…Lo sbalordimento, che pensavamo
reazione ingenua di chi non è molto addentro alla politica agita, è stato però
confermato anche dal membro della European Academy of Sociology Luca Ricolfi,
che su “La Stampa”: “Sono sconcertato perché, più li leggi e li ascolti, più ti
accorgi che nei dirigenti del Pd nulla, ma proprio nulla è cambiato dopo il
voto. Non sono cambiati gli slogan, non sono cambiati i programmi, non sono
cambiati gli atteggiamenti. Non sono cambiati i rituali, non sono cambiati i
ragionamenti, non è cambiato il linguaggio. Non c’è nessuna idea veramente
nuova. Solo tanta supponenza, e una completa incapacità di capire come si viene
percepiti dagli altri. Questi dirigenti dimostrano, con il loro modo di parlare
e di atteggiarsi, di non avere la minima idea di come la gente li vede. Se
potessero entrare anche solo per qualche minuto nei nostri cervelli avrebbero
uno shock: scoprirebbero che non solo non li apprezziamo, non solo li troviamo
irritanti, ma siamo semplicemente increduli”. Per poi aggiungere, sconfortato:
“Ma come? Nemmeno dopo lo schiaffo, lo sberleffo, l’umiliazione del trionfo di
Grillo, nemmeno dopo tutto questo riuscite a mettere insieme una reazione, un
ripensamento, un dubbio vero?”
D’accordo con Ricolfi per frasi
del tipo: “Non basta cambiare nome o leader, ma bisogna occuparsi della
capacità di rappresentare la società” (Beppe Fioroni) . Ma va? Ci sarebbe da
rispondere subito: perché non ve ne siete occupati prima? Oppure: “Dobbiamo
apparire una forza impaziente di giungere alla soluzione dei problemi del
Paese” (Anna Finocchiaro) . Dovevate, dovevate! E ancora: “Se passiamo per
conservatori vuol dire che non facciamo bene la nostra missione, dobbiamo stare
sul fronte del cambiamento” (Enrico Letta). Ma perché si deve usare sempre il
tempo presente o quello futuro per dire ciò che andava fatto prima, molto prima
del voto? Fino alla “chicca” di D’Alema: “Elettorato che può essere
riconquistato dal Pd se dimostra capacità di rinnovamento, che non è la
semplice liquidazione di una classe dirigente”. Secondo lui il rinnovamento
passa attraverso la riconferma della vecchia classe dirigente? Davvero uno
strano modo di sentire gli “umori” dell’elettorato. O forse normale per un
veterano della classe dirigente che avrebbe ammonito il sindaco di Firenze: “Si
parla di te come leader nazionale, attento, quello di cui si parlava prima,
Soru, è già stato triturato”.
E i dirigenti democratici
sardi? Marco Meloni, nominato in Liguria per evitare le forche caudine delle
primarie sarde (in compenso il pugliese Lello Di Gioia orgogliosamente dichiara
di aver riportato il PSI in Parlamento grazie alla Sardegna ): “Ci siamo chiusi
troppo in noi stessi, soprattutto a fronte di una crisi generalizzata dei corpi
intermedi”. Lapalisse non avrebbe potuto dire di meglio. Il neosenatore e
segretario regionale Silvio Lai: “Il partito democratico è utile in questa fase
al Paese se è capace di presentarsi unito, una forza chiara, polare. Polare
verso un cambiamento che non è rimandabile. O è un cambiamento netto, oppure al
paese non serve...".Forza chiara, polare? Cambiamento netto? Cosa è
cambiato finora in Sardegna se non il gioco delle alleanze interne che hanno
permesso lo svolgimento di parlamentarie che hanno stravolto l’esito delle
primarie, a cui tutti avevano guardato con favore con nuova credibilità e nuova
fiducia al PD?
Infine il senatore Antonello
Cabras: "Avevamo colto in precedenza i sintomi della crisi di
rappresentanza ..... Il popolo ha parlato ma non ha detto cosa vuole....non si
capisce cosa vuole quando vota Grillo". Secondo Cabras chi ha votato
Grillo, al contrario di chi ha votato PD o PDL, non sapeva quale programma
politico stesse sostenendo e non sapeva quindi cosa voleva. Il senatore potrebbe
avere qualche ragione ma forse la domanda da porsi sarebbe un’altra. Che cosa
non voleva l’elettore che ha votato Grillo? Forse non voleva che il principio
della rappresentanza politica fosse spinto fino ai “rumors”che oggi riguardano
Cabras; ancora senatore, per la spartizione fra correnti del Pd dei posti di
potere e di sottogoverno?
mah, capisco che un esame di coscienza al passato sia fondamentale... però, visto che la sinsitra è sempre stata bravissima a recriminare sul passato, pensare al futuro non mi sembra un cosa negativa!
RispondiEliminaforse bisogna saper fare le due cose insieme:)
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