…La cultura in Italia cambierà. E molto, perché quando
muore il pachiderma muore anche la sua coda. E questo rinnovamento radicale è
la cosa migliore che potrà succederci. Sarà l’equivalente di una rinascita nel
secondo decennio del Duemila, riempiendo lo spazio vacante lasciato dai falsi
autori di opere fasulle, ai quali i loro agganci procuravano visibilità nei
talk-show, interviste e recensioni generose nella stampa, purché non venga meno
la loro complicità con gli interessi della politica e lo scambio di favori
clientelistici.
Arriveranno, spero bene, delle
cose che da molto tempo non conosciamo: premi letterari onesti – non il
condominio delle grandi case editrici di cui sono divenuti parte lo Strega, il
Campiello, il Viareggio – e concorsi letterari per esordienti gestiti con correttezza
e pubblicizzati con larga diffusione.
Creare nuovi sistemi di appoggio
e di protezione alle piccole case editrici, alle piccole librerie, oggi in
estinzione, e alle riviste culturali. Aprire finalmente l’università italiana
alla creazione culturale-artistica, incorporarla nel programma accademico come
avviene da decenni nelle più importanti università straniere. Ridare alla
televisione pubblica la sua missione essenziale di ampliare la diffusione della
cultura e aumentare gradualmente il livello culturale generale. Promuovere un
intenso scambio con gli altri Paesi del mondo, dai quali ci siamo allontanati a
partire dagli anni ’80 – o loro da noi – come conseguenza di una politica
culturale che sembrava disegnata appositamente per isolarci, e che ci ha fatto
diventare sempre più provinciali. E soprattutto riconoscere infine la presenza
culturale dei nuovi italiani, di quelli venuti da lontano, che hanno scelto
questo Paese e la sua lingua, e capire la fortuna e l’opportunità immensa che
rappresenta averli tra di noi. Aprire le porte delle case editrici, dei teatri
e delle gallerie alla loro esuberante creatività, un contributo che si
dimostrerà fruttifero per tutti. E dire loro finalmente le due parole negate,
vietate tra tante angherie e umiliazioni culminate con le reclusioni nei
terrificanti “centri di identificazione ed espulsione”: «scusateci» e
«benvenuti».
Creare una volta per tutte una
vita culturale che non tema né sfugga la verità, ma che la cerchi e l’affronti:
le morti in mare, le menzogne istituzionali, le stragi senza colpevoli, i
rigurgiti razzisti e xenofobi, il campanilismo taccagno ed escludente, la
tentazione fascista, tutte le zone scure che coesistono con l’intelligenza,
l’inventività, l’empatia, la sensibilità estetica e la sterminata tradizione
creativa degli italiani.
Il nuovo sta arrivando. Arriva
sempre e porta via con sé ciò che è vecchio e vizioso, ciò che è marcio. E
quanto più questo arrivo è stato bloccato, tanto più grande sarà la potenza del
suo impatto. È ora di dare alla cultura – al teatro, ai registi, agli attori,
ai traduttori, agli scrittori, agli artisti, ai fumettisti, ai musicisti e ai
compositori – il supporto e la priorità che sono stati sottratti durante
l’orrenda stagione, ancora in corso, del neo-liberalismo oscurantista. È ora di
mettere fine al nostro già annoso ritardo culturale, e di fare un tour de force storico per ripristinare la creatività
e il rigore intellettuale che incantavano il resto del mondo nei nostri anni
migliori.
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