Non è detto che Ursula von der Lyon sia meglio del pregiudicato Donald Trump per quanto riguarda la difesa degli interessi dei paesi europei. Ursula rappresenta una Europa impotente sul piano militare ma paradossalmente guerrafondaia: insomma una Europa che abbaia ma non morde e si fa male da sola. Trump, che certamente è un autocrate e un tipo che non raccomanderei a mia figlia, sembra invece cercare i negoziati e la pace in Ucraina. La pace farà molto bene all’Europa; al contrario, se la guerra fosse durata “fino alla vittoria ucraina” (???) come proclamava assurdamente Ursula, l’Europa si sarebbe dissanguata per nulla: infatti è chiaro anche ai ciechi che l’Ucraina non potrà mai vincere questa guerra. Per colpa di Ursula l’Europa è entrata in una pericolosa escalation che potrebbe portarla anche alla guerra atomica. Addirittura Ursula e il parlamento europeo hanno votato per portare la guerra dentro il territorio russo: neppure gli americani e gli inglesi – che certamente non sono colombe e che le armi, a differenza della UE, ce le hanno davvero – hanno osato tanto.
Trump pare finalmente realistico: neppure l’America con tutte i suoi
armamenti formidabili può rischiare delle guerre su tre fronti, quello europeo
in Ucraina, quello in Medio Oriente sul fronte Israelo-palestinese-Iran, e
quello in Asia per la questione di Taiwan. Ursula invece con la sua
irresponsabile testardaggine ci avrebbe portato perfino a un rovinoso scontro
con la Russia atomica. Un politico intelligente avrebbe invece dovuto prevenire
la guerra.
La guerra in Ucraina si doveva e si poteva evitare fin dall’inizio. E’
stata alimentata dall’espansionismo militare della Nato guidata dalle
amministrazioni statunitensi, da Bush senior all’inizio e poi da Clinton, da
Obama e dalle amministrazioni successive, con la colpevole e passiva
compiacenza dei governi europei. Da parte della Nato affacciarsi sulla soglia
di casa della Russia e pretendere di fare credere che questa sfida non fosse
una minaccia per Mosca, è stato o un grossolano errore strategico o una
evidente mistificazione. L’intervento imperialistico della Russia di Putin in
Ucraina è stato tanto illegittimo e illegale quanto scontato e prevedibile,
perché è stato coscientemente provocato.
Le ipotesi storiche controfattuali non possono mai essere confermate. Ma
credo che sia abbastanza realistico pensare che se l’Ucraina di Volodymyr
Zelensky e soci non avesse chiesto insistentemente di appartenere alla Nato –
che non è una organizzazione economica per lo sviluppo sostenibile, e neppure
un’associazione per il progresso e i diritti civili, ma è una organizzazione
militare che ha già operato con pessimi risultati in Serbia, Kossovo,
Afghanistan e Iraq – Putin non avrebbe attaccato. Per quanto il sottoscritto
non sia un esperto di cose militari, dal punto di vista degli equilibri
imperiali era molto difficile pensare che la Russia non avrebbe risposto
direttamente e con la forza alla eventualità di avere missili nemici dislocati
nel giardino di casa, a pochi minuti di gettata da Mosca.
Appare chiaro che in Ucraina l’Occidente ha cercato lo scontro, pur negando
vigliaccamente a Kiev l’ingresso tra le sue fila per non correre il rischio di
un suo coinvolgimento diretto nella guerra con la Russia. In sostanza l’America
ha imparato che è meglio fare fare le guerre agli altri piuttosto che farle in
prima persona. Il grande errore di Zelensky è stato quello di insistere a
entrare in un club che non lo voleva come socio – infatti la Nato non ha mai
risposto positivamente e concretamente alle richieste dell’Ucraina – ma che
aveva tutto l’interesse a fare scontrare gli ucraini con i russi. Sono state
purtroppo sacrificate molte decine di migliaia di uomini e 8 milioni di ucraini
hanno dovuto abbandonare la loro terra: l’Ucraina è distrutta ma le prospettive
di successo nel conflitto sono quasi pari a zero. Zelensky, l’uomo dei Panama Papers, è stato un cattivo
stratega: avrebbe fatto meglio a rinunciare all’ingresso (praticamente
impossibile) nella Nato, a garantire ai russi la neutralità dell’Ucraina e a
usare tutte le armi della diplomazia per risolvere pacificamente la questione
del Donbass.
Se Trump manterrà le sue promesse e davvero si giungerà alla pace, come
ritengo probabile (sperando di non essere ingenuo), essa sarà certamente a
favore della Russia. Putin si annetterà dei territori, sicuramente la Crimea e
molto probabilmente il Donbass, e otterrà la neutralità dell’Ucraina, che
rimarrà prevedibilmente sotto tutela internazionale con il coinvolgimento
indiretto della Nato. L’Europa avrà tutto da guadagnare dalla pace e,
soprattutto, avrà da guadagnare se verranno ritirate le sanzioni alla Russia:
in questo caso potrà continuare a rifornirsi da Mosca a basso prezzo di
petrolio e di gas, cereali e minerali. Probabilmente il ritiro delle sanzioni
contro Putin potrebbe compensare in larga parte il probabile aumento delle
tariffe previste da Trump sulle importazioni europee. L’Europa avrebbe tutto da
guadagnare se le sanzioni venissero ritirate e se si riprendesse il business
con la Russia: tale scenario è tutt’altro che scontato ma non è neppure
improbabile.
Inoltre l’elezione di Trump alla presidenza americana potrebbe avere un
altro effetto positivo. L’atteggiamento brutalmente competitivo di Trump
potrebbe anche risvegliare l’orgoglio europeo, o almeno di alcuni paesi
europei. La von der Leyen finora si è sempre schierata con Washington e con Joe
Biden nonostante che l’atteggiamento di questi fosse del tipo FUCK THE EU!
(l’Europa si fotta, la famosa espressione dell’ex inviata americana di Obama in
Ucraina, Victoria Nuland) anche contro gli interessi europei. Non era infatti
certamente interesse dell’Europa andare allo scontro con Mosca e applicare
delle sanzioni che hanno avuto un potente effetto boomerang contro i paesi
europei e che non hanno certamente messo in ginocchio la Russia. La politica
estera della UE della von der Leyen, di servilismo verso l’amministrazione
Biden, ha nuociuto agli interessi europei. Ora che Cavallo Pazzo ha vinto le
elezioni c’è la possibilità che gli europei si rendano più autonomi dallo
scomodo alleato americano e comincino a pensare con la loro testa per fare i
loro interessi. C’è ancora qualche piccola e residua speranza che i francesi e
i tedeschi, dopo avere preso tante batoste, si risveglino dal loro sonno
ipnotico e comincino a elaborare – con o senza la von der Leyen – una loro
politica estera autonoma e di “coesistenza pacifica” con la Russia, la Cina e i
paesi emergenti: l’unica che può fare bene ai popoli d’Europa. Per quanto
riguarda l’Italia, il nostro paese è l’ultima ruota del carro e Giorgia Meloni
da buona opportunista seguirà gli eventi, schierandosi come sempre dalla parte
del più forte. Meloni si è prontamente allineata con Biden e la Nato per
cercare l’impossibile vittoria in Ucraina ma seguirà immediatamente Trump se
questi imporrà la pace.
Assai interessante. Grazie. Buona domenica.
RispondiEliminadiffondiamo, diffondiamo le cose interessanti :)
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