venerdì 15 marzo 2013

New deal - Stefano Deliperi


…Non è consentendo le peggiori speculazioni immobiliari e dilapidando il patrimonio ambientale collettivo che si riesce a superare una crisi ormai strutturale.
Spazio per le imprese e i lavoratori nel settore c’è ed è ampio nelle ristrutturazioni del patrimonio edilizio esistente, pubblico e privato, nelle ristrutturazioni per il miglioramento della qualità energetica, nel risanamento e riqualificazione dei centri storici.  Pensiamo soltanto alla realizzazione di tutti quegli interventi legati alla riqualificazione ed efficienza energetica (coibentazione, tetti fotovoltaici, sistemi di riciclaggio idrico, manutenzioni, ecc.) che possono impiegare personale adeguatamente riqualificato.
Ma non solo.
In un vero e proprio new deal sardo dovrebbe assolutamente trovare adeguato spazio un piano di sistematico risanamento idrogeologico, con interventi di consolidamento e rinaturalizzazione di costoni, pendii, letti fluviali, demolizioni di opere incongrue e ripristini ambientali, forestazioni naturalistiche.  Un piano di salvaguardia del suolo e di protezione del territorio che coinvolgerebbe migliaia di progettisti, tecnici specializzati e maestranze con obiettivi realmente di pubblico interesse.
Analogamente un piano per laristrutturazione e il risanamento delle reti idriche isolane, che attualmenteperdono circa l’85% dell’acqua trasportata (dati Ordine dei Geologi, ottobre 2011).
Centinaia di milioni di euro di provenienza comunitaria del piano operativo FESR 2007-2013 troverebbero la migliore forma di investimento.    Evitando i rischi di disinvolti giochi finanziari da centinaia di milioni con i fondi comunitari sulla pelle dei sardi.
Come si vede, le opportunità ci sono, il sostegno finanziario anche.    Finora è mancata la volontà e l’intraprendenza di un’Istituzione regionale che dovrebbe rappresentarci tutti e spesso, invece, ci fa vergognare d’essere sardi.
E – come ha autorevolmente proposto l’economista Giorgio Nebbia – non sono altro che ambiti d’intervento comuni a tutta l’Italia.
Un vero e proprio new deal nazionale, concreto e senza fronzoli, forse keynesiano, che farebbe solo del  bene all’ambiente, all’economia, all’occupazione.

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