smetteranno mai-, legate al desiderio costante di abitare il territorio colonizzato senza includere i nativi al suo interno. «Finché ciò non avverrà, il colonialismo dei coloni cercherà sempre nuovi modi per raggiungere tale obiettivo, a seconda dei mezzi e dei modi a loro disposizione», aveva affermato Wolfe.

La colpa imperdonabile di Netanyahu

Per gli analisti seri, il premier in carica da più di 15 anni anche se non consecutivi, è ‘un morto politico che cammina’ e il 75% degli israeliani lo considera responsabile della carneficina eseguita dal gruppo islamista. L’errore imperdonabile è di aver distratto per mesi il Paese con una contestata riforma della giustizia per i suoi processi per corruzione, spostando l’attenzione militare a sostegno dei coloni invasori in Cisgiordania.

Pappé: colonizzatori inglesi e sionismo

A proposito di coloni israeliani e colonizzazione, Pappé, da storico, è partito dall’assenza di regolamenti di emergenza emessi dagli inglesi mandatari, da far rispettare dagli israeliani tanto nel 1948 quanto nel 1967. Non a caso.

Peggio di Custer coi pellerossa

«Mentre i coloni vengono processati secondo la legge israeliana e in Tribunali israeliani, tutti i palestinesi sono sottoposti ai Tribunali militari; nelle aree B e C i militari sono i padroni assoluti e spesso si spingono fino alla zona A».

Occupazione in Cisgiordania

Sulla organizzata e progressiva espansione dell’occupazione in Cisgiordania, «L’influenza internazionale potrebbe essere, molto importante per mettere un freno a Israele, se le parole fossero accompagnate dai fatti», dice Ilan Pappé. «Ma oggi vediamo i coloni e l’esercito assieme, operare una pulizia etnica dalla Valle del Giordano e dal Sud del Monte Hebron a danno dei palestinesi, mentre la comunità internazionale è silente al riguardo: la sua unica iniziativa è stata minacciare Israele con delle sanzioni».

‘Due Stati’ resi impossibili

E sull’annoso fronte diplomatico, lo scrittore ritiene una sorta di ‘Truce inganno’, la formula superata dei due popoli per due Stati. «In Cisgiordania si sono stanziati 600.000 coloni ebrei e attorno a loro è stato costruito il consenso israeliano che essi non potranno mai venire spostati». Furto pianificato, «Israele controlla il 60% della Cisgiordania e non vi è spazio per un altro Stato».
«Dovremmo trovare un’altra soluzione che possa garantire la costituzione di uno Stato democratico», azzarda Ilan Pappé, sfiorando appena il tema democrazia che ormai riguarda sia la parte palestinese che quella ebraica.

Ancora Netanyahu

Netanyahu, sotto assedio anche per le trattative per la liberazione dei circa 240 ostaggi in mano ad Hamas, potrebbe uscire di scena al termine della prima fase dell’operazione di terra a Gaza. A decidere sulle sorti del premier potrebbe essere l’amministrazione Usa che fornisce bombe da sganciare su Gaza, ma che sta pagando un prezzo politico anche interno sempre più alto. «Per ciò che è accaduto ci sarà una resa dei conti nella società israeliana e la catena delle responsabilità arriva dritta alla scrivania del primo ministro», sussurra alla stampa amica l’amministrazione Usa.

Dramma sulla Striscia di Gaza

Bombe americane ad esplosione incrociata. Ma i morti veri, stiamo arrivando ai 12 mila, sono nella Striscia. «Una situazione al limite del genocidio. Non può avvenire diversamente, quando invii un esercito enorme in una delle aree più densamente popolate del pianeta. Hamas combatterà fino alla fine, molti soldati israeliani saranno uccisi, sarà molto difficile liberare gli ostaggi e il numero dei morti palestinesi aumenterà. A meno che non vi sia presto un cessate il fuoco, questo è ciò che accadrà».

In conclusione, secondo Ilan Pappé, non ci saranno cambiamenti in Vicino Oriente ‘nel prossimo futuro’. «I Paesi arabi che si oppongono all’Iran continueranno a perseguire una sorta di processo di normalizzazione con Israele, malgrado l’opinione delle loro società civili». Speriamo di sbagli, ma temiamo abbia ragione.

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Gioco di sponda terribile tra Netanyahu e Hamas – Elena Basile

Il recupero dell’etica è un fattore politico. Siamo abituati ai travestimenti etici di interessi concreti geopolitici, monopolio di un Occidente in declino. Siamo abituati alla propaganda. Il recupero della dimensione morale è invece essenziale alla politica, come progetto di cambiamento. Non basta dire che proteggiamo tutti i bambini. Oggi muoiono barbaramente quelli di Gaza. Va imposto a Israele il cessate il fuoco. L’Occidente ha i mezzi per farlo. Gli amici veri di Israele dovrebbero agire per salvare Tel Aviv da una spirale di violenza che non avrà fine. L’Olocausto ci ricorda l’esigenza di opporci alle carneficine degli indifesi: 4 mila bambini sono massacrati. Cosa attendiamo?

Rende perplessi osservare come tra una organizzazione terroristica che ricomprende la lotta di liberazione di un popolo in un quadro religioso, Hamas, e la destra religiosa oscurantista, il revisionismo militarista del sionismo, esista una sorta di complicità. L’azione violenta di Hamas sulla indifesa gioventù ebraica (è molto strano che un concerto ai confini di Gaza fosse senza difese) appare soltanto un’azione barbarica priva di strategia. Possibile che dopo i razzi sparati a vuoto, dopo le innumerevoli provocazioni senza sbocco e le ricorrenti atroci reazioni, anch’esse barbariche, del governo di Israele, che attua punizioni collettive, sanzionate dall’Onu, commettendo crimini di guerra, Hamas ancora non abbia imparato che questa strategia è perdente?

La tattica di Hamas, come avevano ben previsto Rabin e lo stesso Netanyahu, sostenendo l’organizzazione d’intesa con la Cia, porta carburante alla destra israeliana. Il governo di Israele, e purtroppo non solo quello di Nethanyau, ha utilizzato il terrorismo palestinese per giustificare il blocco illegale di Gaza, i continui soprusi nella limitazione delle forniture, le attese ingiustificate ai check point che colpiscono le ambulanze, gli insediamenti illegali e l’apartheid in Cisgiordania. Solo un cieco potrebbe non vedere questo gioco di sponda.

I bambini di Gaza feriti, senza medicine e acqua, soffrono pene infinite. Sembra ci sia una gerarchia insopportabile tra le vittime. Mi impressiona l’accanimento sulle definizioni che vi è stato ultimamente. Se secondo un formalismo giuridico, peraltro tutto da dimostrare, non si volesse definire genocidio la strage di Gaza e non si volesse definire potenza occupante Israele, la sostanza delle violazioni dei diritti, delle punizioni collettive, del regime di apartheid resta. Se Gaza è una prigione a cielo aperto c’è uno Stato che imprigiona.

Probabilmente è tutto spiegabile da un punto di vista psicologico. C’è nella natura umana un’inclinazione a far parte del gruppo vincente. Sui giornali continuano a spiegarci che Putin ha violato le frontiere dell’Ucraina come Hamas ha eseguito la carneficina della gioventù ebraica. La decontestualizzazione e la mancanza di prospettiva storica è drammatica. Di fatto la Russia ha reagito con una violazione del diritto internazionale a una politica aggressiva occidentale che stava armando l’esercito ucraino per renderlo interoperabile con quello della Nato. Ha utilizzato una minima parte della sua forza militare, non l’aeronautica, non ha operato massacri indiscriminati di civili e la Corte penale internazionale considera Putin un criminale di guerra. La violenza della cosiddetta unica democrazia dell’Occidente contro Gaza è incomparabile con l’azione russa.

Questa guerra durerà, purtroppo. La destabilizzazione e le guerre permanenti alimentano interessi economici e finanziari. La Germania è in recessione, la Cina ha qualche difficoltà. Se la sua economia non fosse imbrigliata dalla fine della globalizzazione, potrebbe superare l’economia Usa entro il 2050. Le potenze del surplus arrancano, mentre avanza la potenza del debito insostenibile se non col potere fittizio del dollaro. Le sanzioni non hanno fatto male alla Russia, ma all’Europa. Gli ucraini soffrono come non mai in passato, ma il gruppo dirigente chiede armi. Dove è la razionalità politica di strategie contro i popoli ucraino ed europeo? Dove è la razionalità politica nella strage di bambini a Gaza che moltiplicherà i terroristi? Il terrorismo sarebbe impossibile senza violenza e ingiustizia. Il terrorismo è anche fede, è anche un’idea. La Storia prova che nasce quando i canali politici sono chiusi.

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Qualche domanda – Francesco Masala

Se è legittimo che gli israeliani facciano saltare in aria il Parlamento di Hamas o che distruggano gli ospedali di Gaza, con malati e personale sanitario inclusi, allora è legittimo che chiunque possa far saltare in aria la Knesset o gli ospedali israeliani?

 

Qualcuno piange per i poveri coloni che non possono lasciare le loro case abusive nella patria dell’apartheid? Nessuno dei coloni deve restare nei territori occupati, che vanno dis-occupati, senza se e senza ma. Quando nacque lo stato algerino un milione di coloni francesi dovettero lasciare l’Algeria; con tutti gli amici che amano e armano Israele non sarà difficile ospitare quei coloni, no?

 

Se l’Onu sancisce, delibera, vota le regole dei rapporti fra stati secondo il diritto internazionale, come mai Israele se ne fotte e segue le regole della Bibbia (come spiega Mauro Biglino qui)? Con che faccia si criticano i paesi che applicano la sharia o quelli che vorrebbero seguire il diritto di Hammurabi o del Signore degli anelli?

 

Come mai i territori occupati da Israele, contrari tutti i palestinesi, sono giustificati e sostenuti dal blocco occidentale (che si autodefinisce la Comunità Internazionale)? Come mai i territori annessi dalla Russia, con l’approvazione degli abitanti di quelle regioni, bombardati per otto anni dall’esercito ucraino, sono condannati senza appello dal blocco occidentale (che si autodefiniscè la Comunità Internazionale) tanto da fare una guerra, e perderla miseramente, lasciano l’Ucraina in macerie, materiali e umane?

 

I disegnatori di confini fanno proprio schifo? O sono i loro datori di lavoro a essere criminali (di guerra)?

 

Ci ricordiamo che dopo la guerra di Israele a Gaza da uno a due milioni di palestinesi saranno senza casa?

Scrive Primo Levi:

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici…



 


Sintesi: Israele stato con licenza di uccidere – Alberto Negri

Il vertice arabo-islamico di Riad ha condannato Israele senza conseguenze, neppure la miseria di un boicottaggio. Esattamente come fanno Usa e Europa da decenni: mai una sanzione per le violazioni enormi del diritto internazionale. La formula due popoli e due stati è una favola: i palestinesi, noi e i loro “fratelli” arabi, li vogliamo morti. State muti, è meglio.

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Affari e geopolitica dietro la guerra di Gaza – Alberto Negri

Le monarchie del Golfo sono in affari con Israele, gli Emirati hanno il 22% del giacimento di gas israeliano Tamar. Ma soprattutto come rivelato al G-20 c’è il “Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa”, concorrenziale alla Via della Seta cinese e al canale di Suez, per una rete ferroviaria completa che trasporterà le merci dall’Asia passando per gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e la Giordania, fino a raggiungere i porti in Israele e l’Europa. Israele è inoltre disponibile a pagare una parte del debito estero egiziano (160 miliardi di dollari) se Il Cairo accetta i profughi di Gaza. E ora chiedetevi perché Occidente e arabi non mettono sanzioni a Tel Aviv.

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Un rumore assordante – Mauro Presini

Martedì mattina 9 novembre, durante l’intervallo nel cortile della scuola primaria “Bruno Ciari” di Ferrara, abbiamo sentito un rumore così assordante che ci ha spaventato e ci ha fatto tappare le orecchie con le mani. Erano tre aerei che, con un rombo minaccioso, hanno sorvolato la zona di Cocomaro di Cona.

I bambini e le bambine mi hanno chiesto se quelli erano aerei da guerra. Ho risposto che non lo sapevo ma che mi sarei informato… anche se, dentro di me, qualche brutto presentimento ce l’avevo. In serata ho letto la notizia che quelli erano davvero tre aerei da guerra (due Tornado e un F-35) che, come riportato dalla stampa, “hanno omaggiato la città” in occasione dell’attestato di cittadinanza onoraria consegnato dal vicesindaco Nicola Lodi al Comando Operazioni Aerospaziali dell’Aeronautica Militare di Poggio Renatico.

Io penso che, in un periodo in cui la guerra sconvolge quotidianamente le nostre vite, si poteva fare tranquillamente a meno di questo “omaggio” di guerra. Io credo che, anche in periodo di pace, si possa fare tranquillamente a meno di questi “omaggi” di guerra. Io non oso pensare, se questo era un “omaggio”, a quanto sia costato alla comunità un simile sorvolo. Io immagino, se questo era un “omaggio”, quali altri “regali” dovremo aspettarci in futuro… Io ho paura di questi “omaggi”.

Il giorno dopo abbiamo parlato in classe di quei rumori assordanti. Prima di raccontare ciò che avevo letto, ho chiesto loro quali emozioni avevano provato mentre passavano quegli aerei che facevano quel rumore.

Questo è quello che hanno raccontato.

Quando ho sentito passare nel cielo quei tre aerei…

“Mi ha dato fastidio alle orecchie”.
“Ho avuto paura che cadessero nel cortile della scuola”.
“Ero curioso perché volevo vedere come erano fatti gli aerei”.
“Non ho sentito perché stavo saltando le foglie e stavo urlando forte”.
“Ho avuto paura perché pensavo che fossero aerei da guerra”.
“Ho avuto paura perché credevo fosse un aereo di Israele che venisse da noi”.
“Ho avuto paura che ci potessero scambiare per nemici”.
“Non ci ho fatto molto caso perché stavo correndo”.
“Ho avuto paura che lanciassero un missile per sbaglio”
“Mi sembrava strano perché quando passano gli altri aerei non fanno tutto quel rumore”.
“Ho avuto paura perché pensavo fossero aerei russi”.
“Ne ho sentiti anche degli altri quindi non mi sono preoccupato”.
“Ero curioso di sapere perché sorvolavano la nostra scuola”.
“Ero tranquillo”.
“Ho avuto paura che atterrassero vicino a noi”.
“Mi ha lasciato indifferente perché non mi ha disturbato”.
“Non mi sono spaventato perché al mare, ogni tanto, passano quegli aerei”.
“Ho avuto paura ma non so dire perché”.
“Pensavo fossero le frecce tricolori”.
“Ero triste perché il rumore degli aerei mi ha ricordato le persone che hanno perso la casa e gli affetti per la guerra”.
“Ho avuto paura che, per sbaglio, sganciassero delle bombe”.

Quando ho raccontato che quello era una specie di “regalo” alla città per un “compleanno”, i più sono rimasti in silenzio con gli occhi stupiti.

Dopo una decina di secondi di silenzio, un bimbo è intervenuto timidamente dicendo: “Se al mio compleanno qualcuno mi fa un regalo pauroso, io mi spaventerei così non festeggerei bene con i miei amici”. Il suo timido intervento ha avuto molti consensi in classe testimoniati dai tanti “Anche io!”

Comunque la pensiate, questi sono i pensieri di bambini e di bambine che saranno il nostro futuro, che ci piaccia o no. Non tutti i bambini e le bambine la penseranno come quelli in classe con me ma se, ai politici, interessa davvero il futuro vale la pena ascoltare seriamente i loro pensieri per preparare da subito un presente di pace, fatto anche di “omaggi di pace”, in modo da garantirsi un futuro di convivenza pacifica.

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Gideon Levy su Haaretz: ““I bambini sono bambini. Nella realtà fascista che attualmente imperversa in Israele, anche questa affermazione è considerata un tradimento”

Riportiamo ampi brani di un articolo di Gideon Levy pubblicato su Haaretz il 12 novembre: “I bambini sono bambini, bisogna ribadirlo, e non si può che essere inorriditi in egual misura da quello che è successo loro, sia qui che là. Nella realtà fascista che attualmente imperversa in Israele, anche questa affermazione è considerata un tradimento, qualcosa di sovversivo ed un’espressione di odio contro Israele. Come osi fare tale confronto?”

Di morti innocenti

“Sabato a mezzogiorno, il vice ministro della Sanità di Hamas, Yousuf Abu al-Arish, parlando dall’ospedale, ha annunciato che 39 bambini prematuri rischiano di morire a breve per soffocamento, dopo che i generatori si sono spenti, interrompendo il flusso di ossigeno alle loro incubatrici”.

“Al-Arish ha urlato: ‘È arrivato il momento sul quale vi avevamo avvertito’. Fuori c’era già ammassato un mucchio di 100 corpi non identificati, coperti da sudari bianchi. Non potevano essere portati via perché avessero una sepoltura, perché l’ospedale era sotto assedio, circondato da tutti i lati da carri armati. I feriti e i malati, così come i morti, non potevano più essere districati da quell’inferno”.

“Poco dopo, il professor Mads Gilbert, un medico norvegese che ha prestato servizio volontario all’ospedale in tutte le guerre precedenti, ora bloccato al Cairo, ha dichiarato che i cecchini israeliani si erano sparpagliati intorno all’ospedale e gli stavano sparando. Un’infermiera del reparto neonati prematuri è stata uccisa”.

“Le foto dell’ospedale Al-Shifa prima che fosse isolato mostravano dozzine di feriti sanguinanti che giacevano sul pavimento e un padre che urlava e correva verso il suo bambino morto, anch’egli disteso sul pavimento. L’inferno è lì. La dottoressa Tanya Haj-Hassan, un medico di Medici Senza Frontiere, ha detto di non avere più parole”.

“Venerdì sera si contavano 4.506 bambini morti. Quarantamila unità abitative sono state completamente distrutte. Metà di Gaza è ridotta in macerie. L’ospedale pediatrico di Rantisi è sotto assedio, nessuno può entrare né uscire. Anche l’ospedale pediatrico Al-Nasr ha smesso di funzionare e tutti i bambini malati e feriti sono stati evacuati, Dio sa dove”.

“Venerdì notte la scuola Al-Buraq è stata bombardata e almeno 50 persone che credevano di avervi trovato rifugio sono state uccise. L’IDF ha riferito che tra le vittime c’era il comandante di una compagnia di Hamas che aveva impedito agli abitanti di Gaza di spostarsi verso sud. Bingo”.

“Non è possibile mantenere l’equanimità di fronte a queste scene. Anche dopo le visite ai kibbutz e alle città del sud il giorno dopo il massacro, anche dopo essere stati esposti a tutti gli orrori che si sono consumati in quei luoghi. Anche dopo tutte le storie dei sopravvissuti e dei morti, e anche dopo aver visto il film diffuso dal portavoce dell’IDF. Non si può evitare di rimanere inorriditi da ciò che sta accadendo a Gaza, anche sapendo cosa si nasconde sotto quegli ospedali”[l’IDF dice che vi si troverebbe il quartier generale di Hamas… sempre che sia vero ndr].

“Non meno orribile è la consapevolezza che ci si deve schierare: o sei scioccato dalle atrocità commesse da Hamas o da quelle commesse dall’IDF. Devi decidere. Scegli da che parte stare. Quali bambini morti ti scioccano di più? Quali genitori in lutto ti disturbano di più?”

“Non vedi la differenza tra Hamas, che è venuto qui per massacrare, e un esercito venuto per salvare gli ostaggi e spazzare via Hamas? Posso vederla, ma i bambini massacrati, e i loro genitori massacrati, sono poco interessanti per le intenzioni dei loro assassini”.

“Non meritavano di morire, né da una parte né dall’altra. La loro uccisione è sciocca nello stesso modo e non c’è motivo al mondo per cui ci si debba scusare per aver preso questa posizione”.

Di ospedali e crimini contro l’umanità

Da allora, la situazione degli ospedali non è affatto migliorata, anzi è peggiorata notevolmente. Tanto che il tremebondo Biden ha dovuto chiedere che gli ospedali siano protetti. Troppo poco, troppo tardi: nell’ospedale di al Shifa, riporta il New York Times, “senza elettricità né carburante, i pazienti stanno morendo e i cadaveri si stanno decomponendo”. Negli altri ospedali la situazione non è molto migliore.  Human Rights Watch parla di “crimini contro l’umanità“; anche loro potevano svegliarsi prima.

Nel frattempo, una rete di medici israeliani ha chiesto il bombardamento degli ospedali. Ma rappresentano una minoranza estremista dei medici e sanitari israeliani, come hanno stigmatizzato le associazioni del settore del Paese. La dottoressa Tami Karni, presidente del comitato etico dell’Associazione medica israeliana, ha ricordato che “I medici hanno giurato di guarire, non di uccidere”.

Lo riporta Haaretz, che aggiunge come una Ong israeliana, Medici per i Diritti Umani, abbia pubblicato un comunicato firmato da 350 tra medici e operatori sanitari in cui, oltre a condannare l’appello dei medici bombardieri, si dichiara: “Come minimo, il diritto internazionale richiede, oltre all’avvertimento, l’attuazione di misure precauzionali per ridurre le vittime civili rispetto alla minaccia percepita rappresentata dall’ospedale. Quale colpa ha un bambino prematuro in un’incubatrice, o una persona a cui sono state amputate le gambe durante il bombardamento della sua casa avvenuto nel corso della guerra, per meritare di essere annientato?”

Ancora più interessante la conclusione del comunicato. Infatti, riporta Haaretz, i medici in questione “hanno inoltre respinto la legittimità delle dichiarazioni che sollecitano l’evacuazione dei pazienti di Al-Shifa e di altri ospedali: ‘Non c’è nessun ospedale a Gaza che possa accoglierli e non ci sono ambulanze per trasportare pazienti con patologie complesse, nessuna incubatrice per neonati prematuri o medici per accompagnarli’, ha affermato la ONG. ‘Senza tutto questo, la richiesta di evacuazione non è una considerazione umanitaria. Dobbiamo togliere il velo a questo inganno; è quello che è: una condanna a morte per i malati’‘”. Purtroppo, sia ad al Shifa che in altri ospedali è avvenuto esattamente questo, con tanti pazienti costretti ad abbandonare le strutture.

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