"Storia dei capelli" è un libro vivo, ci sono due storie che convivono, la storia dei capelli di una testa e dei suoi rapporti con gli altri, col mondo, del perdersi e ritrovarsi, nella Storia dell'Argentina delle torture e del dolore dei perseguitati e delle vittime dei sadici e degli assassini.
è un libro difficile, ma non delude, promesso - franz
…Storia dei capelli è
bello-bello! Un romanzo geniale, denso, teso, divertente, stralunato,
malinconico, elettrico, martellante, acuto, sospeso e da meditare. Leggerlo dà
un piacere intenso che pulsa pagina dopo pagina.
Gran scrittore Alan Pauls e ottima traduzione di Maria Nicola che non ha perso
un colpo nel seguire il ritmo tambureggiante e lisergico di Pauls.
Il personaggio principale di Storia dei capelli, raccontato da una voce fuori campo
frenetica e piroettante su passi di tango, è facile inquadrarlo come un tizio
ossessionato dai propri capelli: i lunghi capelli biondi dell’infanzia, poi
quelli ribelli dell’adolescenza e infine la stagione dei capelli dell’età
adulta, quando perdono la leggerezza e il lucido dei primi anni e si fanno
pesanti, opachi, stanchi. Questo è quello che è facile dire e che
troverete riportato un po’ dappertutto, e bisogna pur dirlo, in effetti, ma
così non si capisce niente del motivo per cui Storia dei capelli è un gran libro…
Un elemento insignificante
come i capelli assume, in questo romanzo, le connotazioni politiche e sociali
di vari decenni di storia argentina. Il protagonista, un maniaco del taglio di
capelli, passa dal biondo liscio dell’adolescente degli anni sessanta che
avrebbe desiderato essere un altro, allo stile afro che non raggiungerà mai
negli anni ottanta, all’indefinizione che domina il suo presente insoddisfatto.
I capelli servono anche ad annodare
le sue relazioni con altri personaggi, tra i quali un parrucchiere paraguaiano
che riesce a fargli il taglio perfetto e poi scompare, un inquietante veterano
di guerra e, soprattutto, una parrucca emblematica: quella che Norma Arrostito
usò per il sequestro del generale Aramburu. Alan Pauls presenta la seconda
parte di una trilogia, inaugurata da Storia del pianto, che si situa all’incrocio tra
intimità e politica. La prosa ipnotica dell’autore, retta da frasi che si
prolungano seguendo una cadenza musicale, sommerge il lettore in un racconto
stravagante, magistralmente narrato.
Clarín
Clarín
…è difficile fare un riassunto della
trama di questo libro, così come lo è tirare le fila di qualunque flusso di
pensieri, di cui si capisce il filo conduttore ma non sempre i vari passaggi. E
a un certo punto, verso la fine, ammetto di essermi un po' persa e di non
essere più riuscita a seguire quello che veniva raccontato. Poche pagine a cui
forse non ho dedicato la giusta attenzione o che semplicemente, forse, vogliono
essere oscure e divagare come qualunque mente troppo piena e troppo oppressa
fa.
Però ammetto che questa mia difficoltà
finale mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, rovinando in parte il giudizio
positivo che avevo avuto di questo libro fino a quel momento. Forse mi
aspettavo si rimanesse più concentrati sul protagonista, forse dalla sinossi
credevo che le magie e la capacità di Celso di cambiare la vita andassero
oltre.
Non è un libro brutto, assolutamente. E
l'abilità dell'autore nel condurre la storia tramite un semplice flusso di
pensieri è indubbia. Però è un romanzo diverso da tutti quelli sudamericani che
ho letto finora e forse, semplicemente, non me l'aspettavo e non sono riuscita
quindi ad apprezzarlo appieno…
da
qui
Grazie della segnalazione, del libro interessante e anche del blog 2000battute, che mi sembra ottimo!
RispondiEliminaprego prego e prego, il libro merita, vedrai
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