Trovo davvero sconfortante il dibattito su guerra e pace di questi mesi. Vedo solo dichiarazioni di principio, che hanno un significato di scelta di campo, e pochissime proposte che possano, se non far avanzare la situazione politica, almeno far maturare una coscienza collettiva.
Guerra a Gaza
Mi sembra soprattutto che sfugga a gran parte dei commentatori un
punto: dopo questa catastrofe niente sarà più come prima. Gli equilibri
mondiali, così come li abbiamo conosciuti, sono compromessi per sempre, in modo
irrimediabile.
Valori dell’Occidente
C’è un punto di partenza nella nostra cultura, finora ben poco discusso,
ed è la certezza che i valori dell’Occidente, radicati nell’Illuminismo, siano
la nostra stella polare.
Da questi sosteniamo di voler partire, e verso la loro
massima realizzazione vogliamo tendere, meglio se senza proporli come basi per
uno scontro di civiltà o illuderci che siano il punto di arrivo dell’umanità
nel suo complesso.
Crisi insormontabile
Ma lo scontro fra Russia e Ucraina e quello rinnovato fra Israele e i
palestinesi (con gli alleati) hanno messo non più in dubbio ma in crisi
insormontabile ogni possibile coerenza di questo orientamento.
Guerra Russia – Ucraina
Il confronto che vedo parte da presupposti
incompatibili, non propone nessuno spazio per il compromesso, e dunque è
totalmente inutile, anche per la formazione dell’opinione pubblica nel nostro
Paese.
Considerazioni storiche
C’è chi parte da considerazioni storiche, magari risale alla
notte dei tempi per leggere un diritto, dell’uno o dell’altro. Questa terra
appartiene a questo popolo perché… Ma i libri sacri di uno, le ricostruzioni
storiche dell’altro, evidentemente non hanno valore universale, e tanto meno
trovano spazi di condivisione.
Le letture sono in conflitto radicale, e pensare di far
aderire una fazione alla visione dell’altra è illusorio, tanto più quando di
mezzo ci sono convinzioni religiose e sfumature nazionaliste.
Obiettivi comuni
Non voglio dire che esaminare le radici di un conflitto sia
inutile. Credo invece che sia indispensabile (e ovviamente anche io ho la mia
lettura personale, che vale solo per me), ma sono anche fortemente convinto che
i passi avanti possano essere fatti solo se si concorda su quali obiettivi
comuni possano e dunque debbano essere raggiunti.
A questo punto, com’è ovvio, propongo quelli che ritengo alla
portata della buona volontà: la fine delle stragi, l’apertura di tavoli di
trattativa, il via libera senza condizioni agli aiuti umanitari, l’impegno a
ricercare soluzioni politiche durature.
Punto irrinunciabile
Vorrei che fosse chiaro che per me il punto d’arrivo
irrinunciabile è la salvezza delle vite umane. Su tutto il resto si può
negoziare, ma se non c’è un’intesa su questo, allora mi viene da sospettare che
dietro ogni decisione ci siano interessi non confessabili.
Esco dal generico: la sopravvivenza politica di leader come Vladimir Putin, Volodimir Zelenskij, Benjamin Netanyahu.
Anche qui, come su altri temi, la bussola che propongo è quella del
realismo: per chiunque abbia una visione “fredda”, non emotiva, è ben palese
che solo molto di rado i governi (e i leader, soprattutto) agiscono
nell’interesse esclusivo del popolo, mettendo da parte il proprio.
Contenitori rigidi
Propongo anche di ragionare senza pretendere di imporre
contenitori rigidi alla realtà: dibattere su termini come “terrorismo” o
“genocidio”, che se applicati o respinti imporrebbero conseguenze concrete, è
solo un modo per non affrontare la realtà con un approccio di soluzione
politica.
Basta guardare al passato per capire che il terrorista di
uno è il combattente della libertà per l’altro. E non c’è nulla di più
grottesco dei litigi sul concetto di genocidio, come i massacri fossero
“accettabili” purché fuori da uno schema preordinato e proclamato.
Tecnologia digitale
Ma anche se si raggiungesse un primo accordo sugli obiettivi
di cui parlo, mettendo per un momento da parte le convinzioni personali, anche
se gli scontri diminuissero e le prospettive di pace si concretizzassero, il
mondo non potrà mai più essere quello che era.
La tecnologia digitale ha permesso una velocità di trasferimento delle informazioni persino incomprensibile rispetto al passato. Proprio il confronto fra queste due guerre, che le notizie trasmesse in rete rende facile alla gran parte dell’umanità, ha già cambiato gli scenari e le prospettive globali.
Meccanismo attivato
I sondaggi lo rendono più che evidente: al di là
dell’Occidente c’è un pianeta sdegnato, pronto ad agire collettivamente. In
modo pacato, lento ma inarrestabile, questo meccanismo si è già attivato, con i
BRICS ma non solo.
Le leadership dei cosiddetti Paesi sviluppati – che forse
andrebbero chiamati solo Paesi ricchi – sono smarrite, si accorgono che il
resto del mondo non ha più fiducia nei valori proclamati ma applicati solo in
modo partigiano.
Il re è nudo
Il re si è ritrovato nudo. Il doppio standard adoperato fra
Russia e Ucraina e fra Israele e palestinesi è ormai fin troppo chiaro. E così,
insomma, le vittime non sono solo umane.
A rischiare la scomparsa sono le istituzioni internazionali
basate sul consenso. L’ONU, le sue agenzie, la Corte penale internazionale, la
Corte di giustizia: tutte hanno subito offensive sfrenate, tutte vengono
considerate strumenti di parte, a volte in modo pretestuoso, a volte con
critiche giustificate.
In pericolo è lo stesso concetto del multilateralismo. E se, come sembra,
le possibilità di un allargamento di questi conflitti sono reali, i meccanismi
di ricerca della pace potrebbero mancare quando ce n’è più bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento