Vorrei
soffermarmi su due punti: il successo formativo e il dirigente scolastico che
diventa “datore” di lavoro (ma non ancora “licenziatore” di lavoratori)
Una decina d’anni fa avevo letto “Una barca nel bosco”,
di Paola Mastrocola, nel quale Gaspare ogni anno era risucchiato sempre più
dalla mediocrità dei suoi compagni.
Praticamente un libro dell’orrore.
Oggi sembra che quell’incubo stia diventando istituzionale.
Già da anni le campagne acquisti che si chiamano
iscrizioni alle superiori sono un mercato, sono una rincorsa al ribasso, e,
come spesso accade in politica e nei messaggi pubblicitari di prodotti e
servizi, vince chi promette di più, qualcuno regala gadgets.
Ma è con la legge 107 del 2015, che si chiama “Buona
Scuola”, che succedono alcune cose.
Adesso ogni scuola si farà “pubblicità”, in un portale
dove tutti potranno confrontare tutte le scuole (c. 17, e altri)
Obiettivo della scuola sta diventando sempre più quello
di dirsi quanto è brava, i piani triennali dell’offerta formativa indicano come
obiettivo il successo formativo, il raggiungimento degli obiettivi diventa uno
dei più importanti indicatori per attribuire i premi ai docenti migliori, il dirigente
scolastico sceglie i docenti che insegneranno nella scuola (non completamente,
ma inizia a farlo) e decide ed elargisce premi in denaro sostanziosi ai docenti
migliori, migliori in che cosa lo decide il dirigente scolastico.
Traduzione: le scuole più”brave” saranno quelle
dove si promuove di più, i docenti migliori quelli che promuoveranno di più.
Per raggiungere questo risultato si passa attraverso gli obiettivi, se
l’obiettivo di un docente è 100, certamente ambizioso, magari gli studenti si fermano
mediamente a 70, gli obiettivi non sono stati raggiunti, ma se un docente
si pone un obiettivo di 10 o di 5, tutti gli studenti saranno bravissimi, gli
obiettivi saranno raggiunti, e quindi il secondo docente sarà più bravo
dell’altro.
Lo stesso avviene con i libri di testo, se un docente usa
dieci pagine di appunti, e basta, gli studenti saranno bravissimi, ma un libro,
non scherziamo, è troppo difficile.
Qualcuno controllerà, diranno i gentili lettori.
Il Qualcuno è Nessuno, nessuno controllerà.
L’unico problema potrebbe essere un ricorso, il resto non
importa, e se si promuovono tutti, o quasi, chi farà un ricorso?
Nelle scuole appaiono circolari che ricordano che i
ricorsi fioccheranno per i voti bassi (il non detto è che nessuno con 8, 9, o
10 farà ricorso).
Traduzione: meglio mettere voti alti che voti bassi,
nessuno si lamenterà, e poi la scuola appare più “brava”, se molti vengono
promossi, e magari con voti alti, la scuola avrà attivato una calamita per
attirare i clienti.
E insieme al successo formativo appare dal cilindro il
bonus.
Dice la legge 107/15, al c.18, che “Il dirigente
scolastico individua il personale da assegnare ai posti dell'organico
dell'autonomia”, ai c.78-79-80 . il dirigente scolastico diventa “datore
di lavoro”, ai c.127-128-129 si istituisce il bonus, una somma che il dirigente
concede ai docenti, secondo lui, e solo secondo lui, meritevoli dei premi in
denaro.
E uno degli elementi per raggiungere il bonus è:
il raggiungimento degli obiettivi programmati per singola
disciplina, per cui più bassi sono gli obiettivi, più alta è la probabilità di
raggiungerli.
E il cerchio si chiude.
E visto che la scuola è, e sarà sempre più, un luogo di
cultura, questo è
il libro che sta avendo un boom di vendite, fra gli aspiranti al bonus,
elargito, bontà sua, dal dirigente scolastico.
Ps: intanto leggo qui che a brevissimo partirà la scelta dei
dirigenti scolastici fra chi vorrà ricoprire un posto disponibile, rileggo, mi
ricorda moltissimo il sistema delle preferenza abolito con referendum Segni del
1991 (ricordo per i distratti e i giovani:
"Nei sistemi elettorali precedenti la preferenza era
solo una facoltà, non un obbligo: la maggioranza degli elettori votava
solo la lista, e pochi prezzolati piazzavano la preferenza.
Ne derivava l'”efficienza” del voto di scambio, che
consentiva al “cacciatore di voti” di guadagnarsi il seggio tramite le poche
preferenze dei “clienti”. Voto, tra l’altro, anni addietro controllabilissimo
date le svariate possibilità per indicare le preferenze (combinazioni di cognomi,
nomi e numeri di lista)" da qui)
Vado sul sito della CGIL (che ha raccolto le firme per un
referendum per l’abolizione del potere) e leggo che hanno firmato davvero una
cosa così:
"Il dirigente scolastico, solo se lo ritiene
opportuno (non è un obbligo), pubblica “preventivamente” (cioè prima che siano
noti i nomi dei docenti che diventeranno titolari dell’ambito) un avviso per
rendere noti i posti disponibili della scuola e contestualmente può esplicitare
quali siano i requisiti, da individuare all’interno dell’elenco definito a
livello nazionale, più funzionali all’attuazione del PTOF e in coerenza con il
Piano di Miglioramento, per ciascuna tipologia di posto da coprire. Il numero
di requisiti che il dirigente scolastico può indicare è rigido (4 requisiti)
senza alcuna modifica. da qui)
Mentre prima il capobastone riusciva a controllare che
l’elettore votasse come promesso (per soldi o per minacce), adesso i quattro
requisiti dell'accordo (fra Miur e sindacati responsabili) possono benissimo (a
pensare male) essere un identikit, basta solo mettere il nome giusto.
Strano che contemporaneamente, sempre lo stesso
sindacato, ha raccolto le firme per un referendum per l’”abrogazione di norme
sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare
i docenti nella sede”, una coincidenza imbarazzante, come un rigore di Zaza in
Francia.
* il
titolo del post si ispira a un documento di alcuni insegnanti come si deve: non siamo pronti a una scuola di merda
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