Ero a Roma, e come tutti smanettavo sul telefonino per capire che cos’era successo a Nizza. I morti,l’attentato, l’Isis… In un posto che conosco bene e dove passeggiavo tranquillo solo pochi giorni fa. Però, nello stesso tempo, pensavo anche a quello che avevo sentito poche ore prima con le mie orecchie. All’East Forum 2016, dedicato con raro tempismo a “La nuova Europa: migrazioni, integrazione e sicurezza”, era intervenuto anche Franco Roberti, il nostro procuratore nazionale antimafia. Il massimo esperto italiano di criminalità organizzata, uno dei più stimati investigatori d’Europa.
Roberti aveva lasciato cadere, durante i lavori, alcune constatazioni che per lui saranno normali ma che paragonate alla pochezza del dibattito politico italiano suonano sconvolgenti. Dice, per esempio, che “i terroristi non arrivano con i migranti” ma che dalle migrazioni l’Isis trae profitto organizzando il traffico di esseri umani, facendosi pagare dai migranti e diffondendo tra di loro il verbo del radicalismo islamico. Il che cambia la prospettiva: al posto di guardare in cagnesco i migranti come possibili stragisti, non dovremmo affrettarci a eliminare l’Isis e i suoi compari, per tagliare alla radice almeno uno dei rami di questo meccanismo perverso? È possibile che da anni stiamo lottando contro i jihadisti, accontentandoci di una guerra di logoramento, quando tutto (anche le migrazioni) ci dicono che dovremmo lanciarci contro di loro con tutta la forza e la velocità di cui disponiamo?...
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