domenica 11 ottobre 2015

il discorso del Nobel, di Nagib Mahfuz



Il Premio Nobel fu assegnato a Mahfuz con questa motivazione: "perchè attraverso opere ricche di sfumature - ora chiaramente realistiche, ora ambiguamente evocative - ha creato un'arte narrativa araba che può applicarsi a tutta l'umanità". 
Mahfuz non ha mai amato gli spostamenti ed il clamore intorno a sè. Coerentemente con il suo carattere schivo e riservato, ha mandato a Stoccolma le sue due figlie per ritirare il premio Nobel ed ha incaricato il suo amico Mohammad Salmawy di leggere in sua vece un breve discorso. In esso Mahfuz, l' "uomo venuto dal Terzo Mondo", poichè sapeva che il suo nome suonava sconosciuto ai più, desidera innanzitutto presentarsi non come scrittore ma come figlio di una cultura che ha inevitabilmente influenzato la sua opera.

La versione inglese del discorso è reperibile al sito Nobel Lectures-Literature 1988
8 dicembre 1988. Letto all'Accademia di Svezia da Mohammad Salmawy (prima in arabo, poi in inglese)


Signore e Signori,
vorrei ringraziare l'Accademia di Svezia e il suo comitato per il riconoscimento dei miei sforzi prolungati e costanti e vorrei pregarvi di ascoltare con tolleranza il mio discorso, in quanto esso è in una lingua sconosciuta a molti di voi. Esso è però il vero vincitore del Premio. Perciò lasciate che la sua melodia fluttui per la prima volta nella vostra oasi di cultura e civiltà. Ho grandi speranze che questa non sia l'ultima volta e spero che gli scrittori della mia nazione abbiano il piacere di sedersi a pieno merito tra i vostri scrittori internazionali che hanno diffuso la fragranza della gioia in questo nostro mondo pieno di amarezze.

Un giornalista estero mi disse al Cairo che nel momento in cui fu pronunciato il mio nome per il Premio cadde il silenzio e molti si domandavano chi io fossi. Permettetemi quindi di presentarmi nel modo più oggettivo e umano possibile. Sono il figlio di due civiltà che, in un certo momento della storia, si sono unite in un matrimonio felice. La prima di esse, datata 7.000 anni, è la civiltà dei Faraoni; la seconda, datata 1.000 anni, è la civiltà islamica. Forse non c'è bisogno di presentarvi nessuna delle due, poichè voi siete l'èlite della cultura. Ma non c'è nulla di male in un semplice ricordo, nella nostra situazione di conoscenza e comunione.

Non parlerò delle conquiste delle civiltà dei Faraoni nè della nascita degli imperi. Grazie a Dio, questo è diventato un ricordo stantio che mette a disagio la coscienza moderna. Nemmeno parlerò della scoperta dell'esistenza di Dio e della sua introduzione nell'alba della civiltà umana. E'una lunga storia e non c'è nessuno di voi che non conosca il re-profeta Akhenaton. Non parlerò dei successi di questa civiltà nell'arte e nella letteratura e dei suoi noti miracoli: le Piramidi, la Sfinge e Karnak, dal momento che chi non ha avuto la fortuna di vedere questi monumenti ha letto di loro e ha riflettuto sulle loro forme.
Permettete allora che vi introduca la civiltà dei Faraoni con quella che sembra una storia del tempo in cui le mie circostanze personali mi hanno destinato a diventare un narratore. Ascoltate allora questo episodio storico: gli antichi papiri riferiscono che il faraone era venuto a conoscenza di una relazione colpevole tra alcune donne dell'harem e uomini della sua corte. Ci si aspettava che li facesse giustiziare, secondo lo spirito del suo tempo. Invece, egli convocò alla sua presenza degli scelti uomini di legge ai quali chiese di investigare su quanto egli aveva scoperto. Egli disse loro che voleva la Verità per potere eseguire la condanna con Giustizia.
Questo modo di comportarsi è, secondo me, più grande rispetto alla fondazione di un impero o alla costruzione delle Piramidi. La dice di più sulla sulla superiorità di quella civiltà rispetto ad ogni ricchezza o splendore. Ora quella civiltà se ne è andata - è solo una storia del passato. Un giorno sparirà anche la grande Piramide. Ma Verità e Giustizia rimarranno finchè l'Umanità avrà una mente speculativa e una coscienza viva.
Per quanto riguarda la civiltà Islamica non parlerò del suo appello per stabilire un'unione tra l'Umanità tutta sotto la protezione del Creatore, basata sulla libertà, l'uguaglianza e il perdono. E nemmeno parlerò della grandezza del suo profeta, poichè tra i vostri pensatori ci sono coloro che lo considerano il più grande uomo della storia. Non parlerò delle sue conquiste che hanno fatto erigere migliaia di minareti che richiamano al culto, alla devozione ed al bene attraverso vasti territori che vanno dai dintorni dell'India e della Cina fino ai confini della Francia. Non parlerò neanche della fraternità tra religioni e razze che è stata raggiunta nel suo abbracciare uno spirito di tolleranza sconosciuto all'Umanità sia prima sia adesso.
Presenterò invece questa civiltà in una situazione drammatica riassumendo uno dei suoi tratti più notevoli: in una battaglia vittoriosa contro Bisanzio i prigionieri di guerra furono restituiti in cambio di una quantità di libri del retaggio filosofico, medico e matematico dell'antica Grecia. Questa è una testimonianza del valore dello spirito umano nella sua richiesta di conoscenza, anche se chi chiede è un credente in Dio e chi offre è un frutto di una civiltà pagana.
Fu il mio destino, signore e signori, essere nato in seno a queste due civiltà, di assorbire il loro latte e di nutrirmi della loro letteratura e della loro arte. Poi bevvi il nettare della vostra ricca ed affascinante cultura. Dall'ispirazione di tutto questo -ed anche dalle mie ansietà- le parole sgorgarono da me. Queste parole hanno avuto la fortuna di meritare l'apprezzamento della vostra onorata Accademia che ha coronato il mio sforzo con il grande Premio Nobel. Grazie a nome mio ed a nome di quei grandi defunti costruttori che hanno fondato le due civiltà.
Signore e signori, voi potete chiedervi: quest'uomo venuto dal Terzo Mondo dove trova la pace mentale per scrivere storie? Avete perfettamente ragione. Vengo da un mondo che stenta sotto un fardello di debiti il cui pagamento lo espone alla morte per fame o molto vicino ad essa. Alcuni suoi abitanti muoiono in Asia a causa delle alluvioni ed altri muoiono in Africa a causa delle carestie. In Sud Africa milioni di persone sono state distrutte con il rifiuto e con la privazione di tutti i diritti umani nell'epoca dei diritti umani, come se non fossero contati tra gli esseri umani. Nella West Bank e a Gaza c'è gente che è esule al di là del fatto che vive sulla propria terra; terra dei loro padri, dei loro nonni e dei loro bisnonni. Sono insorti per chiedere il primo diritto garantito dall'Uomo primitivo; cioè, che devono avere un proprio posto riconosciuto da se stessi come dagli altri. Furono ripagati per i loro coraggiosi e nobili gesti - uomini, donne, giovani e bambini- con la rottura delle ossa, l'uccisione con proiettili, distruzione delle case e torture in prigioni e campi. Intorno a loro 150 milioni di arabi seguivano quanto stava accadendo con rabbia e dolore. Questo minaccia la zona di un disastro se non viene salvata dalla saggezza di coloro che desiderano una pace giusta e completa.
Sì, come ha potuto l'uomo che viene dal Terzo Mondo trovare la pace mentale per scrivere storie? Per fortuna, l'arte è generosa e comprensiva. Allo stesso modo in cui risiede nelle persone felici non abbandona gli infelici. Offre ad entrambi i mezzi convenienti per esprimere ciò che si gonfia nei loro cuori.
In questo momento decisivo nella storia della civiltà è inconcepibile ed inaccettabile che i lamenti dell'Umanità debbano spegnersi nel vuoto. Non c'è dubbio che l'Umanità cambiato era e la nostra era porta con sè le aspettative di intesa tra le Superpotenze. La mente umana ora si assume l'incarico di eliminare tutte le cause di distruzione ed annientamento. E come gli scienziati si sforzano a ripulire l'ambiente dall'inquinamento industriale, gli intellettuali devono sforzarsi di ripulire l'umanità dall'inquinamento morale. E' nostro diritto e dovere chiedere ai grandi leader dei paesi della civiltà ed ai loro economisti di compiere un grande balzo che li porterà al centro dell'epoca.
Gli altri erano considerati avversari, o soggetti da sfruttare. Non c'era rispetto di nessun altro valore all'infuori della superiorità e della gloria personale. Per questo motivo si sono persi molti insegnamenti morali, ideali e valori; molti mezzi immorali sono stati giustificati; molte anime sono state fatte perire. Menzogne, inganno, tradimento, crudeltà hanno regnato come segni di sagacia e prova di grandezza. Oggi, l'universalità di questo modo di vedere deve essere cambiata alla radice. Oggi la grandezza di un leader civile deve essere misurata dall'universalità della sua visione e dal suo senso di responsabilità verso l'umanità. Il mondo sviluppato ed il terzo Mondo sono un'unica famiglia. Ogni essere umano è responsabile di essa a seconda delle sue conoscenze, della sua saggezza e della sua civiltà. Non oltrepasso i limiti del mio dovere se dico questo in nome del Terzo Mondo: Non siate spettatori delle nostre miserie. Riguardo a ciò dovete assumere un ruolo che si addice al vostro status. Dalla vostra posizione di superiorità voi siete responsabili di ogni indirizzo sbagliato di animali o piante, per non parlare dell'Uomo, ai quattro angoli del mondo. Ne abbiamo avuto abbastanza di parole. Ora è tempo di agire. E' tempo di chiudere l'era dei briganti e degli usurai. Siamo nell'epoca dei leader responsabili per il mondo intero. Salvate le persone ridotte in schiavitù nell'Africa Meridionale! Salvate gli affamati in Africa! Salvate i palestinesi dai proiettili e dalle torture! Inoltre, salvate gli israeliani dal profanare la loro grande eredità spirituale! Salvate chi ha debiti dalle rigide leggi dell'economia! Attirate la loro attenzione sul fatto che la loro responsabilità verso l'Umanità deve precedere il loro impegno nelle leggi di una scienza che il Tempo ha forse superato.
Signore e signori,
malgrado tutto ciò che accade nel mondo io sono ottimista fino alla fine. Non dico con Kant che Dio sarà vittorioso nell'altro mondo. Dio è vittorioso tutti i giorni. Può anche darsi che il Male sia più debole di quanto immaginiamo. Davanti a noi c'è una prova indelebile: se non fosse che la vittoria è sempre al fianco di Dio, orde di esseri umani erranti non sarebbero stati in grado, di fronte a bestie ed insetti, disastri naturali, paura ed egoismo, di crescere e moltiplicarsi. Non sarebbero stati in grado di formare nazioni, di eccellere in creatività ed inventiva, di conquistare lo spazio e dichiarare i Diritti Umani. La verità è che il Male è un corruttore potente e violento e che l'Uomo ricorda più ciò che ferisce di ciò che dà gioia. Il nostro grande poeta Abul-'Alaa' Al-Ma'ari era nel giusto quando diceva:
"Un dolore nell'ora della morte
vale più di cento ore di gioia
nell'ora della nascita."
Vi ripeto i miei ringraziamenti e vi chiedo perdono.

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