venerdì 8 marzo 2013

una prospettiva diversa sul dopovoto, secondo Sandro Moiso

…alcuni fatti che dovrebbero, per ora, fare positivamente riflettere:
1) A differenza di quanto avvenuto in Grecia, le agenzie di rating non si sono, per ora, scagliate come belve affamate sui titoli italiani. Il peso politico ed economico dell’Italia in Europa è enorme e far fallire quello che è stato, fino all’altro giorno, il secondo paese industriale del continente è un rischio che nessuno in realtà vuole correre, anche solo a livello di consumo delle merci o delle tecnologie prodotte in Germania. Per intenderci, gli elettori di Grillo, circa 10 milioni, corrispondono a poco meno dell’intera popolazione greca, 11 milioni.
Il segnale di rifiuto delle politiche di austerity, una volta tenuto conto dell’elevato astensionismo registrato nelle elezioni politiche italiane, è forte. Tanto da rivelare immediatamente come in forme diverse, dal Portogallo alla Spagna e dalla Grecia alla stessa Germania, il fenomeno potrebbe riflettersi a breve.
Lo spread e il debito spaventano meno di un anno fa e le agenzie di rating devono così rincorrere Grillo facendo affidamento proprio sul suo ruolo anti-denotante (denunciato qui su Carmilla sin dal 6 novembre 2012, Vuoto a perdere), mentre Draghi dalla BCE afferma, cosa impossibile fino a poco tempo fa, che i mercati non sono spaventati e accettano i risultati delle elezioni italiane.

2) Napolitano e Monti, e in genere i tecnici, hanno perso molto del loro fascino e anche in caso di un nuovo mandato tecnico a breve, non potrebbero agire con la stessa libertà di cui hanno usufruito durante il primo mandato. E gli stessi partiti che li hanno precedentemente mantenuti in piedi e che hanno coperto ogni loro orrore sociale ed economico, oggi hanno capito che c’è troppo da perdere dal punto di vista elettorale continuando a spalleggiarli. Da qui discendono, infatti, le demagogiche asserzioni di Bersani e D’Alema, che dimostrano come le giravolte del politiche del PD (alias Ds alias PCI) siano sempre e soltanto dovute a questioni di mantenimento poltrone e di posizioni di rendita, parlamentari e non.
3) Nel caso di elezioni anticipate, poi, anche Grillo dovrà stare ben attento alle promesse che potrà davvero mantenere, poiché, per quanto l’elettorato delle partite IVA, delle piccole e medie imprese del nord-est e del nord-ovest e dell’artigianato dell’Italia centrale possa essere significativo, potrebbe non essergli sufficiente per vincere definitivamente e, viceversa, le promesse che potrebbero attrarre alcuni settori potrebbero stornarne altri. Anche se, trasversalmente, si potrebbero già individuare le componenti di un eventuale sostegno "esterno" al nuovo salvatore della Patria nelle agenzie di rating internazionali e in una parte degli organi di informazione e del mondo politico. I voltagabbana non muoiono davvero mai.
4) Se i movimenti non vorranno rimanere alla finestra del teatrino parlamentare, si aprirà obbligatoriamente una nuova fase di lotte e di riflessioni su ciò che i movimenti sono, su come e cosa possano ottenere e, soprattutto, su cosa significhi una reale rappresentanza politica antagonista e quali scopi debba avere. Anche perché, è evidente, una parte del trionfo di Grillo è dovuta ad un'ideologia movimentista acefala che ha esaltato la rete, i social network e il "fare" in sè e per sé, senza tenere conto dei fini e dell'organizzazione politica necessaria al loro raggiungimento.
Certo i tempi sono stretti, ma lo sono per tutti: anche per Grillo e le sue bufale.
L’ha già urlato, con disperazione, un disoccupato del Sulcis ed è stato ripreso nel titolo di quest’intervento: il tempo delle finzioni e della rappresentazione sovvertita del reale sta finendo. Ma una finestra si è aperta per una ripresa della lotta di classe, grazie anche al fallimento di tutti i catafalchi della sinistra parlamentare, e, a breve, potrebbe presentarsi l’ora delle scelte, fuori e dentro il parlamento; e così come i No TAV**** non potranno accontentarsi solo di promesse, anche i disoccupati, i lavoratori, i precari, i giovani ed i pensionati, che per Grillo hanno votato, potrebbero separare la loro strada dalla sua.
Capitale e lavoro nella teoria rivoluzionaria sono, soprattutto in Marx, politicamente separati e nemici. Riunirli in un blocco unico di interessi è sempre stato il compito del populismo e del fascismo.
Tocca agli antagonisti farsi ora carico di proposte, progetti e sfide decisive. In un momento in cui i nemici di sempre sono particolarmente deboli (non c'è governo stabile, non c'è unità politica d'intenti e non c'è nemmeno un papa) e in cui il “nuovo” non si è ancora pienamente affermato. 
Per questo motivo diventa interessante l’ingovernabilità e non per altro.
Anche tenendo conto del fatto che il più è già stato dato e che dopo questa crisi la situazione economica, sociale e politica internazionale non sarà più la stessa. 
E nemmeno quella nazionale e personale.

Attenersi all’evidenza della storia è l’unica via per superarne positivamente le contraddizioni e andare oltre i limiti imposti dal più parassitario e pernicioso dei modi di produzione, mentre la disperata difesa di posizioni di rendita e la paura di perdere il poco che ancora si ha non potrà che rendere più doloroso e lungo il cammino di tutti. In fin dei conti non è stato il 99% a imporre la situazione economica attuale, ma ora potrebbe finalmente offrirsi una nuova occasione per scegliere la via migliore e più breve per giungere al superamento della lunga agonia del capitalismo. Afferriamola!

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