giovedì 8 ottobre 2015

L’ipocrisia della Nato sui bombardamenti russi in Siria - Gwynne Dyer

I bombardamenti russi in Siria vanno avanti ormai da una settimana e la cosa non piace agli Stati Uniti e ad altri paesi della Nato, che già da un anno sono impegnati militarmente sullo stesso terreno. I russi, dicono, non stanno bombardando le persone giuste, uccidono i civili, sono spietati, pericolosi, semplicemente malvagi.
Lo scorso fine settimana la Nato ha messo in guardia contro “l’estremo pericolo derivante da un comportamento così irresponsabile”, e ha intimato alla Russia di interrompere le operazioni. Quando un aereo russo ha sconfinato in Turchia per qualche minuto, il segretario di stato americano John Kerry ha dichiarato che i turchi avrebbero avuto tutto il diritto di abbatterlo.
Il tempo era cattivo, l’obiettivo era vicino al confine e i russi si sono scusati, eppure il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l’incursione “non sembra un incidente”. E quindi da cosa sarebbe stata motivata? Forse i piloti russi si annoiano e fanno a gara per vedere chi riesce a rimanere nello spazio aereo turco il più a lungo possibile senza essere abbattuto?
Che gli Stati Uniti diano lezioni etiche ai russi a proposito di bombardamenti aerei è particolarmente fuori luogo
In più, da quel che ci viene detto, i perfidi russi stanno uccidendo dei civili con le loro bombe. Sì, certo che è così. Ma lo stesso sta facendo la coalizione guidata dagli Stati Uniti con le sue, di bombe. A meno di non trovarsi in guerra in mare aperto o in pieno deserto, ci saranno sempre dei civili nella stessa area in cui si trovano i bersagli “legittimi”.
Che gli Stati Uniti diano lezioni etiche ai russi a proposito di bombardamenti aerei è particolarmente fuori luogo, visto che allo stesso tempo stanno cercando di spiegare perché il 3 ottobre la loro aviazione abbia bombardato un ospedale in Afghanistan, uccidendo 22 civili. Né gli statunitensi né i russi traggono alcun giovamento dall’uccidere dei civili: è solo un inevitabile effetto collaterale dei bombardamenti.
La critica principale degli occidentali è che i russi stanno bombardando le persone sbagliate. Ma contrariamente a quanto affermano gli statunitensi e gli europei, i russi stanno davvero bombardando le persone “giuste”, ovvero i jihadisti dello Stato islamico che le forze aeree occidentali hanno colpito nel corso dell’ultimo anno. Però i russi stanno bombardando anche il Fronte al nusra e Ahrar al sham. Potrebbero colpire anche le truppe dell’Esercito siriano libero, se riuscissero a trovarne.
Distinzioni che creano confusione
I russi non capiscono che queste persone stanno cercando di rovesciare il malvagio dittatore siriano Bashar al Assad, mentre i crudeli fanatici del gruppo Stato islamico stanno cercando di… Be’, stanno cercando anche loro di rovesciare il malvagio dittatore Assad. Il che ci porta al cuore della questione.
La propaganda occidentale fa una distinzione sistematica tra lo Stato islamico (cattivo) e le forze di “opposizione” (ovvero tutti gli altri gruppi). Il problema è che tra loro c’è davvero poca differenza: vogliono tutti rovesciare il regime siriano, e sono tutti jihadisti, fatta eccezione per quel che rimane dell’Esercito siriano libero.
Il Fronte al nusra è stato creato nel 2012 come filiale siriana del gruppo Stato islamico, da cui si è separata quest’anno in seguito a una disputa tattica e territoriale. Oggi è diventata la filiale siriana di Al Qaeda. Anche Ahrar al sham è stata fondata da un membro di Al Qaeda ed è alleata del Fronte al nusra. Prima che le esigenze propagandistiche del momento cambiassero, anche gli Stati Uniti ammettevano che c’era stato un tracollo tra gli elementi “moderati” dell’opposizione siriana.
Non ci sono statistiche affidabili al riguardo, ma è ragionevole pensare che il 35 per cento delle truppe ribelli che si oppongono al regime di Assad appartenga al gruppo Stato islamico, un altro 35 per cento al Fronte al nusra, il 20 per cento ad Ahrar al sham, mentre del restante 10 per cento fa parte l’Esercito siriano libero. In altre parole, almeno il 90 per cento delle opposizioni armate è composto da jihadisti, e probabilmente non più del 5 per cento da gruppi laici e favorevoli alla democrazia.
Una fantasia di troppo
Non ci sono tre alternative in Siria. Ce ne sono solo due: o Bashar al Assad resta al potere, oppure sarà sostituito dai jihadisti. Sono jihadisti che fanno sul serio, che odiano la democrazia, decapitano la gente e progettano di rovesciare tutti gli altri governi arabi prima di lanciarsi alla conquista del resto del mondo.
Forse puntano un po’ troppo in alto, ma diventerebbero davvero pericolosi se potessero disporre delle risorse dello stato siriano, e sarebbero una sciagura per tutti i siriani che non sono musulmani sunniti. I russi hanno deciso che è nel loro interesse che Assad sopravviva, e stanno agendo di conseguenza.
Gli Stati Uniti e i loro alleati, invece, insistono sul fatto che Assad se ne debba andare per i crimini che ha commesso. Non possono cambiare ritornello senza perdere la faccia. Per questo non bombardano l’esercito siriano ma continuano a coltivare la loro fantasia, ovvero che in Siria possa essere creata una qualche nuova forza capace di sconfiggere sia Assad sia i jihadisti dello Stato islamico.
Inoltre anche i leader dei due principali alleati degli Stati Uniti nel mondo musulmano, la Turchia e l’Arabia Saudita, sono convinti che Assad debba andarsene (principalmente perché lui è sciita e loro sunniti), e andrebbero su tutte le furie se gli statunitensi contribuissero a salvarlo.
Per questo, oltre che per il risentimento statunitense nei confronti della Russia a proposito dell’Ucraina e l’ostilità che va avanti dai tempi della guerra fredda, la Nato condanna l’intervento russo in Siria con tanta veemenza. Ma non sono altro che sciocchezze e ipocrisia.
(Traduzione di Federico Ferrone)                                                                                                                                    

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