giovedì 11 settembre 2014

Orsi a Montreal – Stefano Benni

Stamattina ho aperto gli occhi e c’era la neve
Neve sui secchi abeti dell’ospedale
E ho pensato: beh anche loro invecchiano
Anche loro provano il morso di questo inverno
Come me, albero disseccato disteso in un letto
Con la flebo in un ramo e una chioma incolta di foglie
E non importa, alberi miei, se voi avrete la primavera
E io forse no. Vi auguro sole e scoiattoli
E vi ringrazio perché avete voluto assomigliarmi

Fred stanotte è venuto a tenermi compagnia
Mi leggeva Melville e le sue poesie di guerra
Poesia e diarrea mi accompagnano spesso la notte
E ho imparato che nessuna può niente contro l’altra
Se la poesia mi incanta, la diarrea grida: basta
E chiede giustamente un attimo di attenzione
Ma all’uscita del bagno la poesia aspetta
E dice: ora ascolta anche la tua anima

Ho letto un fascicolo di Wildlife sugli orsi
Di come è dura la loro vita, al polo
Bianchi e terribili ma anche loro si ammalano
E muoiono e spesso non hanno da mangiare
E mi sono sentito come un vecchio orso
Sperduto nel polo di questi bianchi corridoi
E se un giorno arriverò a vedere il disgelo
Mi metterò in cammino verso nord
Andrò a pescare col mio amico Fred l’orso bruno

Da due mesi sto in ospedale, non so se ne uscirò
Ma forse quando uscirò non ci sarà più la neve
Saluterò gli alberi e dirò: tenete duro ragazzi
Anch’io tengo duro e Fred, e gli orsi
Lontano da qui, dove non arriva la metropolitana
E il vento gelido urla e non c’è riparo
Un po’ come andar contro ai dati delle analisi
Ma l’orso si alza scrolla la neve e riparte
Verso qualche miraggio o tana o nuova avventura

Perché vedete, se la vita diventa più corta
C’entra più vita dentro, ed è come se un ramo
Si riempisse di linfa, o un torrente si gonfiasse d’acqua
Non puoi dirgli che l’inverno incombe o il mare è vicino
Scorrerà forte, in un incredibile infanzia
Così siamo per metà decrepiti e per metà bambini
E un po’ poesia e un po’ diarrea
Un po’ vecchi alberi, e orsi, e numeri in una corsia
In un punto del Polo nord chiamato Montreal

E a te, proprio a te che affretti il passo
Davanti alla bianca scogliera dell’ospedale
Quasi temessi l’onda o il vento della malattia
Vorrei dirti: fermati, non aver paura
Bevi un caffè alla mia salute, compra un rivista di orsi
E non preoccuparti della piccole vendette e dei privilegi
Un giorno sarai davanti al bianco della tua anima
Davanti al ghiaccio e alla solitudine
Sii pronto a ridere, almeno una volta

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